novembre 09, 2007

7.20 - Il caleidoscopio delle realtà

La cascata era un'illusione. La cascata, il ruscello, il laghetto, il bosco di arbusti verdi... tutto era un'illusione. La caverna nella quale erano entrati era completamente imbevuta del potere dell'artefatto di Hyssiris che stavano cercando. Un'illusione caleidoscopica, scatole cinesi di illusioni una dentro l'altra che generavano una realtà dentro l'altra. Nessuno di coloro che si era avvicinato a quella radura negli ultimi anni ne era uscito vivo. Chiuso all'interno di chissà quale falsa realtà aveva continuato a vivere normalmente. Dormiva, e l'illusione gli faceva credere che dormisse. Mangiava, e l'illusione gli faceva credere che masticasse del cibo vero. I loro corpi erano tutti ammucchiati nella caverna, morti senza nemmeno rendersi conto di quello che era successo, i più recenti avevano un sorriso sereno in volto... si erano addormentati ed erano morti di fame senza nemmeno sentire lo stomaco, cullati dall'illusione di aver mangiato a sazietà.
Nessuno degli avventurieri si era accolto di nulla, avrebbero continuato a vagare nella radura alla ricerca di un ingresso... ed erano già all'interno della caverna. Già vittime dell'artefatto. Lasciarono la radura con un teletrasporto, e l'artefatto ricreò l'effetto del teletrasporto, fece sognare loro di essere altrove, di essere a Wallace, tra la gente. Pescò dalle loro menti, generò una falsa città davanti ai loro occhi e falsi rumori giunsero alle loro orecchie. Dewen vide una madre salutare suo figlio che partiva per il fronte. Aveva già visto la stessa medesima scena, aveva già udito le stesse medesime parole... ma non si accorse dell'inganno.
Poi rividero quell'elfo.
Un elfo dal viso giovane, dallo sguardo vuoto, con le orbite spalancate e le pupille vivide. Nudo. Lo avevano sorpreso a lavarsi nella cascata della radura. Poi cose strane si susseguirono... una sensazione di essere osservati, strani occhi che comparivano sul profilo di rocce e di alberi, ombre che si muovevano in modo strano. E l'elfo che ritornava di tanto in tanto, osservando silenziosamente cosa stavano facendo quegli ospiti inattesi, forse le ennesime vittime che assisteva nel morire beate avvolte nel potere dell'artefatto. Quando Lucian chiese alla sua arma magica, Genèsis, di descrivere la realtà attorno a loro, la pistola artefatto descrisse una realtà ben diversa da quella che percepivano i loro occhi: una lugubre caverna cosparsa di cadaveri, il pavimento pieno di corpi putrefatti, decine di altri appoggiati alle stalagmiti, altri ancora erano appesi al soffitto con filamenti stoppacciosi e i vermi che scavavano nella loro pelle precipitavano sugli avventurieri che non riuscivano nemmeno a sentirli camminare lungo il corpo.
Dopo aver usato il teletrasporto pensavano di essere usciti.
Poi rividero quell'elfo.
Il terrore li assalì. Come potevano uscirne? Sarebbero morti in quella caverna senza nemmeno accorgersi di essere lì, nel buio, nell'oscurità. Ivan ipotizzò una soluzione: utilizzare uno degli incantesimi desiderio conservati nel scudo per rompere l'incantesimo, per usufruire degli effetti di una visione del vero e riuscire a vedere cosa stava accadendo, per superare il velo delle illusioni. Così fu fatto. Ivan guidò gli altri attraverso l'illusione, fuggirono dalla caverna, dalla radura illusoria, dallo sguardo inquietante dell'elfo e dal potere di quell'artefatto... per non tornarvi mai più.

2 commenti:

Unknown ha detto...

io aggiungerei un "forse" nel finale

Bigio ha detto...

ahaha :D
..."forse" non ne siete neppure mai usciti! ...ci avevi pensato?