dicembre 14, 2007

8.03 - L'ultimo desiderio

Con Lucian davanti a loro, gli avventurieri aggirarono il tempio ritrovandosi di fronte ad una torre crollata, probabilmente un campanile o qualcosa di simile. La neve ricopriva le macerie trasformando tutto in un candido paesaggio. "Il gigante è entrato da qui". Disse Lucian, indicando la torre. Scalarono le mura, rimaste a metà. Ritrovarono facilmente le sue enormi impronte e le seguirono vedendole entrare attraverso una grossa breccia nelle pareti del tempio. Stavano per entrare, quando si accorsero che dei rumori provenivano dalla zona dove era avvenuto il precedente scontro. Lucian, nuovamente, scivolò veloce sulla neve fino ad affacciarsi sullo slargo del colonnato. Diversi giganti della cenere uscivano e si disponevano a difesa dell'ingresso. Un chierico, probabilmente il capo di quella setta religiosa, vestito con pesanti tuniche ed un bastone delle dimensioni di un albero stretto tra le mani. Ringhiò qualcosa nella lingua dei giganti, e alcuni dei suoi uomini si arrampicarono lungo il pendio alla ricerca degli avventurieri.
"Come hanno fatto a dissolvere il mio muro di forza?" Si chiese Krison.
"Entriamo dal retro!" Suggerì Lucian. Ma si resero immediatamente conto che anche il passaggio sul retro non era più incustodito. "Ho un'idea!" Suggerì il mago del gruppo, richiamando gli altri attorno a sé. Tracciando con il dito un disegno sulla neve, spiegò cosa aveva in mente:
"Lancerò altri muri di forza, in modo da chiudere alcuni giganti in degli scomparti isolati. Poi ci teletrasporteremo all'interno dei recinti di forza, e li affronteremo uno ad uno."
Sembrava un piano perfetto. Tutti d'accordo.

Krison si lanciò addosso una invisibilità e prese il volo. Inosservato, dall'alto, scagliò i suoi incantesimi. Quattro giganti si ritrovarono d'improvviso circondati da un campo di forza invisibile, poi un secondo campo di forza ne separò due dagli altri due. Non fecero in tempo a rendersi conto di ciò che stava accadendo, che Krison si precipitò dai suoi compagni e toccandoli li teletrasportò all'interno del campo di forza. Il gigante che si trovava all'interno si voltò e strinse la sua ascia realizzando che gli altri erano impossibilitati a raggiungerlo. Ma non potè usarla, perché gli attacchi combinati di Gordianus, Ivan e Lucian lo spinsero violentemente contro la parete invisibile massacrandolo di fendenti e colpi micidiali.
Si sentivano furbi e vittoriosi, nessuno si era reso conto di essersi chiuso in una trappola mortale.
Il chierico tuonò una serie di ordini incomprensibili, e mentre ancora la sua voce riecheggiava tra gli alberi della valle, gli altri giganti sollevarono quasi all'unisono le braccia al cielo. I sudari di anime che li avvolgevano iniziarono a gridare e a stridere così forte che Ivan restò stordito dai lamenti. Poi il cielo si aprì, le nubi si fecero rosse e cariche di fuoco. L'aria si illuminò di un caldo soprannaturale. E infine... una serie terribile di colonne fiammeggianti discese dal cielo, concentrandosi all'interno del campo di forza creato da Krison, all'interno delle mura invisibili dove gli avventurieri si erano chiusi. Una, due, tre... le colonne di fuoco si abbattevano con violenza su di loro, bruciando, carbonizzando, incendiando ogni cosa. Gordianus riusciva ad evitarle una ad una rimbalzando con forza tra le pareti ed il terreno, ma vedeva i suoi compagni cadere uno dopo l'altro. Quattro... cinque... sei... Lucian cadde incenerito, poi anche Krison... Infine Ivan. La settima e ultima colonna di fuoco aveva sciolto ogni oggetto indossato dai suoi amici in una specie di liquame nero che ricopriva i loro cadaveri. Gordianus si rese conto che Ivan era ancora vivo, nonostante il suo corpo fosse devastato dalle ustioni. Notò il suo scudo, sul quale risplendeva ancora una gemma del desiderio. Senza pensarci due volte lo afferrò e ne utilizzò il potere. Voleva che tutto questo non fosse accaduto, voleva tornare indietro giusto il tempo di salvare i suoi amici... ma un desiderio non è un'incantesimo così potente come sembra. Non potendo infrangere le leggi del tempo per più che brevi attimi, la magia fece tutto quello che poteva. Spedì indietro nel tempo un'immagine di Gordianus, che si ritrovò nella stessa identica posizione, ma pochi secondi prima che i giganti lanciassero le colonne di fuoco.
Di fronte a lui c'era Gordianus, se stesso, che sembrava l'unico in grado di vederlo. Aveva pochi secondi per persuaderlo a cambiare il futuro. "Salva la cheerleader! Salva il mondo!" Gli disse. Gordianus capì immediatamente. Bloccò Krison, che stava per lanciare un incantesimo assolutamente inutile, e scuotendolo gli gridò: "Portaci via di qui!!! Stiamo per morire tutti!!!". Quando un mezzodrago incazzato ti grida qualcosa, difficilmente puoi ignorarlo. Krison lanciò un nuovo teletrasporto e portò via tutti gli altri, che ancora non capivano cosa stava accadendo.
Si mossero velocemente verso il circolo magico che li avrebbe riportati al campo dei ranger. Non tutte le missioni si risolvono con una vittoria, ma almeno erano tutti vivi.

dicembre 05, 2007

8.02 - Giganti della Morte

Dal caldo torrido del deserto alla bufera infernale che spazzava di gelo le taighe a nord di Colle Ukron. Con il teletrasporto di Krison fu un attimo. E Akramil, che non aveva pellicce né vesti pesanti con cui coprirsi, quasi si prese una broncotracheite.
Nel campo dei ranger a Dunak Fird trovarono il buon Regan, intento a scolarsi distillato calda nella tenda adibita a taverna. Quasi tutti i ranger erano tornati a Colle Ukron durante la stagione invernale: la neve altissima, il tempo impietoso e il freddo intenso ostacolavano le ronde di pattuglia tanto quanto le incursioni delle creature del nord. Regan provvedeva a liberarsi dalla morsa del gelo lanciando su se stesso qualche incantesimo che gli permetteva di resistere alle intemperie anche se vestito solo di corpetto di cuoio. Diede il benvenuto agli evventurieri, e chiese al soldato addetto alla taverna di scaldare qualche bicchiere di distillato anche per loro.
Gli avventurieri erano intenti a porre fine alla minaccia del Linnorm, che era sempre stata troppo al di sopra delle forze e delle capacità del contingente di ranger di Colle Ukron. Lo stesso Regan considerava l'impresa un vero e proprio suicidio: "Ma avete idea di cosa andrete ad affrontare?" Chiedeva ripetutamente.
Il Linnorm era una specie di drago ancestrale, primitivo, brutale, crudele. L'equivalente di un ominide per un uomo. Il Linnorm era ciò che restava degli antenati dei draghi. E quello in questione era riuscito a combinare quel poco di astuzia che possedeva con una gran dose di fortuna, attirando attorno a sé una piccola congrega di Giganti della Morte che lo veneravano come fosse una divinità. Il villaggio dei giganti, sepolto nelle nevi presso l'altro versante del fiordo, aveva stipulato un trattato di tolleranza con gli umani, anche grazie all'aiuto dei Giganti degli Oceani con i quali i ranger avevano stretto una alleanza. Ma i giganti della morte che avevano abbandonato la loro comunità per fondare il Culto del Linnorm erano stati ripudiati dalla loro stessa gente, e non avrebbero rispettato il trattato per molto tempo ancora. Tuttavia, finora, né il Linnorm né i suoi proseliti si erano mossi dalla loro tana: un tempio dedicato ad alcune divinità estinte che giaceva abbandonato da duecento anni nella taiga.
Gli avventurieri sembravano convinti della loro missione. Regan li condusse ad un cerchio di teletrasporto che li avrebbe condotti ad una postazione di avvistamento nella foresta, a circa trecento metri dall'ingresso del tempio. Per tornare indietro non avrebbero dovuto fare altro che raggiungere di nuovo il cerchio e saltarci dentro: un gigante era troppo grande per poterlo usare. Di certo però era meglio agire con sotterfugio: se avessero scoperto il passaggio, l'avrebbero distrutto, e la volta seguente le difese sarebbero aumentate.

Krison conosceva i giganti della morte. Una stirpe di giganti misteriosa e magica conosciuta anche con il nome di Giganti della Cenere, in grado di strappare via le anime dagli avversari sconfitti in battaglia, per indossarli come fossero un sudario. Si sapeva poco di loro, ma il loro legame con il regno della morte era tale da possedere molte immunità tipiche dei nonmorti. Gordianus sperò anche in qualche debolezza.
Una volta teletrasportatisi nel bosco, gli avventurieri affondarono nella neve fin quasi all'inguine. Con uno strato di neve di quasi un metro muoversi sarebbe stato un problema. L'unico in grado di farlo agevolmente era Lucian, che era in grado di muoversi sulla neve senza affondare né lasciare traccia.
Si guardarono intorno. All'apparenza l'ingresso del tempio sembrava incustodito, ma ai lato dell'ampio ingresso, dopo il colonnato crollato, erano visibili le impronte nella neve di due grosse creature bipedi: i due giganti di guardia erano invisibili. Krison utilizzò la sua magia per poterli vedere. Due giganti della morte, come ci si aspettava. Escogitarono un piano: Krison avrebe sigillato la porta alle loro spalle con un muro di forza, i suoi compagni avrebbero assalito le sentinelle. Diedero il via alle danze. Krison lanciò il campo di forza magico alle spalle dei due giganti. Dewen staccò numerose perle dalla sua collana delle palle di fuoco e iniziò a scagliarle contro i due giganti... o meglio laddove aveva visto le loro impronte! Le palle di fuoco esplosero fondendo all'istante ogni traccia di neve nel raggio di sei metri attorno alla porta. le fiamme incendiarono i giganti che, anche se invisibili, non erano immuni alla magia. Ma c'era una falla nel piano: a parte Lucian, gli altri del gruppo si trovavano in grosse difficoltà a percorrere di corsa trecento metri nella neve altissima. Uno dei due giganti, dopo aver cercato di dissolvere il muro magico, corse via. Solo Krison lo vide mentre girava l'angolo e scompariva oltre l'edificio. L'altro scagliò sui suoi avversari un potente incantesimo di magia sacra: una colonna di fuoco scaturì dal cielo e si abbatté su Ivan e Gordianus. In questo modo però, ruppe l'invisibilità. Iniziò allora a curarsi magicamente le ferite che gli erano state inferte finora.
"Vieni con me!" Disse Krison, afferrando Dewen e teletrasportandosi da Gordianus e Ivan. Riunì attorno a sé tutti i suoi compagni e con un secondo balzo dimensionale riapparvero ai piedi del gigante della morte. Dewen tentò un salto acrobatico per saltargli in testa, ma il gigante frappose la sua mano e il ladro non potè fare altro che ricadere a terra. Poi fu la volta dei colpi possenti di Ivan e di Gordianus. Il gigante barcollò e poi crollò a terra privo di vita.
Uno sciame di anime gementi si sollevò dal suo corpo emettendo grida strazianti. Si sollevarono per un attimo nel cielo, poi scomparvero.

novembre 29, 2007

8.01 - Costi altissimi e caldo torrido

Le forze alleate di Wallace e della chiesa di Sinth avevano ormai preso stabile possesso della città di Keremish. La città si trovava tuttavia in condizioni pietose. I cittadini erano in parte fuggiti, in parte rimasti chiusi in casa terrorizzati da quello che accadeva. Roseti sanguinari continuavano a crescere infestando le mura delle case, i tetti, i lati della strada, nutrendosi spesso dei corpi e del sangue dei soldati morti che erano caduti durante l'assedio. Il cielo rosso ormai era un panorama perenne... le albe si allungavano fino quasi a metà giornate ed i tramonti insanguinavano il cielo sin dal primo pomeriggio. I cittadini di Keremish vivevano perennemente avvolti dal timore di non svegliarsi il mattino seguente... strane creature si aggiravano per le strade durante il giorno, e dove i soldati alleati non riuscivano ad essere presenti, le mantidi notturne facevano valere il loro dominio con estorsioni, minacce di morte, omicidi. Kalfyra ed il suo nucleo di fidati generali, assieme ai restanti mercenari dell'ordine del Teschio Cremisi, si erano barricati nella fortezza del Duca, una fortezza note per essere inespugnabile. Era come cavare un topo dal buco. Ma chiunque fosse l'emissario di Melpheron, era palese che era ancora vivo, e si trovava nella fortezza assieme al drago vampiro.

Al campo base dell'esercito di Wallace nel frattempo cominciava a respirarsi un'aria assai meno tesa. Anche se Lepel era ancora in stato di incoscienza e i soldati morti nell'assalto erano un numero spaventoso, le veglie funebri si alternavano alle feste per la vittoria appena conquistata. Bree e Valisid erano già occupate a tracciare le linee di un nuovo piano d'azione assieme ai suoi generali. Gli avventurieri sembravano finalmente avere un po' di tempo per riposarsi.
Decisero quindi di non riposarsi.
Krison si impegnò nella ricerca di numerosi incantesimi e nella creazione di qualche piccolo oggetto magico che sarebbe stato utile a Lucian. Lucian invece si spostò a nord, fino a Coriander, il paese dove Elnor, il compagno di Genésis quando era in forma umana, è considerato il slavatore dell'itera comunità. Assieme a Ivan seguirono alcune voci e finirono a casa di un vecchio avventuriero di nome Ido. Sua figlia Rosamunde, detta Ida, sembrava essere un'avventuriera molto più esperta del padre, nonostante nascondesse al suo vecchio della sua carriera da mercenaria. Lucian ottenne informazioni preziose dal vecchio: a quanto pareva Elnor era scomparso all'interno di una breccia planare molti anni fa. E nessuno l'aveva più rivisto. Rosamunde invece, in privato, svelò al ranger di far parte di una associazione di avventurieri che combatte segretamente per evitare la fine del mondo. Piuttosto ambizioso, puzzava di cazzata lontano un miglio. Ad ogni modo, non era disposta a fornire altre informazioni ma disse al mezzelfo che se volevano entrare a farvi parte, dopo aver superato una piccola porova, sarebbe stato possibile.

Il gruppo si riunì di nuovo al campo base. Erano trascorsi diversi giorni ma Krison aveva altri studi da completare. Gordianus, che aveva iniziato a collaborare nell'addestramento delle giovani leve dell'esercito di Wallace, decise di seguire Lucian, Ivan e Akramil (spuntato chissà da dove) nel deserto di Sayach. A quanto pareva, una tribù locale di mezzi-draghi blu nomadi del deserto commerciava essedreel superiore, e gli avventurieri ne avevano bisogno per usarvi le gemme di Armadale. Dovettero trascorrere diversi giorni nel deserto prima di avvistare la tribù nomade... anzi, fu la tribù nomade ad avvistarli. I mezzi draghi blu cavalcavano delle bestie magiche conosciute con il nome di Bulette, o squali terrestri, in grado di muoversi nella sabbia come delfini sulla cresta di un'onda. Il capo della tribù si chiamava Hungmor ed era un possente esemplare di mezzo-drago blu guerriero. Indossava vesti da nomade del deserto ed un lungo falchion dietro la schiena. "Sento puzza di drago d'argento!" Disse, notando Gordianus fra gli stranieri. Ma per fortuna c'era con loro Akramil. Il drow dall'oscuro passato aveva conoscenze anche qui, in pieno deserto. Akramil aveva aiutato il padre di Hungmor molti anni fa, quando lui era ancora un cucciolo. Così, il mezzo-drago decise di lasciar parlare gli avventurieri.
Dopo aver discusso qualche minuto sotto il sole cocente del deserto, gli avventurieri si resero conto che non avevano denaro a sufficienza per comprare delle armi in essedreel: la più ridicola delle spade, forgiata in essedreel superiore, costava circa 700.000 monete d'oro. Pari al tesoro di un vecchio drago. A Lucian sembrò un prezzo esageratissimo, ma non c'era concorrenza e Hungmor lo sapeva: erano forse gli unici venditori di essedreel superiore di tutta Wallace. Prendere o lasciare. E, almeno per il momento, furono costretti a lasciare.

novembre 27, 2007

7.23 - La ripresa di Keremish

Il Necromane agitava i possenti pugni in aria colpendo le abitazioni nei dintorni, scoperchiando case, sfondando mura, sollevando in aria travi di legno, calcinacci, mattoni e tegole. L'enorme essere era un ammasso indistinto di cadaveri pressati l'uno sull'altro: le centinaia di corpi si muovevano strisciando uno sull'altro, dimenandosi come una massa informe, verminosa e putrescente.
Krison volò risalendo la creatura fino a giungere all'altezza della sua testa. L'arcanista era invisibile, quindi al sicuro dalla furia del nonmorto. Scrutò lungo la massa di cadaveri avvinghiati che componeva il cranio della gigantesca creatura: c'era Lepel tra di loro!!! La bambina era completamente immersa tra i corpi rantolanti e gridava aiuto, quasi priva di forze. Krison si avvicinò e tentò di estrarla dalla massa di cadaveri, ma si accorse con orrore che le sue gambe sembravano fuse con le carni degli altri morti: una terribile conseguenza della potentissima evocazione che aveva lanciato. "Uccidi il nonmorto!!! Uccidi il Necromane!!!" gridò la bambina, prima di venire completamente risucchiata sotto i corpi. Facile a dirsi, pensò Krison.
Kalfyra sorvolò il gigante nonmorto lasciando precipitare sulla sua testa il compagno, Notturno. Il creepian samurai corse veloce verso la sommità del collo del mostro, come se potesse camminare in verticale. Giunto nel punto in cui Krison aveva visto sparire Lepel, conficcò la sua enorme spada mutilante nel profondo delle carni marcescenti. Il grosso mostro ruotò il corpo in uno spasmo di dolore. Una pioggia di cadaveri si staccò da quella parvenza di testa precipitando su tetti, strade e balconi. Dalla sua bocca vomitò un ruggito roboante.
Davanti a lui Lucian cercò di avvicinarsi in volo, ma il Necromane vibrò i suoi possenti pugni scagliandolo via. Sembrava impossibile disfarsene, ma Kalfyra tornò alla carica: affondò gli artigli acuminati nella schiena del gigante nonmorto e poi soffiò dalle fauci il suo getto di sangue infuocato. Il Necromane emise un greve gemito di dolore e si squarciò in due avvolto di fiamme liquide, vibrò dalla testa ai piedi e le centinaia di cadaveri di cui era composto il suo corpo persero di colpo la presa una sull'altra... l'intera struttura animata si sfaldò perdendo i pezzi, i singoli cadaveri, smembrandosi in pezzi e poi in pezzi più piccoli... i corpi precipitarono nelle strade privi di ogni vita. Kalfyra afferrò Notturno ed entrambi si alzarono in volo. Quando il drago realizzò cosa era accaduto, bagliori di fiamme gli illuminarono gli occhi: il piano era riuscito. Kalfyra e il suo braccio destro avevano abboccato all'esca e attaccato il Necromane, lasciando all'esercito di Wallace il tempo di penetrare in massa dalla breccia nella porta centrale occidentale. Ora i soldati si diffondevano come uno sciame urlante di battagliere termiti tra i vicoli di Keremish, respingendo i mercenari dell'ordine cremisi e riprendendo lentamente il possesso della cittadina. Kalfyra ruggì di rabbia. Avrebbe voluto sorvolarli e inondare la vie del suo soffio infuocato, incenerendo tutti, mercenari e soldati avversari... Ma non poté! Perché Valisid stava aspettando questo momento per apparire in cielo, maestosa e lucente come tutti i draghi d'argento. Kalfyra era ferita, stanca, non avrebbe potuto vincere. Con un possente battito d'ali volò via, verso il castello ducale. La battaglia era vinta. Keremish era stata ripresa.
Ma a che prezzo?

novembre 14, 2007

7.22 - La porta centrale occidentale

Una creatura colossale si sollevò oltre le mura. Un Necromane, un agglomerato di cadaveri e terra cimiteriale di dimensioni mastodontiche. Era il segnale: gli avventurieri si teletrasportarono in città, a pochi metri dalla porta centrale occidentale. Nel bel mezzo di migliaia di soldati dell'ordine del Teschio Cremisi, che erano lì in attesa di un attacco al varco principale della cittadina. Immediatamente i soldati si ammassarono contro gli avventurieri, ma Orion, Castalia e Merry non si fecero sorprendere: senza badare alle decine di morti che causavano, fecero esplodere una palla di fuoco davanti a loro ed avanzarono in mezzo ai cadaveri carbonizzati. Si diressero di corsa verso la torre di controllo della porta, dove avrebbero potuto azionare i meccanismi di apertura. C'erano molti altri soldati nella torre, ma non sarebbero stati un problema. Il problema sarebbe sorto se qualche potente alleato si fosse reso conto di quello che stava accadendo... e infatti così fu.
Mentre i tre "eroi di Sinth" entravano nella torre, Gordianus, Ivan, Lucian e Krison si stavano battendo con l'orda di mercenari che si era riversata loro addosso. Gordianus cercava di non uccidere nessuno, colpendo con gomitate, craniate, calci e con l'elsa della spada. Afferrò un soldato e lo sollevò in aria ruotandolo contro i suoi compagni. Ivan si convinse parimenti a non spargere sangue innocente in giro. Lucian e Krison si allontanarono, uno volando l'altro invisibile, non avevano scopo a fronteggiare un intero esercito di semplici pedine. In lontananza il Necromane stava avanzando verso le case attorno al cimitero, distruggendone i tetti con la sua stazza ed i suoi movimenti goffi. L'ologramma di Lepel apparve di nuovo davanti ai loro occhi: "Aiuto!!! Non... non riesco più a controllarlo!!! Aiuto!!!" Gridava. Gordianus spianò qualche guardia di fronte a sé e imboccò di corsa un vicolo per raggiungere la piccola teurga il più velocemente possibile.
Nel frattempo dalla folla di soldati si sollevò in volo una figura avvolta in un mantello nero, con un cappello da bucaniere in testa, lunghi stivali di cuoio e due pistole strette in pugno. Fece fuoco senza esitazione su Ivan e le pallottole sembravano essere imbevute di incantesimi magici distruttivi, Ivan si rese conto che se uno di quei colpi fosse andato a segno avrebbe fatto ben di peggio che ferirlo: sarebbe stato disintegrato!
La pistolera volante continuò a fare fuoco, volando più velocemente di quanto Lucian potesse fare grazie al suo anello. Lucian rispose al fuoco, ma ogni volta che lei sparava rischiava di polverizzare uno dei suoi compagni. Bisognava abbatterla il prima possibile!!! Fortunatamente non non era in grado di vedere Krison, che invisibile si avvicinò a sufficienza da poter teletrasportare Ivan direttamente su nel cielo, a pochi centimetri dalla faccia dell'avversaria. Con una serie di colpi di spada azzerò la vitalità della pistolera, che precipitò su uno dei tetti nelle vicinanze con gran fragore di tegole infrante.
Ivan si precipitò volando verso Lepel ed il Necromane. Gli altri due si tuffarono sulle pistole magiche della pistolera e sul suo corpo, come sciacalli. Nel frattempo Kalfyra si era resa conto di quanto stava accadendo. Planando sulla città aveva colpito con tutta la sua forza la torre di controllo della porta, facendola crollare con gli "eroi di Sinth" al suo interno. Tuttavia ormai la porta centrale occidentale era aperta e fiumi di soldati di Wallace si stavano riversando all'interno di Keremish. Notturno atterrò a pochi metri da Ivan, tentando di colpirlo con un fendente al volo della sua letale lama. Toccando terra generò un cratere in mezzo alla strada, poi saltò in alto per raggiungere i tetti. Kalfyra lo raccolse al volo e si diressero entrambi contro il Necromane.

novembre 13, 2007

7.21 - Le mura di Keremish

Le mura di Keremish. Centinaia di soldati di Wallace trincerati in fosse scavate a poche centinaia di metri dalla città, il terreno coperto di cadaveri, il rumore delle battaglie nei cieli che rimbombava nella piana desolata, il fumo che saliva dai punti dove si combatteva, il fragore delle armi che risuonava distante, le grida, le nuvole di frecce che si sollevavano in cielo per ricadere sui soldati, i feriti che si trascinavano in cerca di un guaritore, i maghi in volo che scagliavano incantesimi e teletrasportavano via gli alleati in fin di vita, i sacerdoti che cercavano di dosare le loro magie curative in modo che bastassero per tutti. L'assedio durava ormai da due settimane.
Gli avventurieri raggiunsero il campo base, dove Bree ed alcuni generali stavano pianificando il prossimo attacco. Non attesero le loro disposizioni, si lanciarono nella battaglia immediatamente. Dopo aver sconfitto Zark davanti all'ingresso del versante meridionale delle mura, gli avventurieri affrontarono nuovamente anche Golmore. Ma il mietitore oscuro godeva dell'aiuto di Whisper... il demonio che aveva avvelenato la corte del Duca era ancora vivo! Dopo averli combattuti per alcuni interminabili minuti, Krison chiese ai suoi compagni di ritirarsi. Erano feriti ed esausti, e inoltre l'esercito di Wallace aveva suonato l'ennesima carica, inondando il campo con centinaia di poveri soldati mandati al massacro.

Tornati alla tenda di comando, trovarono una legione di circa quaranta armigeri ben schierata lì al di fuori. Nella tenda incontrarono Valisid, il drago d'argento loro alleato.
"Stiamo per sferrare l'assalto definitivo alle mura. - Disse loro Bree - Valisid ci ha garantito il suo supporto, ma abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Siete dei nostri?" La Gran Sacerdotessa aveva subito ferite gravissime durante gli scontri degli ultimi giorni. I capelli biondi le scendevano sul volto per coprire delle orrende cicatrici che le devastavano un lato della faccia, fino all'occhio sinistro. Aveva perso anche un braccio, probabilmente incenerito da qualche incantesimo. Nonostante tutto, sembrava risoluta e pienamente in grado di mantenere il controllo. Lucian le rispose a nome di tutti. Valisid passò ad illustrare il piano.
"Alcuni nostri uomini sono riusciti a penetrare in città e a raggiungere il cimitero, dove hanno consegnato a Lepel, una nostra amica e alleata, un potente oggetto magico che faceva parte dei miei possedimenti: il globo di evocazione degli elementali della morte. Solo una necromante esperta come Lepel è in grado di utilizzarlo in maniera adeguata."
Krison e gli altri dovettero fare ricorso alle loro conoscenze di geografia planare per comprendere di quale potenza fosse quell'oggetto. Una sfera in grado di richiamare energia negativa pura sotto forma di un essere senziente elementale. Terrificante. Valisid proseguì.
"Se Lepel riesce a creare un diversivo sufficientemente potente da attirare su di sé l'attenzione di Kalfyra, noi avremo il tempo di raggiungere la porta centrale delle mura occidentali, e cercare di aprirla. L'esercito attaccherà in massa proprio quella porta, nel frattempo un piccolo manipolo di avventurieri nostri alleati tenterà di sconfiggere i potenti alleati che il drago vampiro avrà posizionato di guardia alla porta, per raggiungere il meccanismo di apertura e aprire il varco... possibilmente prima che le nostre forze vengano completamente sbaragliate dalla controffensiva del Teschio Cremisi."
Gli avventurieri di cui parlava Valisid non erano loro. Un gruppo di avventurieri ben più famoso, ma palesemente non altrettanto esperto, già da qualche giorno prestava i propri servigi sul campo di battaglia sotto il comando di Bree. Si trattava degli "eroi di Wallace", il chierico Orion, la ladra Merry e la guerriera incantatrice Castalia Van Dyke. Krison li vide sbucare alle spalle di Bree. "Possiamo unirci a loro. Gli alleati di Kalfyra che abbiamo affrontato fino ad ora erano in grado di tenere testa ad un esercito..."
Anche Orion si rivolse alla sacerdotessa per sapere se fosse la scelta più adeguata. Bree acconsentì. Pochi secondi dopo apparve a poca distanza da Valisid un ologramma distorto. La figura di Lepel si contorceva come se la piccola maga avesse problemi a controllare la proiezione magica. "Sto terminando il rituale... - gemette - Si tratta di un'entità molto potente... Non so se riuscirò a controllarla... State pronti... ad entrare in azione!"

novembre 09, 2007

7.20 - Il caleidoscopio delle realtà

La cascata era un'illusione. La cascata, il ruscello, il laghetto, il bosco di arbusti verdi... tutto era un'illusione. La caverna nella quale erano entrati era completamente imbevuta del potere dell'artefatto di Hyssiris che stavano cercando. Un'illusione caleidoscopica, scatole cinesi di illusioni una dentro l'altra che generavano una realtà dentro l'altra. Nessuno di coloro che si era avvicinato a quella radura negli ultimi anni ne era uscito vivo. Chiuso all'interno di chissà quale falsa realtà aveva continuato a vivere normalmente. Dormiva, e l'illusione gli faceva credere che dormisse. Mangiava, e l'illusione gli faceva credere che masticasse del cibo vero. I loro corpi erano tutti ammucchiati nella caverna, morti senza nemmeno rendersi conto di quello che era successo, i più recenti avevano un sorriso sereno in volto... si erano addormentati ed erano morti di fame senza nemmeno sentire lo stomaco, cullati dall'illusione di aver mangiato a sazietà.
Nessuno degli avventurieri si era accolto di nulla, avrebbero continuato a vagare nella radura alla ricerca di un ingresso... ed erano già all'interno della caverna. Già vittime dell'artefatto. Lasciarono la radura con un teletrasporto, e l'artefatto ricreò l'effetto del teletrasporto, fece sognare loro di essere altrove, di essere a Wallace, tra la gente. Pescò dalle loro menti, generò una falsa città davanti ai loro occhi e falsi rumori giunsero alle loro orecchie. Dewen vide una madre salutare suo figlio che partiva per il fronte. Aveva già visto la stessa medesima scena, aveva già udito le stesse medesime parole... ma non si accorse dell'inganno.
Poi rividero quell'elfo.
Un elfo dal viso giovane, dallo sguardo vuoto, con le orbite spalancate e le pupille vivide. Nudo. Lo avevano sorpreso a lavarsi nella cascata della radura. Poi cose strane si susseguirono... una sensazione di essere osservati, strani occhi che comparivano sul profilo di rocce e di alberi, ombre che si muovevano in modo strano. E l'elfo che ritornava di tanto in tanto, osservando silenziosamente cosa stavano facendo quegli ospiti inattesi, forse le ennesime vittime che assisteva nel morire beate avvolte nel potere dell'artefatto. Quando Lucian chiese alla sua arma magica, Genèsis, di descrivere la realtà attorno a loro, la pistola artefatto descrisse una realtà ben diversa da quella che percepivano i loro occhi: una lugubre caverna cosparsa di cadaveri, il pavimento pieno di corpi putrefatti, decine di altri appoggiati alle stalagmiti, altri ancora erano appesi al soffitto con filamenti stoppacciosi e i vermi che scavavano nella loro pelle precipitavano sugli avventurieri che non riuscivano nemmeno a sentirli camminare lungo il corpo.
Dopo aver usato il teletrasporto pensavano di essere usciti.
Poi rividero quell'elfo.
Il terrore li assalì. Come potevano uscirne? Sarebbero morti in quella caverna senza nemmeno accorgersi di essere lì, nel buio, nell'oscurità. Ivan ipotizzò una soluzione: utilizzare uno degli incantesimi desiderio conservati nel scudo per rompere l'incantesimo, per usufruire degli effetti di una visione del vero e riuscire a vedere cosa stava accadendo, per superare il velo delle illusioni. Così fu fatto. Ivan guidò gli altri attraverso l'illusione, fuggirono dalla caverna, dalla radura illusoria, dallo sguardo inquietante dell'elfo e dal potere di quell'artefatto... per non tornarvi mai più.

ottobre 29, 2007

7.19 - L'anacoreta

Bree era partita per il fronte. Molti avventurieri l'avevano fatto. Le richieste di reclutamento in città, a Wallace, si facevano sempre più pressanti. I morti sul campo di battaglia aumentavano di ora in ora, l'esercito del regno era riuscito a spingere le forze del Teschio Cremisi fino davanti alle mura di Keremish. Ma la flotta volante di Wallace era stata costretta a ritirarsi dopo l'assalto volante di Kalfyra, che aveva danneggiato gran parte delle navi. Insomma feroci combattimenti si susseguivano appena sotto le mura della loro città... Il sangue imbeveva la terra e Melpheron stava avendo il domino... e il gruppo cercava di essere utile facendo altro. Cioè cercando essedreel superiore, di cui avevano bisogno per incastonare le gemme di armadale. Una cerca che probabilmente pensavano di terminare nel pomeriggio di quello stesso giorno...

Lucian si recò presso la Gilda dei Maghi di Wallace, la cui sede era una enorme torre frammentata i cui tranci si reggevano sospesi in aria avvolti da un campo di forza magico. Due maghi, che stavano conversando davanti all'ingresso della torre all'ombra dei propri guardiani protettori, accolsero la richiesta del ranger e lo accompagnarono da Ady, il mago delle trascrizioni. La stanza di Ady era di un disordine tale che solo la magia poteva rendere peggiore. Alambicchi, libri, sestanti, fiale, pergamene, lenti... sembrava che tutto l'equipaggiamento che un mago potesse possedere stesse fluttuando lentamente, senza gravità, nello studio. Ady fluttuava anche lui, a gambe incrociate, in prossimità del soffitto, leggendo con attenzione un tomo che levitava di fronte a lui. Lucian entrò stando attento a non calpestare tutto quello che c'era in terra. "Cosa c'è ragazzo?" Gli chiese il mago. Ady era un piccolo ometto sulla cinquantina, con barba arruffata e capelli ricci troppo cresciuti, tenuti a bada da un ridicolo cappellino a cuffietta. Si spostò gli occhiali dal naso per vedere chi fosse entrato. "Mi chiamo Lucian... vengo a porle delle domande... ho bisogno di informazioni."

Nel frattempo Dewen e Krison erano di nuovo entrati nella biblioteca della cattedrale, alla ricerca anche loro di informazioni. Dewen era spazientito, la situazione era critica, ma si perdeva tempo a fare altro.

Nella stanza di Ady entrò Carden. La maga era fuggita da Keremish ed era al corrente di quanto stava accadendo, ma non sembrava preoccupata dell'esito della guerra. Né del fatto che Bree fosse resuscitata. O suo padre morto. Lucian aveva consultato Baltar, un drago di rame che sembrava alleato della gilda dei maghi, il quale gli aveva chiarito alcune ipotesi riguardo gli shard. Mille indizi, mille ipotesi, mille informazioni di un puzzle che non sembrava ricomporsi. Uscendo dalla gilda Lucian si diresse all'incontro con i suoi compagni. Decisero che Keremish poteva aspettare. E anche l'essedreel superiore. E anche gli shard. Lucian tirò fuori un vecchio elenco di richieste di avventurieri che sembravano proporre missioni alla loro altezza... c'era un anacoreta che aveva avuto delle visioni riguardo un artefatto di Hyssiris... si diressero alla taverna dello "stinco di porco", dove il religioso si era fermato per cercare aiuto.
L'eremita era uno straccione puzzolente, barba e capelli sporchi, pantaloni sudici, sguardo da invasato. Parlava con suadenza. Aveva ridotto la sua stanza ad una specie di luogo di meditazione improvvisato ed erano cinque giorni che non pagava il conto. Dewen saldò il debito per lui. L'asceta lo interpretò come un segno della volontà di Sinth. Gli chiesero del sogno, e lui raccontò terrorizzato di una caverna, di incubi dalle mille forme, di una potente energia magica che emanava da qualcosa di nascosto lì sotto. Disse che un paio di gruppi di avventurieri, prima di lui, avevano ascoltato i suoi deliri e si erano diretti sul posto, ma non erano tornati. Si trattava di un complesso di grotte naturali che sorgeva a est, quasi al confine con il deserto, le caverne di Yundros. Non aveva nulla per pagarli, poteva dare loro solo qualche indizio, e uno in particolare gli sembrava importante: una fessura cilindrica nella quale infilare il braccio con forza.

Siccome la missione era mal retribuita, terribilmente pericolosa e assolutamente inutile per quello che concerneva il loro dovere nei confronti della città di Keremish, gli avventurieri saltarono in groppa ai cavalli e si diressero immediatamente verso le caverne. Tutti loro sentirono come di avere tra le mani un puzzle che non voleva ricomporsi... perché stavano andando alla ricerca di un artefatto di Hyssiris? Cosa gliene fregava? Bree stava morendo in battaglia, Kalfyra dominava su una città che era sempre più preda di Melpheron. Cacciarono via questi pensieri come fossero frutto di una influenza mentale malvagia. No, no... Siamo avventurieri. Siamo all'avventura. Dopo un giorno di galoppo a cavallo, giunsero presso una piccola oasi nella prateria stepposa... un laghetto, un boschetto di arbusti, una cascata. Sembrava tutto così bello.

ottobre 26, 2007

7.18 - Il ricercatore duellante

La stanza dove il disco levitante di energia si posò dopo la lunga discesa era illuminata da cristalli magici fluttuanti che irradiavano di una fredda luce bluastra l'ambiente circolare. Il sangue sparso sul pavimento assumeva un colore violaceo e sembrava già incrostato sul marmo. I corpi dei trenta paladini inviati a difendere il sacro reliquiario erano distesi a terra, straziati da colpi possenti di spada e da tagli precisi di stocco.
Dalla porta che si apriva sul lato opposto della stanza apparve Vanagard, seguito da quattro energumenti pelosi alti due metri, ognuno dei quali brandiva una grossa arma di pietra dalle forme di una spada ma più simile ad un randello roccioso.
"Mi ricordo di voi... - Disse Vanagard - Riconosco il vostro odore... quello di due di voi in particolare, mi è molto famigliare... Chi siete?"
"Siamo quelli che hanno completamente sbaragliato il tuo gruppo, e che ti hanno sconfitto davanti al sacrario del tempio di Sinth a Keremish!" Gli rinfrescò la memoria Lucian.
"Keremish... - Rifletté il ricercatore di cristalli - Sì, mi ricordo... al tempo ero alla ricerca di un cristallo del potere molto potente... il Teschio Cremisi." I suoi occhi completamente bianchi si strinsero in una espressione divertita: "Adesso ho altri obiettivi, altre priorità."
Si voltò verso uno degli energumeni che lo seguivano, e gli consegnò un sacchetto. "Porta queste gemme al sicuro. A loro penserò io." Poi iniziò a togliersi la cappa di dosso. Ma Gordianus non gli diede il tempo: lo caricò brandendo Stigma di Adamantio e sferrando uno dei suoi migliori colpo. Il rumore stridulo delle spade che si incrociavano in aria congelò la stanza: Vanagard aveva parato il colpo con il suo stocco: uno stocco di essedreel superiore con incastonate diverse potentissime gemme. Krison lo riconobbe appena lo sfoderò... si trattava di Nebras, lo stocco di Quahad. Vanagard se ne vantò. "Un altro utilissimo oggetto rinvenuto nel tempio di Keremish quando è stato depredato... la sua gemma non mi serviva, ma l'ho enervato in modo da poterci incastonare tutte quelle che mi erano utili. Adesso è un'arma eccellente."
Anche Lucian e Ivan partirono all'assalto, mentre Krison al solito forniva loro incantesimi di supporto e potenziamento. Dewen roteò in aria sopra la testa di Vanagard e atterrò su uno degli energumeni che ancora erano immobili alle spalle del loro capo. Con un'altra acrobazia cercò di afferrare il sacchetto delle gemme ma non era così facile.
Vanagard possedeva una difesa impenetrabile. I colpi sparati da Lucian venivano deflessi da rapidi fendenti di spada, e le spadate possenti di Gordianus e Ivan raramente eludevano le sue parate e la sua capacità di schivarle. Dewen raccolse il sacchetto e piroettò nella stanza, cercando di allontanarsi dal ricercatore di cristalli, ma Vanagard riusciva ad intuire istantaneamente la presenza delle gemme. Rimbalzò anche lui su un paio di colonne saltando oltre le teste dei guerrieri che lo stavano stringendo in combattimento e rivolse tutte le sue stoccate su Dewen, inchiodandolo al pavimento. Gordianus si accanì contro le guardie del corpo di Vanagard e le annientò, Ivan raggiunse il loro capo e con una veloce serie di colpi lo finì.

"Abbiamo recuperato Armadale, andiamo." Disse Lucian.
"Ma no, - lo fermò Krison - siamo a due passi dal reliquiario, basta introdurci lì dentro, prendere le armi in essedreel che ci servono per incastonarci armadale... armi che sicuramente ci sono e che sicuramente possiamo prendere senza chiedere nemmeno il permesso al tempio... sono lì appena oltre le diecimila trappole magiche che i sacerdoti del tempio più importante di Wallace avranno allestito per proteggere i loro oggetti magici più potenti... che poi non abbiamo nemmeno dei ladri esperti, quindi sarà una passeggiata."
Ecco, Krison non disse proprio queste esatte parole, ma il senso era quello. Il bello è che tutti furono d'accordo con lui, e si incamminarono nel corridoio che antecedeva il reliquiario.
La prima trappola era un allarme. Gli ologrammi delle tre Gran Sacerdotesse che componevano la sacra triade si materializzarono di fronte a loro, chiedendo cosa stessero facendo. Sorvolando sulla figuraccia, aggiornarono il gruppo su quanto era accaduto negli ultimi minuti: Viglis era stata sconfitta da Kalfyra, e la triade era scesa a compromessi per non moltiplicare ulteriormente le vittime. Avrebbe riavuto indietro il corpo di Notturno, con tutto il suo equipaggiamento. Gli avventurieri furono quindi immediatamente richiamati in superficie.

Restituito Notturno a Kalfyra, il drago si allontanò immediatamente dalla città, prima che le forze del regno si potessero scatenare contro di lei. Gli avventurieri chiesero di poter utilizzare le gemme di armadale, e al sicuro in un chiostro interno del tempio chiesero all'artefatto sacro di resuscitare la Gran Sacerdotessa Bree. La precedentemente nota come Custode de Culto ringraziò freddamente, sconvolta dall'apprendere che la sua città era caduta, che c'era una guerra alle porte di Keremish e che Kalfyra era stata eletta governatrice assoluta. Si ritirò nelle sue stanze, lasciando riposare il gruppo.

ottobre 20, 2007

7.17 - Tre strade e una decisione

Non appena Gordianus e Dewen abbero ripreso possesso della vita e del loro equipaggiamento, tutti si spostarono nella stanza adiacente, dove cinque sacerdoti di alto rango erano riuniti in cerchio attorno ad una sfera. Grazie ad una magia di luce, la sfera proiettava le immagini che scorrevano al suo interno sulle pareti anch'esse di forma sferica della stanza. Sembrava di essere dentro una gigantesca sfera di cristallo, e di guardarne le immagini sul vetro dall'interno. Immagini non proprio rasserenanti. La sfera vagava a caso nel campo di battaglia di Keremish, laddove mercenari e demoni evocati da chissà quale angolo remoto del multiverso stavano massacrando le truppe alleate. L'esercito di Wallace sembrava in grave svantaggio, nonostante ciò i cinque sacerdoti nella stanza sembravano sapere cosa facevano e continuavano a pianificare la battaglia inviando messaggi magici attraverso la sfera, i quali venivano percepiti dai generali che tentavano immediatamente di metterli in pratica.
Nell'alto dei cieli le navi volanti del regno si stavano scontrando con l'esigua flotta della città usurpata da Kalfyra. Giganteschi velieri in fiamme precipitavano rombando nell'oceano mentre sul campo di battaglia piovevano continuamente cadaveri e rottami incandescenti. I maghi scagliavano le loro magie senza sosta, mentre i sacerdoti si affettavano a muoversi fra le linee sanando le ferite dei compagni in difficoltà. Fulmini e palle di fuoco esplodevano ovunque mentre armi e armature si scontravano con fragore. Il terreno era ormai intriso di sangue, corpi straziati, armature ammaccate, ceneri e lamiere.
"Abbiamo subito gravi perdite. - Disse Viglis, rivolgendosi agli avventurieri appena entrati - Ma stiamo tentando di ripiegare in difesa limitando i danni."
"Conosco quel tipo di demone..." stava commentando Kryson.
"Se avete intenzione di unirvi alle nostre forze sul campo di battaglia, ve ne saremo grati." Fece la custode del culto.
"Non c'è anche un attacco in corso nella sala delle reliquie?" Le ricordò Lucian.
"Sì, ma la sala è ben protetta da meccanismi magici e trappole devastanti. Inoltre, abbiamo appena inviato là sotto trenta dei nostri uomini."
Il gruppo si raccolse per qualche secondo. Armadale era in pericolo, sarebbe stato meglio andare immediatamente a controllare. "Va bene, - disse Viglis, chiamando a sé un paladino - seguitelo, vi condurrà al sotterraneo delle reliquie, dov'è custodita Armadale."

Stavano per lasciare la stanza, quando le immagini sulla sfera si fecero meno nitide, poi sempre più sfocate. Alla fine scomparvero del tutto. "Cosa succede?" Esclamò uno dei sacerdoti, bastonando la sfera con la sua asta sacra. La sfera si riaccese... mostrando serio e minaccioso lo sguardo di Kalfyra. La donna drago si tolse il cappuccio, mostrando il volto della forma umana che amava assumere. Si trovava proprio di fronte al tempio, nel sacrario, sotto la volta di vetro policroma. Il sole, filtrato dalle vetrate colorate, non era sufficiente a ferirla. Dietro di lei due guardie del corpo avevano già dilaniato i chierici che avevano osato avvicinarsi. Kalfyra guardò dritta verso la sfera, la ferocia nei suoi occhi era enfatizzata dai tagli verticali sopra e sotto di essi. Allungò le dita artigliate e sembrò quasi afferrare l'immagine di chi la stava guardando. Quando strinse il pugno, la sfera al centro della stanza andò in pezzi, come stritolata da una forza oscura.
"Kalfyra è qui... le cose si complicano. - Commentò Viglis - Devo andare ad affrontarla."
Così dicendo la Custode del Culto uscì dalla sala. Uno dei saggi stava posizionando una nuova sfera sul piedistallo. Gli avventurieri adesso si trovavano davanti a tre possibilità: seguire Viglis da Kalfyra, scendere nel reliquiario per proteggere Armadale, oppure aiutare le forze di Wallace nella battaglia contro i mercenari del Teschio Cremisi.
Decisero di fermare chi stava cercando di appropriarsi di Armadale.

Mentre Viglis si preparava alla battaglia. Il tempio tremava e grida di terrore provenivano dall'ingresso principale. Le sacerdotesse della sacra triade avevano dato l'ordine di attaccare il drago vampiro, ma in molti sarebbero caduti prima di riuscire a sconfiggerlo. Il paladino li condusse ad un ascensore di forza levitante, e si congedò. Salirono sulla piattaforma di energia magica, la quale iniziò la sua lunga discesa verso il reliquiario.

ottobre 18, 2007

7.16 - Guerra!

Il teletrasporto funzionò. Una luce, un lampo, e il gruppo si ritrovò all'istante di fronte alla Basilica di Wallace. Il sacrario coperto della basilica, sovrastato da una gigantesca volta di vetrate policrome e solitamente colmo di mendicanti e fedeli di Sinth.
Stavolta no.
Uno sciame di grida di dolore, una confusione indistinta, una nube di gemiti e di urla strazianti raggiunse in un secondo le orecchie degli avventurieri, colmandole di colpo. I marmi del sacrario erano completamente coperti di stracci, vestiti macchiati di terra e sangue, pezzi di armatura, armi... e persone ferite, rantolanti, che chiedevano aiuto. I chierici di Sinth correvano da una parte all'altra della piazza cercando di stabilizzare i feriti il più velocemente possibile, poi curarli, poi fare posto ai nuovi feriti. Continuamente le luci di altri teletrasporti illuminavano le vetrate, comparivano maghi da battaglia con feriti aggrappati al collo: "presto! c'è bisogno di aiuto!" abbandonavano il ferito e sparivano nuovamente, per tornare al fronte. I paladini coordinavano le forze: "laggiù, c'è da cauterizzare un arto! portate qui quella barella! qui c'è bisogno di un guaritore, subito!"
Nel marasma un chierico si avvicinò al gruppo. "Dove sono i vostri feriti?"
Krison si sollevò da terra. Con le mani abbracciava i corpi di Notturno, di Gordianus e di Dewen, che giacevano sbudellati a terra. Il sacerdote lo vide rialzarsi e abbassò lo sguardo sulle frattaglie che stava calpestando. "Non credo ci sia più nulla da fare per loro!" Disse.
"Anche noi siamo feriti." Fece notare Lucian. Il sacerdote sbuffò, alcuni stavano gridando per avere il suo intervento. "Va bene, vi manderò dei guaritori, ma nessuno di voi è in pericolo di vita. Guardatevi intorno: c'è una battaglia in corso. I mercenari del Teschio Cremisi hanno caricato l'esercito nella piana a est di Keremish, contro ogni aspettativa."

Veglis apparve in cima alle scalinate del tempio. Sembrava molto preoccupata, guardava verso il sacrario brulicante di feriti come se non fosse quello il problema. Gli avvenurieri le si avvicinarono e le spiegarono dei loro due compagni, uccisi, e di Notturno.
"Avete portato Notturno, qui? Adesso?" Esclamò con terrore Viglis. "Vi rendete conto di quello che avete fatto? Kalfyra non esiterà a venire a riprendere il suo compagno!"
In realtà, irrompere a Wallace per attaccare il tempio era una opportunità che la chiesa di Sinth poteva tranquillamente escludere. Un drago non era una minaccia per le difese della città. Ma certo, se avesse tentato, centinaia di persone sarebbero morte, sommandosi ai morti che già si accumulavano sul campo di battaglia nel sud del continente.
"Custode del Culto! - Un paladino si avvicinò di corsa alla sacerdotessa - I nostri paladini hanno raggiunto la camera delle reliquie, ma non abbiamo rinforzi da inviare in loro aiuto."
"Che sta succedendo?" Chiese Krison.
"C'è un attacco in corso. Dei ricercatori di cristalli, vogliono riprendersi Armadale."
Lucian si illuminò. "Armadale? Il gruppo di Orion è riuscito a recuperare i cristalli da Monsignor Diovidis?"
Viglis annuì con un cenno del capo. "Ma qualcuno è stato informato del furto, e dei mercenari sono stati inviati a recuperare l'artefatto. Le nostre forze sono schierate in difesa della santa triade, non abbiamo altri soldati da assegnare al compito."
"Possiamo andare noi." Propose coraggiosamente Lucian. "Ma alcuni nostri compagni sono caduti."
Viglis diede ordine di portare i loro corpi nelle sale di rianimazioni. Il corpo di notturno sarebbe stato custodito in una di quelle sale. I sacerdoti trasportarono Gordianus e Dewen sugli altari dove sarebbero stati rianimati. La Custode del Culto si allontanò: "Appena potete, raggiungetemi nella sala della sfera di cristallo." Seguita da alcuni paladini si spostò in una stanza adiacente.

ottobre 04, 2007

7.15 - Il giuramento del Planetar

Quando scesero di nuovo nel pozzo si resero conto che non c'era nessun passaggio da cercare. Lo shard era lì, in quella stanza. Il meccanismo serviva semplicemente ad abbassare il livello delle acque per far emergere delle piccole piattaforme di pietra che ora galleggiavano sospese nel mezzo dell'enorme spelonca.
Lucian, volando grazie al suo anello magico, trasportò i suoi compagni sulla roccia levitante più grande e più in alto di tutte. Su di essa, pulsante di potere magico, ruotava nell'aria a pochi centimetri da terra lo shard. Si trattava di un pezzo di roccia incrostato di cristalli magici e completamente ricoperto di rune... ed era intatto. Lo shard del complesso sotterraneo nel sottosuolo di Keremish era instabile e proiettava energia al di fuori di sé, ma probabilmente era stato danneggiato. Questo era intatto, e riposava qui da secoli. Così come il suo guardiano.
A pochi passi dallo shard, quasi al bordo della piattaforma di roccia, un circolo di simboli magici si illuminò, riportando in vita una creatura che dimorava in stasi temporale da centinaia di anni, con il dovere di proteggere il sigillo magico in caso di pericolo.
La figura si sollevò in ginocchio e spalancò le lunghissime ali piumate, di un grigio cenere uniforme e funesto, poi si appoggiò ad un lungo spadone a due mani alto più di un uomo e con maestosità si alzò in piedi. Si trattava di una Planetar, un celestiale dalle forme angeliche. Il suo profilo femminile non serviva a renderne meno minacciosa la figura: la pelle bluastra, gli occhi perlacei, calva, alta quasi tre metri... rivolse la spada verso gli intrusi, stendendola in tutta la sua lunghezza.
"Ho il compito di proteggere questo shard al costo della vita. Andatevene, prima che sia troppo tardi."
"Il tuo compito ormai è inutile! - Le disse Lucian - Gli shard sono inutili. Questo piano sta per essere distrutto dalle forze del Nephandum."
L'angelo strinse gli occhi luminosi e rispose avanzando di un passo: "Che sia inutile o meno, ho giurato di compiere il mio dovere e porterò a termine la mia missione."
"Chi ti ha dato questo incarico? Riesci a ricordarti i loro nomi?" Le domandò il ranger.
"Non ricordo i loro nomi... - Rispose il Planetar mentre ricordi atavici le riaffioravano nella mente - Si trattava di potenti maghi... Moltissimi di loro... Riunitisi per uno scopo nobile. Io difendo il loro sogno."

Per qualche minuto il gruppo discusse su cosa fare. Abbattere anche questo avversario? Abbandonare la missione? Ma erano davvero così sicuri che disattivare quei sigilli avrebbe condotto a qualcosa di buono? Nell'indecisione, si voltarono e tornarono in superficie. Dove ebbero un'amara sorpresa: Kalfyra.
"Grazie buon uomo, credo che abbiamo trovato l'ingresso." Disse la voce di un creepian dall'alto del collo del drago. Kalfyra era giunta fin qui. Lei in persona, e aveva portato il suo cavaliere. L'imponente drago perlaceo curvò il collo fino a terra facendo scendere il creepian. Immediatamente lui evocò una penombra magica, che proteggesse se stesso e la vampira dalla luce del lungo tramonto, in grado di ferirli anche se ancora per poco.
"Conosco i vostri volti. - Riprese il guerriero. - Voi siete gli alleati di Bree che Kalfyra ha risparmiato. Credevo foste scomparsi dalla circolazione. Mi chiamano Notturno, piacere di fare la vostra conoscenza."
"Voi cosa ci fate qui?" Domandò Gordianus.
"Distruggiamo gli shard." Svelò il creepian senza peli sulla lingua. Nel frattempo, Kalfyra dietro di lui prendeva forma umana e si avvicinava al suo compagno.
"Forse distruggere gli shard non è la cosa giusta da fare." Bisbigliò Lucian ai compagni, poi si rivolse all'attuale sovrana di Keremish e al suo cavaliere: "Prego, andate avanti. Lo shard e qui sotto."
Kalfyra in un attimo tornò ad essere drago, si sollevò sulle zampe posteriori e abbatté tutto il suo peso sul mausoleo, facendolo collassare all'interno della caverna sottostante. Il drago spalancò le ali si sollevò in aria mentre il rombo del crollo riecheggiava nella pianura. Non appena la polvere ed i detriti si furono depositati, la guardiana dello shard emerse dalla caverna con lo spadone sguainato ed uno sguardo feroce dipinto sul volto. "Avete portato degli altri alleati!" Tuonò contro gli avventurieri. "No!!! - Si giustificò Lucian - Siamo tuoi alleati!"
"Io penso alla guardiana, - pianificò con voce imponente Kalfyra - tu occupati di loro."
Notturno sfoderò lo spadone. Tatuaggi cremisi di nota fattura risplendevano sulla sua pelle traslucida e grigiastra, mentre muscoli tesi si preparavano allo scontro. Cinque contro uno, ma il creepian non sembrava avere paura. "Non vi conviene farmi arrabbiare... Conoscete la potenza di questi tatuaggi..." Suggerì con malizia. Non appena Kalfyra e l'angelo furono scomparsi in cielo, Notturno si scagliò contro il membro del gruppo più debole e più scoperto. Tutti si erano furbescamente raccolti attorno a Krison, che il creepian non aveva smesso di puntare con la grossa spada seghettata... Ma all'ultimo il guerriero si lanciò su Dewen. Vibrò il colpo con una forza tale che il terreno sotto i piedi del ladro si sollevò in aria. La spada colpì Dewen in pieno petto, sfondò la cassa toracica, sollevò le interiora in aria e fece volare in cielo sangue e carne della povera vittima. Il corpo di Dewen cadde a terra senza vita. I tatuaggi sulla pelle di Notturno iniziarono ad illuminarsi di una luce sinistra. Il creepian si voltò assetato di sangue.
"Non diamogli scampo!" suggerì Ivan. I guerrieri si gettarono su di lui cercando di abbatterlo il più velocemente possibile, ma nonostante i colpi terrificanti che Notturno incassava, i suoi occhi non smettevano di brillare di ferocia. Ruotò la spada e sferrò due fendenti talmente potenti sul corpo di Gordianus che l'armatura che indossava si piegò fin dentro di lui. Il secondo colpo sventrò il paladino sparpagliandone i resti sull'erba del campo. Notturno fece in tempo a voltarsi e colpire con un fendente anche Ivan, ma il guerriero era preda della sua furia e ruggendo con il volto trasformato in ghiottone scaricò sul creepian abbastanza spadate da mandare all'inferno un gigante. Notturno crollò a terra tra le interiora degli avversari che era riuscito ad uccidere in appena una manciata di secondi. Gli stessi che, a quanto pare, erano bastati a Kalfyra per sbarazzarsi della guardiana: il corpo dell'angelo precipitò giù dal cielo schiantandosi al suolo.

"Dobbiamo andare via di qui! Non possiamo farcela contro Kalfyra!" Disse Kryson mentre raccoglieva i resti dei suoi due amici attorno al corpo senza vita di Notturno. I suoi compagni si strinsero attorno al mago. Un secondo dopo, il teletrasporto li volatilizzò altrove.

ottobre 03, 2007

7.14 - La caverna sommersa

La lapide in memoria dei 28 soldati di Sinth caduti nel dare battaglia al lich che dimorava qui sotto era ancora in piedi. Una pietra levigata sulla quale era stata affissa una lastra di metallo lucente, con incisi i nomi di tutti quei valorosi. L'interno del piccolo tempio sotterraneo era stato rimesso in ordine, ripulito e intonacato, in modo da farne un decoroso mausoleo. Sul fondo della stanza erano stati posti dei bassorilievi in memoria della battaglia.

Lucian entrò ed esaminò l'ambiente. C'erano cacche di pecora un po' ovunque, il pastore che abitava nelle vicinanze sembrava fregarsene della memoria al valore. Assieme a Gordianus scoprirono che una parte del pavimento suonava a vuoto. Con un po' di sforzo sollevarono le lastre di pietra grigia che formavano il pavimento. Al di sotto di una di esse, scendeva un pozzo buio e angusto. Krison gettò nel pozzo una torcia, e la vide spegnersi nell'acqua.
L'acqua non era esattamente l'elemento migliore per muoversi, soprattutto se si è carichi di armature metalliche e di decine di chili di equipaggiamento. La magia di Krison risolse alcuni dei problemi, ma quando Gordianus si immerse iniziò a scivolare senza scampo nel buio assoluto del pozzo.
Il paladino evocò uno dei suoi poteri magici, e si illuminò. Lo spazio sotterraneo, al termine del pozzo, si aprì rivelando una enorme cavità sotterranea completamente colma di acqua. Il silenzio, il freddo ed il buio profondo avvolgevano Gordianus, che non riusciva a penetrare l'oscurità che lo avvolgeva per più di tre metri. Mentre gli altri si preparavano a raggiungerlo, un enorme creatura delle profondità notò un paladino luminoso che galleggiava nella sua tana. Srotolando le sue spire si svegliò dal torpore e nelle sue fauci una fucina di calore infernale riprese a bruciare. Il serpente delle profondità scivolò nel buio e nel silenzio come un coltello nell'olio. Gordianus si accorse di averlo addosso solo quando la creatura spalancò le enormi fauci per inghiottirlo, e il mezzodrago si trovò faccia a faccia con una massa incandescente di interiora che pulsavano di fuoco e fiamme anche se immerse nell'acqua più gelida.
Ivan vide la luce di Gordianus sparire. Si rese conto che qualcosa lo aveva attaccato e si diresse verso di lui. Lucian, sapendo che Genésis avrebbe funzionato anche nel buio e sott'acqua, fece fuoco sul serpente degli abissi. I proiettili magici di Genésis superarono Ivan in velocità e penetrarono con forza nelle carni bollenti del mostro. Gordianus intanto si apriva una strada verso l'esterno, dilaniando lo stomaco del serpente. L'essere si contorse e avvolse il paladino in un vortice di fiamme talmente intense da esplodere nell'acqua, ma dopo un paio di colpi ben assestati esalò l'ultimo respiro e crollò pesantemente sul fondale.

I compagni aiutarono Gordianus a risalire in superficie.
"Deve esserci un passaggio... - Ipotizzò Lucian - ...che conduca allo Shard. Dobbiamo cercarlo."
Si immersero nuovamente. Dewen trovò qualcosa, una specie di ruota di pietra con strani simboli incisi. Furono fortunati, perché anche la luce magica era insufficiente a illuminare l'ambiente sommerso. Con forza la ruotarono, e si accorsero dalla corrente che l'acqua veniva aspirata via. Purtroppo le loro aspettative furono disattese: la caverna non si vuotò, e rimasero nel buio e nell'acqua. Trovarono il condotto che si era aperto per qualche minuto, e sembrava essersi richiuso automaticamente... Tuttavia Gordianus non riuscì a farlo riaprire di nuovo (anzi, spaccò la ruota con la quale lo avevano aperto poco prima). Certi che quello fosse il passaggio che li avrebbe condotti allo Shard, si unirono tutti insieme per aprirlo... e ci riuscirono. La corrente li risucchiò via lungo il condotto per diverse centinaia di metri. Al termine della corsa, li sputò fuori dall'alto di una scogliera, sulla costa sud del continente.
Dewen si aggrappò al volo ad un arbusto.
"Dove siamo finiti?" Si chiese Krison sollevandosi in volo. La risposta non tardò ad arrivare. Un contadino inferocito li minacciò con il fucile di essersi inoltrati nella sua proprietà, e li scacciò malo modo. A piedi tornarono al tempio, che si trovava a un quarto d'ora di strada verso nord.

ottobre 02, 2007

7.13 - Il nuovo corso degli eventi

I gran sacerdoti riuniti alla Basilica di Sinth esaminarono gli artefatti intelligenti recuperati dagli avventurieri. Nel frattempo Viglis incaricò un altro gruppo di scendere nella forgia e, se il vento d'ira non fosse stato ancora lì, di distruggerla. "Non credo che il nonmorto rimarrà ancora in quel luogo. Avete portato via i tesori che custodiva, le anime delle persone che erano riuscite a divenire oggetti magici, e ora non ha più motivo di infestare quelle sale." Spiegò la custode del culto.
Quando il consiglio prese la sua decisione, Viglis la riportò ai proprietari degli artefatti:
"Questi oggetti imprigionano l'anima di persone che un tempo erano vive. Sono rimaste imprigionate in questa forma per secoli, alcuni di loro non hanno neppure mai lasciato la forgia. I sacerdoti vi permetteranno di tenere con voi gli oggetti, ma le anime di coloro che ce lo chiederanno saranno liberate... e potranno riposare in eterno."
Lord Atharas, il mantello indossato da Kimar, fu il primo a volersi liberare di quella falsa vita nella quale aveva creduto possibile realizzare il suo sogno... tornare a varcare i confini tra i piani. Anche Bastet, la driade dello scudo di Ivan, decise che ricongiungersi con l'anima del suo compagno ucciso sarebbe stata la cosa migliore da fare. I sacerdoti prepararono il tutto per la cerimonia. "Ci sono poi il bastone di Raske e i guanti dell'assassino... - proseguì Viglis - Il consiglio ha deciso che non possiamo lasciarveli prendere. Sono oggetti troppo pericolosi, di indole malvagia e propensi al male. Li custodiremo nel tempio, affinché nessuno possa mai farne uso."

Trascorsero alcuni giorni. Kimar decise di separarsi dal gruppo. La lontananza dal suo piano di origine si faceva sentire ogni giorno di più, e oltretutto c'era Mara adesso nella sua vita. Ringraziò gli avventurieri per le esperienze vissute insieme, poi si allontanò da Wallace. Gli altri cercarono un nuovo compagno di avventure per sostituire Kimar. Al termine della giornata solo due candidati sembravano essere adeguati alle necessità del gruppo: Johanna, una avventuriera dalle forme procaci e dalle capacità quasi nulle, e un mezzelfo di nome Dewen. Alla fine decisero di prendere con loro Dewen.

L'esercito di Wallace era a tre giorni da Keremish ormai. Le vedette della città, dalle alte mura, potevano già scorgerlo avvicinarsi da est, in fondo alla pianura. "Credete che sia il caso di unirci alle forze di Sinth e assediare la città?" Domandò qualcuno. "C'è ancora tempo..." Disse un altro. "E abbiamo molte altre questioni da affrontare." Aggiunse un terzo. Discussero su cosa era più impellente fare. Scoprire che fine avevano fatto i maghi della Confraternita Arcana scampati dal crollo della Cattedrale? Indagare sull'abominevole creatura che si diceva si fosse risvegliata sotto passo Silberhorn? Alla Basilica di Sinth alcuni avventurieri erano stati appena acclamati per aver recuperato un golem di mithral e un mago in stasi temporale che si trovavano abbandonati nella cattedrale di Keremish. Forse avrebbero potuto cercare il modo di riattivare quel golem.
"Possiamo cercare i rimanenti Shard..." Suggerì Lucian. Prima di morire, Lord Atharas aveva dato loro un prezioso indizio a riguardo: grazie agli Shard tre piani di transizione erano stati fusi in uno solo. Era per questo che il livello di mana del piano era calato così drasticamente? Non si trattava dell'opera di Sinth, che sigillò i piani durante il Cataclisma? Avrebbero potuto trovare delle risposte, se in quei tre giorni avessero investigato a riguardo.
Decisero di cominciare dal secondo Shard più vicino a Keremish, a est della catena settentrionale, al limitare delle pianure di Teros. Lì dove un anno fa avevano sconfitto un lich appena risorto.

settembre 25, 2007

7.12 - Contro il vento e la sfortuna

Il vento d'ira prese forma e avanzò minaccioso verso suoi avversari mortali. Il suo corpo si disgregava e riprendeva forma continuamente, come se il vento de egli stesso evocato si divertisse a lacerare ricomporne il profilo. "Non mi aspettavo che sareste riusciti a sconfiggere i guardiani della forgia... ma non uscirete vivi da questa stanza!"

Gordianus, Kimar e Ivan si lanciarono immediatamente contro il nonmorto. Il suo corpo immateriale rendeva davvero difficile ferirlo. Ricevuti i primi colpi, la creatura spalancò le braccia come a voler abbracciare l'intera sala, ed un ciclone di venti turbinante si allargò roteando furiosamente dal suo corpo, staccando stucchi dalle pareti, piastre di marmo dai pavimenti, borchie dalle statue, detriti e sassi dai soffitti... Gordianus e Ivan furono sollevati in aria ed iniziarono a girare vorticosamente in cerchio, colpiti da ogni massa solida che era stata portata in alto dal vento. Poi il vento d'ira liberò le anime che rinchiudeva in se stesso: un guerriero armato di scimitarra scivolò in aria fino a Gordianus colpendolo con la sua scimitarra, poi un cavaliere che impugnava una lancia di luce, una guerriera armata di lancia corta, un colosso in armatura che vibrava colpi con una spada bastarda, un'arciere con il suo arco letale, un avventuriero armato di fionda magica e così via... ognuna delle anime sferrò i suoi attacchi letali e poi scomparve.
Kimar, che ancora beneficiava degli effetti dell'incantesimo libertà di movimento, non era affetto dalle raffiche di vento e quindi si muoveva veloce nella stanza volando. Colpì ancora il vento d'ira mentre Lucian si avvicinava e abbatteva su di lui tutti i suoi colpi di spada. Krison lanciò incantesimi volare e libertà di movimento sui compagni per liberarli dal tornado. Il vento d'ira rispose concentrando gli attacchi su di lui ma le immagini speculari di Krison lo protessero quel tanto che bastava a tenerlo in vita. Il nonmorto si infuriò, intensificò le raffiche di vento e sradicò colonne, intonaci e statue intere. Gli avventurieri furono travolti dalle pietre, scagliati contro le pareti, sferzati da colpi di armi taglienti che la creatura aveva rilasciato nelle spire di aria turbinante. Ivan lo raggiunse focalizzando il combattimento sul danno, e il vento d'ira si sollevò in aria, volteggiando a dodici metri d'altezza al centro del tornado che aveva generato. Le sue emanazioni raggiungevano senza problemi anche gli avventurieri che il vento trasportava via. Lucian si sollevò in volo e lo raggiunse, Ivan sfruttò il volare di Krison e fece lo stesso. Gordianus si liberò dalle spire di vento e si gettò sull'avversario con Stigma di Adamantio sguainanta, Kimar piantò i suoi artigli nel corpo inconsistente del nemico.

D'improvviso ogni vento cessò, il nonmorto ritirò in sé ogni brezza e scomparve. Krison riuscì a percepirne la presenza grazie alla magia, e notò l'ombra della creatura che si dirigeva volando velocissima nella stanza della forgia. "Non è il caso di inseguirla, - suggerì Lucian - usciamo di qui e facciamo crollare la caverna!"
Si diressero fuori sfrecciando nel cunicolo che conduceva all'accesso secondario, poi Lucian si sollevò in volo e calcolò il punto migliore da colpire con l'incantesimo terremoto per far sì che l'intera struttura collassasse su se stessa. Kimar estrasse la pergamena che aveva ricevuto da Viglis e diede un'occhiata ai simboli magici... molti erano per lui incomprensibili, ma avrebbe tentato lo stesso di recitare la formula. Stese le braccia e pronunciò le parole magiche. La pergamena si disintegrò emanando un bagliore e rilasciando una nuovola di fumo sulfureo... nient'altro!
"Aspettate! - Disse Ivan - Sarebbe possibile ottenere una nuova pergamena utilizzando uno dei desideri di Bastet?" Krison rispose pronto: "Con desiderio è possibile riavvolgere piccoli segmenti di spaziotempo e far sì che eventi recenti accadano nuovamente, per migliorarli..."
Ivan convinse lo scudo magico. Una delle gemme di Bastet si frantumò liberando il potere dell'incantesimo desiderio. Il tempo sembrò fermarsi, poi in un attimo Kimar si trovò nuovamente a leggere la formula magica scritta sulla pergamena... diede un'occhiata ai simboli magici... molti erano per lui incomprensibili, ma avrebbe tentato lo stesso di recitare la formula. Stese le braccia e pronunciò le parole magiche. La pergamena si disintegrò emanando un bagliore e rilasciando una nuovola di fumo sulfureo... nient'altro!
"Non ha funzionato..." Commentò Krison. Kimar strinse i denti per la rabbia.
"Se lasciamo libera la forgia, chissà quali catastrofi sarà in grado di creare!" Disse Ivan.
"Per non parlare del vento d'ira..." Aggiunse Gordianus.
"Dobbiamo tornare alla basilica di Sinth e ottenere una nuova pergamena di terremoto... al più presto." Concluse Lucian. Si misero immediatamente in marcia. Wallace era a due ore di marcia.

settembre 21, 2007

7.11 - Sei voci, sei golem

"Io sono Sir Lukmir Kridenor, - La voce della spada a due lame rimbombò nella stanza. Era in grado di parlare. - Chi sei tu, che rivendichi Stigma di Adamantio?"
I golem delle forge sollerono le proprie braccia e si spostarono fuori dalla loro alcova con un passo potente quasi simultameo. Le fiamme nel loro corpo vamparono alimentate nuovamente da scintille di vita soprannaturale. Gordianus si voltò con la spada in mano, tentando di spiegare la situazione al suo nuovo alleato. Sir Lukmir non sembrò convincersi del tutto, ma lo scontro era ormai imminente. "Ho paura che la mia lama non ti sarà del tutto utile contro questi avversari, ma non abbiamo tempo di pensarci." Disse la spada a due lame.

I sei golem attaccarono abbattendo colpi di metallo incandescente sugli intrusi e soffiando getti di vapore bollente, ma gli avventurieri si erano già protetti efficacemente grazie alle magie di Krison. Sconfissero un costrutto dopo l'altro, colpo dopo colpo, spaccandone il corpo ferroso a colpi di spada, finché anche l'ultimo guardiano fiammeggiante non crollò a terra. La forgia, che rombava furente nella stanza oltre quella dei tesori, emise un'esplosione di calore angosciosa quando si rese conto che tutte le sue sentinelle erano state distrutte.
Il gruppo recuperò anche il resto degli oggetti magici. Krison afferrò Raske, il bastone dell'arcimago che si gettò nella forgia per divenire immortale. "Portami fuori di qui" sibilò Raske. Kimar si avvolse del mantello di Lord Atharas, che si presentò in gran maniera. Ivan raccolse lo scudo chiamato Bastet, un cerchio di legno massiccio borchiato con metalli magici. Bastet restò in silenzio, ma quando Ivan tentò di percepirne la presenza una voce femmilile lo esortò a rimandare i convenevoli. Infine, Lucian strinse nel pugno Genésis, una pistola a tamburo che pulsava di potere sin dai singoli proiettili. "Dov'é Elnor? - gemette la pistola - Dobbiamo ritrovarlo... Troppo tempo sono rimasta prigioniera di questo luogo... Aiutami." Lucian annuì.

"Guardate!" Indicò Krison. Nella stanza della cupola, dove erano imprigionati i titani, un vento turbinante aveva iniziato a spirare con forza inaudita. Sollevava detriti e sassi, scavando nelle pareti, staccando intonaco e pezzi di marmo dal pavimento. L'ululato del vento era potente e costante. Il nonmorto stava aspettando.

settembre 20, 2007

7.10 - Ghostwall

La porta oltre la sfera degli avvertimenti era davvero protetta con dei sigilli. Dei simboli magici individuabili con individuazione del magico in grado di causare dolori atroci sugli incauti che avessero oltrepassato quella soglia. Gordianus non era in grado di disattivare quelle magie di protezione, quindi smontarono le assi che sbarravano l'apertura e aprirono il portone. Uno dopo l'altro, tutti attraversarono il passaggio. I sigilli si attivarono, ma si scoprì ben presto che erano calibrati per colpire forme di vita ben più deboli degli esponenti del gruppo.

La stanza che si apriva davanti a loro era di dimensioni inferiori a quelle precedenti, quadrata, e lungo le pareti laterali erano disposti sei minacciosi golem, tre lungo ognuno dei due muri. Le sentinelle metalliche erano altre quasi tre metri e la gabbia toracica di ognuno sembrava essere colma di materiale incandescente. Da ogni giuntura del loro corpo uscivano fumi e sbuffi di vapore, mentre il metallo attorno al ventre era chiaramente incandescente. Le fornaci nel corpo dei golem erano l'unica fonte di luce nella stanza, e tutto appariva tinto di un rosso cupo e dalle sfumature incerte.
"Sono golem delle forgie" lì informò Ivan. Avevano già incontrato uno di questi colossi. A Palaniuk, molto tempo fa. Un golem di questi stritolò tra le dita uno dei loro compagni prima che riuscissero ad abbatterlo. Da allora ne avevano fatta di strada. Ma erano comunque sei.
Davanti ad ogni golem c'era un piccolo altare di pietra. Su ogni altare di pietra, sospeso in aria dalla magia, ruotava lentamente un oggetto magico. Ma non comuni oggetti magici... artefatti. Artefatti di splendida fattura, oggetti magici meravigliosi che sicuramente possedevano un potere immenso... le rifiniture, le incisioni, il modo in cui il metallo era stato piegato... era tutto incredibilmente ben fatto, addirittura perfetto. La forgia aveva creato tutti questi oggetti... La Forgia di Ghostwall. Nutrendosi delle anime di chi si era sacrificato nella sua fornace.
"Non sono altari... - fece notare Lucian - ...Sono lapidi. Ci sono delle scritte su ogni piedistallo di pietra." Si avvicinarono tutti al primo, la scritta era incisa in Wallace. "Qui giace Sir Lukmir Kridenor" lessero. Sopra l'altare di pietra si librava una spada a due lame di metallo lucente, con elsa centrale in avorio e decori dorati di grande bellezza.
"Deve esserci anche Raske, l'arcimago di cui ci ha parlato Granak!" Intuì Lucian.
Lo trovarono infatti, l'altare di Raske esponeva un bastone magico di radica scura, abbellito con intrusioni di rame e coronato da alcuni cristalli sferici tagliati a goccia.
"Non possiamo sepperllire questi oggetti assieme alla forgia." Esclamò Ivan.
"Prendiamoli allora." Suggerì Krison. Ma era chiaro che la forgia non avrebbe permesso di essere derubata di così grandi valori senza reagire. Un campo di stasi sembrava avvolgere sia gli oggetti magici che i golem, ed era probabile che tentare di rubare un oggetto avrebbe attivato almeno uno dei guardiani. Nella peggiore delle ipotesi: tutti.
Gordianus si concentrò, nel tentativo di percepire la presenza di malvagità negli oggetti. Ne trovò una enorme quantità, ma non negli oggetti. L'unico dei sei oggetti magici che sentì essere malvagio erano un paio di guanti, Zerath c'era scritto sull'altare corrispondente. Ma fu distratto da altro: l'intera stanza sembrava avvolta in una foschia invisibile colma di odio e di rancore. "Deve essere la presenza a cui si riferiva Granak... è ancora qui."
"Afferrà Sir Lukmir, Gordianus." Suggerì Krison. "Qualsiasi cosa accada, non possiamo lasciare questi oggetti qui."
Gordianus si fece avanti e strinse l'elsa della spada doppia. Quasi simultaneamente un concentrato della malvagità che il mezzodrago aveva percepito prese forma davanti all'ingresso della sala. Una figura fumosa, vestita di abiti logori e lacerati, le cui forme evanescenti sembravano sostenute da una brezza innaturale mentre il volto cambiava lineamenti ogni secondo. Parlò con voce tonante, come se decine di anime stessero sussurrando attraverso le stesse labbra: "Abbandona il tuo intento, mortale! Noi siamo il vento d'ira che infesta queste sale. I nostri corpi straziati dalla fornace non sono rinati come artefatti, e l'incompiutezza delle nostre esistenze si è infine aggrappata a queste mura. Noi non vi lasceremo portare via i nostri tesori. Noi non avremo pietà di chi vuole portare via i nostri prigionieri."
Poi si dissolse. La sua presenza, ovviamente, era ancora nella sala.
Gli avventurieri si preparanono al peggio, armi sfoderate e incantesimi attivi. Gordianus afferrò Sir Lukmir, ed immediatamente tutti e sei i golem iniziarono a muoversi verso di loro.

settembre 17, 2007

7.09 - La forgia vivente

Si trattava di una sfera di cristallo, programmata per ripetere in eterno una immagine illusoria. Non appena Gordianus si avvicinò, la sfera si illuminò, ed apparve sopra di essa la figura evanescente di un sacerdote di Sinth, anziano, dalla lunga barba e con vesti che non si portavano più da almeno un secolo.
"Questa è la Forgia di Ghostwall. - Disse, con voce rauca e palesemente magica - Questo luogo è stato dichiarato sacrilego dalla Sacra Chiesa di Sinth. La Chiesa di Sinth ha posto dei sigilli. Nessuno che sia fedele ai dettami della Chiesa dovrà oltrepassarli. Abbandonate questo luogo. Vi dimora un male immortale ed immorale."
Gordianus esaminò i sigilli. Sembravano vecchi chiavistelli di ferro e assi di legno inchiodate al muro, niente di eccezionale. Ma decisero che prima di tornare sarebbe stato meglio riportare Eritz Burbank dalla sua signora.

La signora Burbank fu felicissima di rivedere suo marito sano e salvo. Era chiaro che né lui né i suoi sprovveduti (quanto fuori esercizio) compagni di avventura avrebbero mai tentato una nuova missione. Non a breve. Ricompensò il gruppo con un gemma zaffiro di grandissimo valore, uno dei tesori del marito quando era un abile avventuriero.
Usciti da casa di Krista e Eritz si diressero verso la basilica di Sinth, nella piazza della riunione. La basilica era un tempio di imponenza monumentale, con colonne ciclopiche che si innalzavano bianche e lucide come torri sorreggendo volte affrescate di incredibile bellezza. Una delle custodi del culto, la diacona Viglis, ascoltò il loro rapporto riguardo la forgia e li invitò a seguirla presso la torre della biblioteca. Su alcuni vecchi tomi scoprirono molti dettagli riguardo la forgia. Quel luogo avrebbe dovuto essere inerte e dormiente, ed i titani avrebbero dovuto sorvegliarlo per conto della chiesa. Viglis consigliò loro di chiedere a Granak, un mezzorco chierico che, secondo le note del libro, fu l'ultimo a ispezionare la forgia sessant'anni fa.

Granak era ancora vivo. Lo trovarono a spaccare legna, nonostante la veneranda età, e servito da una servitù molto ben educata. Invitò tutti a cena, e raccontò loro di Raske l'arcimago, una delle anime intrappolate nella forgia. "Quella forgia è un artefatto maledetto... Si nutre di anime per creare potentissimi artefatti... ma l'ultima volta che scesi lì sotto, c'era ben più che una fucina magica... le anime di tutte le persone bruciate nel magma si erano come aggrappate al luogo della loro morte, alle mura, alle colonne... una terribile presenza risiede laggiù!"
Secondo Granak l'unica soluzione era far crollare la montagna sulla forgia, seppellirla per sempre. Se la forgia si era rianimata, poteva significare solo una cosa: il ritorno di Hyssiris a Wallace. "Noi abbiamo affrontato un suo servitore..." Ricordò Lucian, riferendosi a Lobas. Granak aveva visto bene. Un emissario di Hyssiris era rinato in città. La forgia lo aveva percepito, e si era riattivata.
"Tornate da Viglis, fatevi dare una pergamena di terremoto. E un potente incantesimo. Scendete laggiù e distruggete ogni cosa, così che nessuno mai possa far più uso della forgia."

Viglis diede loro anche delle pergamene di teletrasporto, per poter fuggire e non restare sepolti lì sotto. Ottenuta l'autorizzazione a distruggere quella caverna, gli avventurieri si diressero di nuovo verso l'ingresso della forgia.

settembre 16, 2007

7.08 - In soccorso e in pericolo

Nonostante Keremish fosse in mano ad oscure forze extraplanari, gli avventurieri decisero di cercare avventura altrove. Probabilmente la notizia che l'esercito di Wallace sarebbe giunto ad assediare la loro città solo fra un mese li aveva rasserenati. O forse pensavano di avere un mese di tempo per recuperare qualche articolo di equipaggiamento magico. La leggerezza si sa, alberga volentieri nel cuore degli avventurieri. In ogni caso, giunti a Wallace, la capitale del regno, la famosa "Città di Sinth", si misero immediatamente alla ricerca di un lavoretto per avventurieri esperti. L'offerta non era molto vasta: la gran maggioranza delle richieste erano per lavori troppo semplici, che rendevano poco e potevano essere risolti anche da mercenari di bassa lega. Ben poche persone hanno bisogno di uccidere un drago, e se anche ne avessero bisogno, ben poche persone possono permetterselo. Comunque, nessuno di loro aveva voglia di perdere tempo sterminando coboldi. Dopo un'accurata selezione, si rivolsero ad una donna, Krisia*, moglie di un avventuriero che sembava scomparso durante l'esplorazione di un labirinto sotterraneo nei pressi della città.

Krisia si fece entrare in casa, una villa di piccole dimensioni nel quartiere del municipio. Offrì loro qualcosa da bere e raccontò di suo marito, un bardo di nome Eritz* che una volta era stato un grande avventuriero. Alcuni suoi amici di vecchia data lo avevano convinto ad imbracciare di nuovo le armi e seguirli nell'esplorazione di alcune vecchie rovine sotterranee dalle quali era possibile tirar fuori una gran quantità di tesori. Gli amici avevano chiamato quel posto "il grande ossario", e l'ingresso si trovava a nordest di Wallace, nascosto all'ombra di una collina. Krisia aveva atteso una settimana, poi c'era stato un crollo causato da un piccolo terremoto nella zona, e allora si era convinta a chiedere aiuto: vuole che gli avventurieri recuperino Eritz e lo riportino a casa. Lei e suo marito sono abbastanza ricchi da pagarli il giusto, e comunque se Eritz non è tornato, significa che quel posto non è da principianti del mestiere.

Il gruppo partì appena pronto. L'ingresso sembrava circondato da transenne e staccionate aggredite da piante rampicanti, sterpaglie e rovi. Entrarono e si resero immediatamente conto che doveva trattarsi di un cunicolo secondario di uscita, non dell'ingresso principale. Il crollo non sembrava averlo coinvolto, ma poteva aver chiuso l'ingresso principale, forse proprio mentre Eritz ed i suoi compagni stavano tentando di uscire da lì.
ZING! Gordianus inciampò su un cavo metallico sottile e teso. Una serie di meccanismi si mise in moto ed un tronco rotolò giù dall'alto del corridoio travolgendoli tutti. I più agili riuscirono ad evitarlo, gli latri si rialzarono doloranti.
"Niente trappole, eh?" Domandò Lucian.
Gordianus fece spallucce. La sua capacità di individuarle non era granché.
Per questo, dopo quella, ne calpestarono diverse altre. Una trappola esplosiva, una folgorante, una parete che li schiacciò contro il muro spezzando loro le ossa. Sopravvissero grazie alle magie curative di Kimar e alle pozioni magiche, ma il tragitto li stava mettendo a dura prova.
Poi, in fondo ad una scalinata, sentirono una voce chiamarli: "Ehiiii! C'è nessuno? Abbiamo bisogno di aiuto! Ci sono dei feriti, vi prego aiutateci!"
Si trattava di Eritz. I suoi compagni erano gravemente feriti e lui era esausto, non riusciva più a lenire magicamente le loro ferite. "Abbiamo tentato di uscire dall'ingresso principale, ma non ci siamo riusciti. Appena abbiamo spostato qualche roccia, il condotto è collassato su di noi. I miei due compagni sono stati travolti dalle pietre, ho impiegato tutto il giorno a dissotterrarli, quindi li ho trascinati qui..."
"Tranquillo Eritz, ci manda tua moglie." Gli disse Lucian.
Curarono i feriti quel tanto che bastava a stabilizzare le loro ferite, poi rivolsero la loro attenzione alla stanza che si apriva poco oltre. "Abbiamo visto cosa c'era più avanti... e ci siamo accordati sul fatto che qualunque tesoro ci fosse stato lì dentro, non avremmo rischiato la vita!" Aggiunse il bardo mentre il gruppo andava a controllare di persona.

Una stanza ampissima e di forma vagamente circolare si apriva oltre un arco di pietra. Colonnati possenti ne sorreggevano la porta. Il pavimento era ben lastricato, le volte stuccate. Sembrava l'ingresso ad un qualche luogo di culto, anche se non era chiaro di cosa si trattasse. In fondo alla stanza c'era una porta di legno, rinforzata con borchie metalliche arruginite. Ma ai lati della porta, la visione avrebbe scoraggiato chiunque a proseguire. Due enormi titani, giganti di fattezza umana e di grandissimo potere, erano incantenati in piedi al muro. Uno ad ogni lato della porta. Le loro teste toccavano il soffitto, i loro capelli erano lunghi, le loro barbe trascurate. Sembravano essere lì incantenati da anni. Eppure erano vivi: respiravano lentamente, gli occhi spenti e socchiusi, la testa china. Per braccia e caviglie erano ancorati alla parete, come crocefissi in piedi, storditi da una qualche forza magica.
"Sono titani!" Li riconobbe Krison. Esseri extraplanari, ma di indole benevola e altruista.
Il mago si avvicinò alla porta di legno, mentre la tensione per ciò che sarebbe successo saliva sempre di più. Spinse la porta, che si aprì cigolando. Nel mezzo della sala successiva, brillava un oggetto magico.

settembre 12, 2007

7.07 - Il rispettabile signor Kalifar

"La tua coscienza è macchiata, Gordianus! Ombre nere si agitano nella tua anima, più volte hai ceduto all'ira e molti innocenti sono caduti sotto la tua lama..." La Gran Sacerdotessa di Wallace aveva percepito che nel cuore del mezzodrago c'era superficialità, e gli aveva consigliato di rivolgersi alla chiesa per una espiazione.

La lama di Gordianus si abbatté sulle guardie personali di Edgar abbattendole senza rimorsi. Mercenari, non erano altro, pagati per fare il loro lavoro. Ivan e gli altri fecero lo stesso, liberandosi di quei soldati in pochi colpi di arma. A quanto pareva Teg Maine e il vampiro si stavano confrontando a bordo della chiatta levitante mentre la nave prendeva quota. Quando gli avventurieri si furono liberati di tutti i soldati, si accorsero che un altro disco levitante stava salendo... probabilmente anche la milizia dell'aerodromo stava accorrendo. Kimar era già volato all'altezza della chiatta e stava assistendo allo scontro tra Edgar e Teg. Il ladro colpì con forza il vampiro spingendolo fuori dal veivolo. Edgar precipitò sulla piattaforma di attracco rotolando per diversi metri. Ancora stordito per il colpo, si rese conto di essere circondato dagli avventurieri e dalle guardie aeroportuali appena giunte.
"Deponete le armi! Avete violato i confini di un'area riservata!" Gridò il capo della pattuglia, mentre le altre guardie avanzavano con le alabarde in pugno. Ma Edgar spalancò le ali e irradiò l'area con una potente emanazione soprannaturale di terrore. I soldati si allontanarono terrorizzati, mentre Edgar lentamente riguadagnava le forze nutrendosi della paura delle sue vittime. Gordianus però era immune alla paura. Prima che Edgar rigenerasse completamente le sue ferite, scattò in avanti colpendolo con poderosi fendenti di spada. Ivan non aspettava che un segnale del genere: si mosse rapidamente abbattendo la sua lama contro il vampiro finché non lo vide rotolare a terra privo di vita.
Il corpo di Edgar mutò in una nuvola di vapore rosso che spiraleggiò in alto e poi si allontanò nel cielo notturno. "La seguo!" Disse Kimar, spalancando le ali e lanciandosi in volo dietro il vapore.
Nel frattempo il vascello con a bordo Teg Maine si allontanava nel buio.

Le guardie, ripresesi dall'effetto della paura, raccolsero le armi e si strinsero in cerchio attorno agli avventurieri. Condussero gli avventurieri presso la caserma aeroportuale e li interrogarono per oltre due ore. A quanto pareva, Edgar Kalifar era un onorato e conosciuto cittadino di Fluvia. Secondo il capitano Edgar aveva offerto aiuto ai soldati dell'aerodromo nel tentativo di catturare Teg Maine, un pericoloso assassino. A nulla servì raccontare che Edgar era un vampiro, né che a Keremish era uno degli ufficiali del teschio cremisi. "Quello che Edgar fa al di fuori di Fluvia non ci interessa, questa è una città stato indipendente e nel nostro territorio il signor Kalifar è considerato un benefattore e un filantropo. Voi invece avete ostacolato le operazioni di cattura di un pericoloso assassino e siete stati visti mentre attentavate alla sua vita!"
"Ma Edgar Kalifar è un vampiro!" Replicò Lucian.
"Lo sappiamo! Ma non ha mai fatto del male a nessuno, qui. E questo non vi dà il diritto di attaccarlo senza motivo. Se anche voi stesse ricercando Edgar per crimini commessi altrove, siete solo avventurieri e non avete alcuna autorità."
Il capitano delle guardie rilasciò il gruppo solo quando si rese conto che erano stati i soldati di Edgar ad attaccare per primi, ma era chiaro che non vedeva l'ora di trovare una scusa per sbatterli in cella per sempre. Intanto, tolse loro i documenti temporanei.

Kimar raggiunse il resto del gruppo appena fuori dalla caserma dell'aerodromo. Aveva seguito la nebbia fino ad una lussuosa villa presso il confine nord della città. Villa Kalifar.
Privati del permesso di soggiorno però, furono costretti ad abbandonare la città.