luglio 29, 2007

6.19 - Invito senza possibilità di rifiuto

Mentre Lucian e Kimar si intrufolavano per i vicoli di Keremish seguendo le tracce di Teg Maine e dei soldati che stavano trasportando la cassa dei tesori, il carro-prigione attraversava la via maestra della città circondata da un nutrito corpo di guardia e accompagnata a Golmore e dall'ufficiale vampiro, entrambi a cavallo.
Molte delle persone esprimevano apertamente la propria opinione riguardo l'ennesima cattura di eversivi nei confronti della dittatura militare. Chi era a favore non risparmiava insulti nei confronti del regime oppressivo, e gridava che il Duca riprendesse il controllo di Keremish. Molti altri però esultavano per l'ennesimo successo dell'Ordine del Teschio Cremisi. Gordianus, Ivan e Krison (la cui cintura maledetta era stata confiscata con il resto dell'equipaggiamento) incrociavano gli sguardia volte rabbiosi a volte sfiduciati dei cittadini. Akramil sbuffava spazientito.
Il carro-prigione attraversò il lungo ponte e giunse alla fortezza ducale, laddove un compiaciuto Gruveth sembrava ansioso di sbatterli in cella.
"Con calma, Gruveth. - lo ammonì il generale - Il comandante vuole che assistano all'esecuzione di oggi." Gli avventurieri sapevano che Gruveth faceva parte delle Mantidi Assassine, e tentarono di smascherarlo muovendo accuse. Quello di cui non si erano ancora resi conto, era che le Mantidi Assassine erano complici della cospirazione e alleate dell'attuale potere. Furono spinti nel giardino interno del castello, dove un palco era già stato allestito per una impiccagione multipla. Cinque cappi da forca penzolavano da uno spalto, e una folla si accalcava attorno ad esso, incitando i boia ad entrare in scena.

Nel frattempo Kimar e Lucian avevano seguito Teg Maine attraverso uno dei traboule segreti ed erano finiti in un giardino nascosto che terminava su una scogliera a spiovente sul mare. Da lì era possibile vedere la fortezza, il porto ed uno splendido panorama... Ma non c'erano altre vie. Teg Maine si fermò sul bordo del precipizio, lasciandosi spettinare dalla brezza. Sollevò una mano ed iniziò a tracciare simboli magici nell'aria. Lucian e Kimar tentarono di memorizzarla, ma era troppo lunga. Al termine, una strada di ghiaccio si formò partendo dal bordo del giardino e scendendo a spirale verso il basso. Teg e le guardie spinsero la cassa sulla strada di ghiaccio e scesero velocemente. Non appena fu sicuro, Lucian e Kimar si sollevarono in volo per vedere fin dove scendeva la strada. Un muro illusorio proteggeva l'ingresso ad un covo segreto situato a metà strada tra il mare e la sommità della parete di roccia. La strada di ghiaccio terminava lì. Pian piano si sciolse e crollò già, finendo in mare, rendendo il passaggio di nuovo completamente invisibile.
"Forse abbiamo trovato il covo delle Mantidi Notturne! - Disse Lucian - Dobbiamo dirlo agli altri." Si sollevò in alto volando verso la fortezza, seguito dai poderosi colpi d'ala di Kimar.

Gli altri nel frattempo, circondati ognuno da quattro guardie armate di alabarda, assistevano silenziosi alla scena. Dietro di loro, Golmore si era sistemato a godere dell'esecuzione in programma. Furono fatti entrare cinque prigionieri, tra i quali c'era anche Bree, la custode del culto di Sinth. Gli altri quattro erano sue ancelle e servitori.
Appena Bree salì sul palco delle esecuzioni, la folla esplose in un boato delirante di approvazioni. Sembrava di essere circondati da invasati. "A morte! A morte!" Gridavano agitando i pugni in aria. C'erano nobili e contadini, artigiani e persone comuni. Tutti però sembravano rapiti dall'estasi del sangue, volevano solo vedere la morte, come bruciati da un odio ribollente che mai si era impossessato prima di loro. Le guardie lungo le mura non intervenivano, lasciavano che la folla scagliasse pietre e insulti sui prigionieri, tentando di fratturare loro qualche osso prima che fossero appesi per il collo. Sembrava che avessero ricevuto ordine di non intervenire se non fosse stato strettamente necessario.
Poi si udì un grido strozzato. Tutti guardarono verso l'alto. Sulle mura c'era un guardinal che afferrata una delle guardie la scagliava oltre i merli esterni, facendola precipitare per centinaia di metri fino in mare. Kimar! E sempre sulle mura apparve anche Lucian, che con precisi colpi di spada abbatteva un soldato dopo l'altro.
"Non dovevi farci scoprire!" Gridò il mezzelfo all'avoral. Ma Kimar non aveva saputo fare di meglio. Ed ora numerosi altri soldati uscivano dalle porte laterali della caserma per raggiungere gli intrusi sulle mura di cinta. Golmore si mosse in avanti, e notò che le guardie non avevano speranza contro il mezzelfo.
"Penso io a lui!" Disse, e puntò la sua mano in direzione di Lucian. Intrappolato da un sinistro incantesimo di charme, Lucian sentì l'incontrollabile desiderio di confrontarsi con il creepian, che lo invitava a scendere nel giardino interno. "Fatti sotto!" Lo intimava Golmore. "No, Lucian!" Gridò Kimar tentando di trattenerlo. Ma il mezzelfo fu più rapido e balzò giù dalle mura scagliandosi contro il mietitore con tutta la sua furia.
"E' il momento!" Disse Gordianus. Voltandosi verso una guardia la colpì con gli artigli e poi con il possente morso, liberandosene. Ma nonostante i suoi compagni tentassero di fare lo stesso, non erano muniti di armi naturali e le guardie sedarono facilmente i loro tentativi di fuga. Akramil fu colpito con il calcio di un'alabarda e stamazzò a terra. Anche Krison fu ridotto i fin di vita e dovette arrendersi. L'unico che sembrava inarrestabile era Lucian, che continuava a sferzare Golmore con rabbia. Ma il mietitore stava avendo la meglio: i colpi di tenebrosa oltre ad aprire profonde ferite sul corpo del ranger, lo indebolivano progressivamente privandolo di vigore e forza vitale. Kimar planò sulla folla tentando di attirare la falce su di sé, ma Golmore sapeva benissimo che Lucian avrebbe avuto la peggio contro la sua terribile arma.

Inaspettatamente, fu proprio il Duca a mettere fine ai combattimenti.

luglio 25, 2007

6.18 - Armi a terra

Fuori dalla Cattedrale, Lucian e Kimar osservavano l'evolversi degli eventi nascosti all'ingresso di uno dei traboule segreti che si apriva sulla piazza del sacrario. Una trentina di soldati dell'Ordine del Teschio Cremisi era schierato attorno ad una sontuosa carrozza trainata da sue sinistre bestie magiche: dei muscolosi cavalli a due teste le cui fauci ospitavano denti aguzzi e aghiformi. I soldati attendevano sull'attenti, alabarde sollevate, allineati lì attorno.
Golmore uscì dalla Cattedrale e scese lentamente la scalinata. Passò tra le file di mercenari fino a giungere presso la diligenza. Parlò con qualcuno attraverso lo sportello aperto. Né Lucian né Kimar riuscirono a distinguere con chi. Infine una scaletta metallica si estese da sotto lo sportello e Teg Maine ne uscì trascinandosi dietro il mantello nero.
I due salutarono qualcuno ancora all'interno, poi risalirono la scalinata, soffermandosi al di sotto delle imponenti statue di marmo bianco che delimitavano il sacrario, come se stessero attendendo qualcosa. O qualcuno. La carrozza trainata dai mostri si allontanò dalla piazza, non prima che uno dei due cavalli bicefali avesse strappato un braccio con un morso alla guardia più disattenta.

"Dobbiamo entrare in azione! - Disse Kimar - Hai sentito cosa dicono le persone? Un drago sta sfidando degli eversivi all'interno del tempio! I nostri amici sono in grave pericolo."
Lucian sapeva che se lì dentro ci fosse stato davvero un drago in grado di tener testa a Krisonna, Gordianus e Ivan, probabilmente rimanere fuori ad aspettare sarebbe stata la soluzione più saggia. Ma Kimar insisteva, e ad un certo punto suggerì qualcosa su cui anche il mezzelfo si trovò d'accordo: dovevano almeno scoprire cosa stava accadendo là dentro. E per farlo, sarebbero dovuti entrare.
"Non dalla porta principale... O dalla vetrata... - Propose Lucian lanciando un'occhiata al rosone centrale della chiesa, inesorabilmente sfondato - Entriamo dal retro. Ci sono numerosi ingressi che permettono l'accesso alla zona conventuale, dove si trovano le celle degli accoliti, la biblioteca e le altre strutture. Dovrebbero essere deserte e vista l'attenzione che il drago sta attirando sarà facile entrare senza essere visti."
Uscirono dal traboule e si infilarono tra la gente che, stretta ai margini della piazza, si affollava curiosa di quello che stava accadendo. Attraverso le vetrate policrome della cattedrale era possibile scorgere imponenti ali di drago che si sollevavano e si abbassavano. La folla sembrava nel contempo terrorizzata e attratta da uno spettacolo simile. Lucian e Kimar attraversarono la piazza senza essere notati da nessuno, e imboccarono una delle vie laterali al tempio. Poche centinaia di metri dopo si apriva sul muro dell'edificio un'apertura, all'interno della quale si trovava un portoncino in legno massiccio, naturalmente chiuso a chiave.
Kimar lanciò un silenzio sulla porta.
Senza emettere il minimo rumore, i due scardinarono il portincino con una spallata. La porta crollò all'interno, sollevando polvere ma senza che alcun suono si sollevasse. Entrarono, poi Lucian poggiò nuovamente l'anta al suo posto, in modo che nessuno si accorgesse che fosse stata divelta. Percorsero i corridoi deserti il più velocemente e silenziosamente possibile, finché non giunsero alla porta della sacrestia. Attraverso la stanza, guardando oltre la porta aperta sull'altro lato che dava sulla sala delle cerimonie, videro il drago. Un drago dalle scaglie perlacee con il ventre rosso sangue. La testa e il dorso erano percorsi da spine nere. "Arrendetevi! - tuonò, rivolto verso i quattro avventurieri che si trovavano di fronte a lui - Ve lo intimo per l'ultima volta. Se solleverete le spade contro di me, non avrò pietà di voi, nemmeno se mi supplicherete."

Gordianus guardò in direzione di Krisonna, che volteggiava invisibile da qualche parte nella stanza. Il drago comunque, era in grado di vederla. Il paladino gettò l'arma a terra. La maga tornò visibile e planò verso il pavimento. Akramil lasciò andare la pistola, Ivan si arrese. Le guardie si avvicinarono ai prigionieri e rimossero tutte le loro armi.
"Togliete loro anche i simboli sacri, le componenti degli incantesimi... e gli zaini." Suggerì il drago. Gordianus ruggì mentre le guardie timorose si avvicinavano a spogliarlo. Su suggerimento del loro comandante, tolsero loro ogni oggetto magico, lasciandoli senza armi, armature e equipaggiamento. "Apri quello scrigno." Ordinò il comandante a Gordianus, indicando lo scrigno metallico e levitante nel quale avevano riposto il tesoro della nave recuperato a Dunak Fird. I soldati gettarono nel forziere anche l'equipaggiamento rimosso ai prigionieri.
Il vampiro quindi tornò alla sua forma umana. Raccolse il mantello da terra e fece cenno ai soldati di portare i prigionieri fuori. "Muovetevi!" Ordinarono i soldati, spingendoli con le alabarde. I quattro prigionieri furono scortati fuori dalla sala, verso il sacrario.

"Hanno messo l'equipaggiamento in quella cassa... - Notò Lucian - Ma chi è quell'elfo dalla pelle nera?" Kimar scosse la testa. Le guardie abbandonarono la sala. Solo due di loro rimasero ai lati della porta. Lucian e Kimar si spostarono verso l'interno in modo da osservare senza essere visti. Videro Golmore e Teg Maine sorridere beffardamente mentre i prigionieri passavano davanti a loro. Un carro di trasporto per prigionieri li stava aspettando. Una specie di gabbia di robusto ferro montata su quattro ruote e trainata da due ronzini. "Nuovi prigionieri per la gora del riposo eterno!" Sghignazzò il vecchio cocchiere. Ma fu subito contraddetto dal generale vampiro: "No, questi prigionieri vanno portati alla fortezza ducale, la nostra signora ha un piano differente per loro. Assisteranno all'esecuzione di oggi. Ora vai."
Il carro si mosse scricchiolante.
Nel frattempo Teg Maine ed alcuni soldati si allontanavano spingendo il forziere metallico, ed imboccavano uno dei vicoli. Golmore e il generale salirono a cavallo e seguirono il carro dei prigionieri, assieme a tutte le altre guardie. "Voglio quattro soldati a guardia dell'ingresso, e turni di guardia ininterrotti lungo tutto il perimetro." Ordinò il vampiro prima di far schioccare le redini e allontanarsi.

"Dobbiamo uscire di qui prima che le guardie ci scoprano." Suggerì Lucian.
"E poi?" Domandò Kimar.
"E poi seguireno il forziere. Dobbiamo sapere dove lo stanno portando."
"Ma i nostri compagni sono in pericolo!" Esclamò l'avoral.
"Sappiamo dove li stanno portando... Il forziere invece no. Li raggiungeremo dopo." Concluse il mezzelfo, correndo indietro verso il portone che avevano sfondato. Con molti dubbi nel cuore, il guardinal lo seguì.

luglio 18, 2007

6.17 - La trappola

Raggiunsero con il teletrasporto la zona dei sotterranei del tempio, prima dell'igresso al complesso delle catacombe dove era stato rinvenuto lo Shard. Spingendo la cassa di metallo contenente il tesoro, salirono la scalinata ritrovandosi a precorrere i silenziosi corridoi del tempio. Quando giunsero di fronte alla grande sala delle cerimonie, si accorsero che era deserta.
La grande sala era una enorme stanza a cinque navate solcata da quattro file di imponenti colonnati. La statua della dea Sinth, placcata in oro e illuminata da luci danzanti perenni che si muovevano attorno all'altare, occupava l'abside alle spalle della zona cerimoniale. Là dove una volta erano disposte innumerevoli file di panche per assistere alle cerimonie, ultimamente erano stati disposti dei rifugi di emergenza per tutte le persone che avevano chiesto protezione al tempio durante il periodo di regime militare proclamato dal Duca.
Ma non c'era traccia né dei rifugiati, né dei sacerdoti. Forse la città era stata liberata? Era più facile che i militari avessero arrestato tutti. Mentre il gruppo avanzava nella stanza, una voce irruppe nel silenzio: "Fermi dove siete!"

Rompendo un incantesimo di illusione, una trentina di soldati dell'Ordine del Teschio Cremisi, l'attuale corpo militare di Keremish, comparve ai lati della stanza. Altre due dozzine di soldati uscirono dall'occultamento magico con le balestre puntate, dalle balconate nobiliari al primo piano. Golmore e uno degli ufficiali di Zark si fecero avanti, bloccando la grande porta d'ingresso.
"Gliel'avevo detto generale che tenere sott'occhio il tempio avrebbe infine condotto a dei risultati." Si compiacque il mietitore, avvolto in un insolito mantello nero. Il suo sguardo vuoto e soprannaturale, tipico dei Creepian, squadrava con disprezzo gli avventurieri caduti nella trappola. Il generale sorrise, mostrando i canini da vampiro.
Gli avventurieri sapevano che tra gli ufficiali dell'Ordine Cremisi c'era un vampiro. Lo avevano visto sottomettersi a Zark quando questi aveva reclamato il comando dell'ordine. Poi lo avevano incontrato ancora, presso le tende degli ufficiali nell'accampamento oltre le mura a est.
"Avvertirò personalmente il comandante Zark della cattura. Occupatevi voi dei prigionieri." Disse il Creepian, e tirandosi dietro il mantello nero varcò la piccola porta che conduceva al sacrario esterno. Il generale vampiro si fece subito avanti: "Deponete le armi, i simboli sacri e le componenti degli incantesimi... e non vi sarà fatto alcun male."

Krisonna stringeva nel pugno una pergamena di teletrasporto. Meglio la fuga che la resa. Iniziò a parlarne ad alta voce con gli altri. La discussione andava per le lunghe e nel frattempo tutti i balestrieri avevano capito di dover mirare alla maga, per crivellarla di dardi non appena avesse pronunciaro mezza parola magica. "Arrendetevi! - Gridò ancora il generale, spazientito. - Abbiamo previsto la vostra capacità di teletrasportarvi, ci state sottovalutando. La vostra unica via di salvezza è deporre le armi e consegnarvi."
Akramil era molto propenso ad assecondare il generale, ma Krisonna non volle saperne. Sollevò la pergamena e tentò di recitare la formula, ma in quell'istante dai suoi polmoni non uscì aria. Una decina di dardi le aveva trapassato il torace. Ivan e Gordianus sfoderarono le armi. Akramil, terrorizzato, estrasse la pistola.
"Uccideteli!" Tuonò il generale, restando in disparte.

Una marea di soldati si strinse addosso ai quattro avventurieri, caricandoli con le alabarde mentre dall'alto piovevano dardi di balestra. Krisonna, già ferita gravemente, diede precedenza ad incantesimi di protezione per evitare di essere colpita a morte. Dopo essersi avvolta di protezioni magiche, divenne invisibile. Ivan e Gordianus invece iniziarono a massacrare i soldati. Quasi ad ogni colpo di spada del paladino, uno di loro volava in aria sventrato o cadeva a terra ferito a morte. La lama del guerriero non era da meno, tranciando armature e carne nel medesimo istante. Akramil dal canto suo invocò l'oscurità su di sé, un trucchetto magico che tutti gli elfi scuri conoscevano. Nell'area di penombra magica i nemici avevano difficoltà ad intravederlo, mentre lui grazie alla sua vista soprannaturale, era in grado di distinguere le persone come fossero in piena luce. Fece fuoco con la sua pistola, uccidendo una delle guardie. Il soldato cadde a terra e l'elmo gli rotolò via dalla faccia. Era un giovane umano, probabilmente una recluta... ma il drow non aveva coscienza a riguardo.
Gordianus soffiò verso la balconata. Cristallizzati dal cono di freddo caustico una manciata di mercenari crollarono a terra morti. Uno di loro si ribaltò oltre la balaustra schiantandosi a terra con fragore. Krisonna, dall'alto, scagliava palle di fuoco sui soldati più distanti, incenerendoli.
"Basta!!! - Gridò il generale d'un tratto. - Tutto questo è solo uno spreco di buoni soldati, una inutile carneficina. Fatevi da parte. Penserò io a loro."

Così dicendo si tolse il mantello e lo gettò di lato. Sotto di esso indossava una imponente armatura completa forgiata con placche rosse come il sangue. Nessuna arma pendeva dalla sua cintura. Invece, i suoi guanti d'arme rivestivano le dita fino all'ultima falange, terminando con appuntiti artigli metallici neri. "Avanti... Fatevi sotto."
Ivan e Gordianus partirono in carica. Ma i colpi delle loro armi difficilmente riuscivano a penetrare la potente corazza scarlatta del vampiro. Allo stesso modo, le magie di Krisonna ed i proiettili sparati da Akramil non sembravano avere alcun effetto. Dopo aver subito un paio di devastanti colpi di spada da Ivan, il generale afferrò il guerriero in una morsa d'acciaio e sfoderati i canini glieli affondò nel collo. Lentamente la linfa vitale di Ivan scivolava via nelle fauci del vampiro. Gordianus e Krisonna tentarono di intervenire, ma il loro avversario sembrava in grado di deflettere gli attacchi e contemporaneamente tenere stretto il loro compagno. Poi Gordianus si gettò sul vampiro e tentò di fargli mollare la presa. In uno sforzo congiunto, Ivan si strappò di dosso le zanne dell'avversario e voltandosi di colpo assestò su di lui un poderoso fendente.
Il vampiro scivolò indietro inginocchiandosi.
"E va bene... Ho voluto giocare con voi per un po', ma evidentemente vi stavo sottovalutando. Adesso è il momento di fare sul serio. Se non vi arrenderete... morirete!"
La figura del generale iniziò a gonfiarsi e contorcersi, l'armatura si fuse con il suo corpo, il colore della sua pelle virò verso il bianco perlaceo, poi striature di rosso cadmio si estesero lungo il ventre mentre le dimensioni aumentavano e aumentavano. Infine, delle enormi ali si estesero dalla sua schiena, ali da pipistrello, ali da demone... ali da drago.

luglio 17, 2007

6.16 - L'angelo della rovina

Quando la luce si dissolse, tutti si aspettavano che l'angelo della vendetta si fosse dissolto nel nulla. Ma non era così. Il suo corpo era esploso, rilasciando d'un colpo tutta l'energia luminosa di cui era imbevuto. La sua grande spada e l'armatura erano crollati a terra. Ma qualcosa era rimasto in aria. Una figura devastata dall'esplosione, con lembi di pelle e carne che smembrati si allungavano nell'aria, avvolti da sangue rinsecchito e bruciato. Le ali si erano trasformate in ossa scheletriche avvolte da pelle lacerata. I bulbi oculari sembravano voler schizzare via dal cranio, i lineamenti facciali erano sfibrati e stracciati.
Il mostro si lanciò su Ivan e Gordianus sferzandoli sia con gli artigli che con le ali.
La massa di carni spezzettante e decadenti che avvolgevano le ossa dell'angelo si spargevano nell'aria ad ogni movimento, quasi intossicando la zona attorno a lui. Le ferite che apriva sui corpi dei due avventurieri sembravano marcire a velocità accelerata, allargandosi e sanguinando ancora di più del previsto.
"Dobbiamo ucciderlo al più presto!" Gridò Ivan.
Gordianus non aveva intenzione di fare altrimenti. Lo attaccarono simultaneamente colpendolo con tutta la loro forza. Le ossa dell'angelo si frantumarono e la carne si lacerò definitivamente. L'essere emise un ultimo grido, poi roteò precipitando verso il suolo. Prima di toccare terra, il suo intero corpo si era dissolto nel nulla, lasciando cadere sulla cima della scogliera solo frattaglie e ossa marce.

"Dobbiamo tornare a Keremish." Disse Krisonna, mentre i suoi due compagni scendevano dal cielo. "Abbiamo esaurito le guarigioni magiche e le vostre condizioni richiedono assistenza."
"Keremish? - Chiese Akramil - Dov'è Keremish?"
"All'estremo sud del regno." Gli rispose Krisonna.
"Non sono mai stato così a sud..." Commentò l'elfo scuro.
Iniziarono ad ammassare il tesoro, con tutti gli oggetti. A parte un paio di scrigni contenenti oggetti preziosi il tesoro si era rivelato più che altro monete, tante monete... più di duecento chili di monete, senza considerare appunto gli oggetti. L'idea di Krisonna era di teletrasportare il tutto nel tempio di Sinth. Akramil e Gordianus sbirciarono tra gli oggetti e aprirono alcuni scrigni chiusi a chiave. In uno di essi, protetto da una trappola, c'era un amuleto di colore nero, pulsante di energia.
"Io creerò uno scrigno, per contenere tutto questo oro. Tu invia un messaggero magico all'accampamento dei ranger, per avvertirli di quanto è stato fatto. Scrivi che torneremo presto da loro, a ritirare le ricompense." Krisonna sollevò le mani e recitò alcune formule magiche, materializzando uno scrigno di ferro sufficientemente grande da poter essere riempito con tutto il tesoro.
Mentre Gordianus evocava un piccione messaggero da una Piuma di Quaal e gli consegnava un messaggio, i suoi compagni spalavano le monete da terra riempendo il contenitore. Il piccione sfrecciò tra gli alberi non appena il mezzodrago lo rilasciò.
"Come riusciremo a sollevarlo?" Domandò Ivan, guardando preoccupato la cassa piena. La maga recitò un'altra formula, e lanciò una levitazione sullo scrigno, che magicamente si sollevò da terra. "Adesso spingerla non sarà più un problema, il suo peso è completamente assorbito dalla magia."
Abbracciò i suoi compagni e si preparò a lanciare un teletrasporto. Qualche secondo dopo erano scomparsi, lasciando il freddo pungente di Dunak Fird per tornare di nuovo alle temperature miti di Keremish.

luglio 16, 2007

6.15 - L'angelo della vendetta

I giganti degli oceani trascinarono con zelo i corpi degli avventurieri rinvenuti negli abissi, poi raccolsero il tesoro della nave all'interno di una grossa tela di stoffa e trasportarono tutte le monete e le cose preziose fino alla cima della scogliera, dove gli avveturieri avevano sconfitto il Vasuthant.
"Quel mostro è tornato da dove era venuto, nel buio degli spazi siderali. Grazie per averlo messo in fuga, per averci liberati di questa preoccupazione."
Dopo aver pronunciato i ringraziamenti con fare solenne, il gigante spiccò un balzo in alto e mentre era ancora in aria le sue gambe si fusero tornando alla loro forma originale, una gigantesca coda da cetaceo. Atterrando sulla nave, la spaccò in due in un solo colpo, poi tornò per frantumarla a colpi di coda ed infine girò attorno al relitto finché il gorgo formatosi non ingoiò completamente ogni resto del veliero maledetto.
Akramil osservava la scena stupefatto dall'alto delle rocce coperte di muschio ghiacciato, mentre il sole si andava sollevando dall'orizzonte. Gli altri stavano già discutendo sul da farsi... riposare, partire subito, controllare il tesoro... Gordianus nel frattempo cercava di rompere il terreno ghiacciato usando la sua spada come fosse una piccozza. Sarebbe stato un lavoraccio scavare una buca sufficientemente grande da contenere tutti quei corpi.
"Manca almeno un corpo. - Fece notare Krisonna - E il pugnale cerimoniale che la chiesa di Sinth vuole recuperare." Indicò in mare aperto, quasi in direzione nord. "C'è la tana di una anguilla draconica laggiù, me l'hanno detto i giganti. L'anguilla veniva spesso verso la costa per nutrirsi degli zombi, potrebbe aver attaccato gli avventurieri. Nella sua tana dovremmo trovare il corpo mancante ed anche il pugnale, che probabilmente avevano recuperato."
"Dobbiamo riposare, prima. E mangiare qualcosa. - Disse Ivan - Io vado a cercare qualcosa da mettere sotto i denti." Si allontanò, entrando nel bosco di conifere. Krisonna si sedette sul ciglio della scogliera, mirando l'alba con Akramil, mentre Gordianus da solo si spaccava in due per scavare la buca.
Dopo una mezzora Ivan tornò trasportando in spalla i corpi di due giovani cervi. Ammucchiò della legna, vi conficcò nel mezzo la sua spada e pronunciò le parole magiche. La lama fiammeggiante si accese incendiando la legna. In pochi minuti il fuoco era grande abbastanza da mettere a cuocere la carne di cervo. Ne mangiarono tutti a sazietà, scaldandosi attorno al falò mentre la temperatura saliva leggermente, rimanendo comunque diversi gradi sotto zero. Poi Krisonna si mise in meditazione, cercando di recuperare le forze. Gordianus e Ivan si sdraiarono attorno al fuoco, Akramil li imitò.

Videro in alto qualcosa, una specie di piccolo vascello libran governato da esseri scheletrici dalla pelle gialla. Il vascello ruotò nel cielo e si infilò tra le pareti verticali del fiordo.
"Cosa erano?" Domandò Ivan.
"Non lo so, - rispose Akramil - ma ho già sentito la loro lingua prima di adesso."
Stavano per riprendere sonno, quando si accorsero che qualcosa si precipitava giù dal cielo azzurro verso di loro, a gran velocità. Destarono Krisonna dalla meditazione giusto in tempo. La misteriosa meteora atterrò a tutta velocità al limitar del bosco, emettendo un boato e sollevando pietrisco e polvere fino a diversi metri di altezza. Una delle sequoie crollò, danneggiata dall'impatto, emettendo una specie di grido di agonia.
"...Finalmente..." Disse una voce, mentre una figura umanoide alta quasi tre metri emergeva dalla nube di polvere. "Siete stati saggi a nascondervi in una zona sotto l'influsso di Melpheron... I miei incantesimi di divinazione non erano in grado di individuarvi... finché non avete lasciato Keremish..."
Lo riconobbero immediatamente: l'angelo giustiziere che era a guardia dello Shard. Shard che avevano violato, attirando su loro la vendetta del guardiano.
"Stai indietro tu, elfo scuro! - Intimò ad Akramil prima di estrarre l'enorme spadone a due mani - Non ho nessun conto in sospeso con te. Ma quando avrò sconfitto loro... La mia missione sarà finalmente giunta al termine."
Detto questo, si lanciò ad ali spalancate contro Gordianus, colpendolo con tutta la sua forza. Il mezzodrago resistette e rispose con altrettanta forza. Ivan si unì al combattimento ed entrambi inflissero pesanti ferite al loro avversario. Quando sembrava che l'angelo fosse stremato, con un colpo di ali si sollevò in cielo, lontano dalla portata delle armi degli avventurieri.
Krisonna subito incantò i suoi alleati per permettere loro di librarsi in volo, ma l'agelo era indubbiamente più veloce di quanto l'incantesimo permettesse a Ivan di muoversi. Il giustiziere curò parte delle sue ferite, quindi turbinò indietro scontrandosi con il guerriero a mezz'aria. Mentre i colpi di spada si susseguivano, Gordianus raggiunse il compagno ed in due ruppero definitivamente la difesa dell'angelo, infliggendogli il colpo di grazia.
Un'esplosione di luce illuminò il cielo.

luglio 14, 2007

6.14 - Cuore di ombra

Quando anche l'ultimo nonmorto crollò a terra privato definitivamente della vita, un'ondata trascinò i corpi via dal ponte. L'acqua tolse i corpi dalla luce, riportandoli di nuovo nel profondo degli abissi.
Poi uno scossone, un rombo che proveniva dal mare... La nave oscillò terribilmente, poi le acque si gonfiarono. Emerse un grosso gigante degli oceani, con la barba incrostata di alghe e le spalle possenti coperte da pesanti stoffe intrise di acqua marina. Pochi attimi dopo ne emerse un altro, una donna, con i capelli abbelliti da decine di conchiglie a formare diademi di madreperla.
"Abbiamo notato una luce che si irradiava dalla nave... Qualche stolto che ha ignorato i nostri avvertimenti." Il gigante non sembrava arrabbiato. La sua espressione era rassegnazione. Il gruppo spiegò cosa stavano cercando: un pugnale cerimoniale che si trovava a bordo della nave. E le salme degli avveturieri morti fino ad ora nel tentativo di recuperarlo.
"Questa nave è pericolosa. - Spiegò il gigante - Coloro che sono morti durante il naufragio continuano a tornare in vita e catturano nuove vittime per aumentare il loro numero. Sono creature nonmorte rianimate dalle onde."
"Li abbiamo affrontati." Chiarì Ivan. Ma i giganti avevano altro da riferire.
"I nonmorti che avete incontrato non sono il vero pericolo. A dire la verità... essi sono una precauzione."
L'enorme umanoide sollevò il braccio dall'acqua e puntò il dito verso la cima della scogliera.
"All'inizio avevamo messo una stele, per avvertire del pericolo. Ma nessun avventuriero si ferma davanti ad una stele. Così abbiamo smesso di uccidere i nonmorti, in modo che potessero infestare tranquillamente il relitto. Sono una presenza che allontana la maggior parte dei curiosi, intenzionati a recuperare il tesoro inabissato."
"Ma c'è dell'altro lì sotto... vero?" Li incalzò Gordianus. Il paladino aveva già percepito una sorgente di malvagità ben più grande e vigorosa di quella degli zombi.
"Sì... - ammise il gigante - un Vasuthant... Un agglomerato di ombre nonmorte... Una creatura spaventosa che si nutre di luce e di qualsiasi cosa sia vivente."
La donna gigante si fece innanzi e prese la parola: "Abbiamo imprigionato il Vasuthant in una prigione magica, in attesa di essere forti abbastanza da affrontarlo. Nel frattempo, lo abbiamo sepolto sotto la nave, affinché nessuno lo liberi per sbaglio."
"Quando vi abbiamo visti combattere sulla nave, abbiamo temuto che voleste inoltrarvi nel fondale... In quel caso avreste potuto inavvertitamente liberare il Vasuthant, non potevamo rischiare." Concluse infine il gigante uomo.
"A noi interessa solo recuperare i corpi degli avveturieri ed il pugnale." Disse Krisonna.
I due giganti degli oceani si guardarono per qualche secondo, con fare complice. Avevano intenzione di proporre un patto.

Il gruppo si accordò con i giganti degli oceani. Avrebbero affrontato loro il Vasuthant, ed in cambio i giganti avrebbero fatto piazza pulita dei nonmorti sul fondale. Sconfitto il Vasuthant, non serviva più tenere quegli scomodi guardiani. E gli avventurieri sarebbero potuti scendere a recuperare il tesoro, oltre che i corpi trascinati laggiù dagli zombi.
Risalirono la scogliera e riposarono. Il mattino seguente, un gigante druido comparve nelle acque gelide illuminate dal sorgere del sole. Con un incantesimo illuminò la stele, in modo che il Vasuthant fosse attratto in quella direzione. Quindì scomparve nelle profondità, dove avrebbe liberato la creatura.
Dapprima sembrò che qualcosa fosse andato storto. Il mare era insolitamente calmo, il sole rosso si rifletteva sulla superficie increaspata, il freddo ghiacciava l'umidità sugli scogli. Poi qualcosa iniziò ad emergere dall'acqua. Piccoli globi scuri di oscurità pulsante che si arrampicavano su per il crinale utilizzando dei tentacoli cangianti.
"Il Vasuthant?" Chiese Ivan?
"Non credo..." Gli rispose Gordianus.
Krisonna si sollevò in volo e scagliò una serie di palle di fuoco contro quelle creature bramose di luce. Una dopo l'altra si disintegrarono, come la notte all'arrivo del sole. Passò qualche attimo, poi un tremore, e un gigantesco tentacolò sbuffò fuori dal mare per aggrapparsi con fragore alla roccia della scogliera. Pesantemente emerse dall'acqua il Vasuthant. Un globo di oscurità concentrata dal quale emergevano lunghi tentacoli simili a colate di pece. Attorno alla creatura ogni fonte di luce sembrava spegnersi, affievolirsi, consumarsi... come se il Vasuthant ne risucchiasse la forza, l'essenza, il bagliore.

Krisonna iniziò a scagliare incantesimi sulla creatura, che in pochi secondi era giunta in cima alla costa rocciosa e protendeva i lunghi tentacoli verso i suoi avversari. La stele si spense in un attimo, come se fosse stata coperta da un velo nero. Ivan e Gordianus si lanciarono contro la creatura colpendola con le loro armi magiche, mentre Akramil restava a distanza. Utilizzando distorsioni temporali e manipolazione dello spazio-tempo, il Vasuthant distorceva le percezioni dei combattenti, costingendoli a ripetere le loro azioni quando pensavano di aver assestato il colpo letale. Poi un tentacolo afferrò il mezzodrago e lo sollevò in aria, spingendolo all'interno del corpo oscuro della creatura stessa. Gordianus sentì la sua forza abbandonarlo mentre il Vasuthant se ne nutriva. Krisonna, esponendosi coraggiosamente al risucchio vitale della creatura, penetrò nel mostro e giunse ad abbracciare il paladino, poi pronunciò la formula del teletrasporto e liberò entrambi da quel buio gelido. Il Vasuthant si mosse contro Akramil colpendolo con i suoi tentacoli. L'elfo scuro fu scagliato a terra, privo di forze. Ivan però continuava a trovarsi sotto la massa color pece che costituiva il corpo della creatura, e con ripetuti colpi di spada apriva squarci e fenditure nel magma nero.
Il Vasuthant si rese conto che non aveva senso continuare a combattere. Il cielo era ricco di infinite fonti di energia e luce e adesso finalmente era libero di esplorarlo. Si sollevò in volo sopra la taiga, pulsò per qualche secondo irradiando per un ultima volta ombra nel cielo, quindi scomparve nel blu del cielo del mattino.

luglio 13, 2007

6.13 - Il tesoro sommerso

Dopo aver sconfitto una piccola orda di terribili e famelici babbuini dalla pelle blu, Krisonna riprese in mano la mappa e Ivan sollevò lo sguardo in cielo per orientarsi. Stabilirono la direzione in cui procedere e si mossero da quella parte, ma quando stavano per abbandonare l'area, qualcosa di silenzioso piombò giù dai rami di uno degli alberi più alti.
La creatura si rivelò un elfo scuro, proprio come quella maga che avevano incontrato nella Cattedrale. Ma sembrava amichevole.
"State attraversando il bosco?" Chiese al gruppo. Gli altri annuirono, un po' stupiti.
"Anche io. Posso accompagnarvi? Ho notato che è troppo pericoloso proseguire da soli."
"Dove devi arrivare?" Domandò Krisonna. La domanda era lecita perché loro si sarebbero mossi verso nord, e lassù oltre al ghiaccio, al mare e alle scogliere non c'era nulla.
"Volevo raggiungere una città... lontana... ma mi sono perso in questa foresta."
La risposta enigmatica del drow non convinceva nessuno. La città più vicina, a sud, era Colle Ukron. E non si trattava di una vera e propria città, era più un villaggio di meno di mille anime. Qui nel nord, dove la neve copriva la tundra e la taiga per mesi interi, era strano parlare di città. Ed era ancora più strano che ne parlasse un elfo scuro. E che si fosse perso in quasta foresta, in capo al mondo, da dove era improbabile raggiungere qualsiasi altro luogo.
"Sono un abile ladro, - aggiunse lo straniero - e so combattere bene." Mostrò una pistola alla cintura. "Ma ho poco denaro con me, e sono in cerca di un ingaggio."
Gordianus analizzò l'equipaggiamento del sospetto vagabondo. Non era un equipaggiamento qualsiasi, possedeva oggetti rari e costosi. Tuttavia era possibile che fosse a corto di monete d'oro, e certo non si sarebbe privato degli utensili magici per pagarsi da mangiare.
"Va bene, - decise Krisonna - noi stiamo raggiungendo la costa a nord, per completare una missione per conto dei ranger di Dunak Fird. Se vuoi unirti, abbiamo posto anche per te. Io sono Krisonna e sono la leader di questo gruppo. Questi sono Gordianus e Ivan. Ora muoviamoci!"
Ripresero il cammino, sperando di non fare altri incontri spiacevoli.
Non ne fecero.

Giunsero invece presso la scogliera più a nord di Dunak Fird nel giro di un paio di ore. La taiga alle loro spalle si stagliava in altezza come un colossale muro di legno e foglie. La roccia non scendeva fino al mare in modo netto, scivolava invece verso il basso con una ripidissima pendenza fino ad immergersi nell'acqua gelida. Vicino all'inizio della costa scoscesa era stata eretta una stele, sulla quale erano incise delle parole in una lingua sconosciuta.
Krisonna scostò la neve e lanciò un incantesimo per poterle comprendere.
"Le anime annegate infestano questo posto, la nave è il loro covo ed esse risorgono trasportate dalle onde per ghermire le vittime ignare che osano avvicinarsi troppo."
"Mi sembra abbastanza chiaro." Commentò Ivan.
Era un avvertimento che non potevano di certo rispettare.

Scesero lentamente verso il relitto, che giaceva incagliato nella roccia della scogliera. Le onde si infrangevano con forza sul muro di pietra, spruzzando schiuma in aria e inondando l'aria di fragore.
Quando poggiarono i piedi sul ponte della nave, capirono che quel che restava del veliero doveva essere saldamente incastrato sul fondale. Le onde spingevano l'acqua tutto intorno. D'un tratto sembrò di vedere, tra i flutti, il profilo di un volto, trascinato dall'onda. Ma fu un attimo. Poi scomparve, risucchiato dal mare.
Gordianus si concentrò qualche secondo: "Percepisco numerose presenze maligne... sono sotto di noi... forse ancora più in profondità della nave... nonmorti."
"Meglio stare attenti." Suggerì Ivan sfoderando la spada. Il boccaporto per i ponti sottocoperta era bloccato dalla ruggine. Raggiunsero la grata di carico e scarico merci, Gordianus illuminò con la magia la zona sottostante. C'erano resti di corpi umani... un braccio... un teschio. Sangue incrostato sulle assi delle pareti e del pavimento. Cioò che restava dell'equipaggio, forse. O dei curiosi.
Ivan sfondò la grata e scese di sotto. Gli altri lo seguirono. La nave sembrava deserta. Probabilmente solo la stiva inferiore era piena di acqua. Un'ondata scosse la nave per l'ennesima volta, facendo rotolare un teschio da una parte all'altra della stanza. Poi si udirono dei passi.
"Vengono da sopra!" Fece notare Gordianus.
"Sono arrivati con le onde." Intuì Ivan, tornando al passaggio che avevano aperto. Con un salto si aggrappò in alto e si tirò su, di nuovo sopra coperta. Quattro esseri dalla pelle grinzosa, grigiastra e marcescente si dondolavano borcollanti sulla nave. Avevano capelli untuosi e simili ad alghe, occhi scavati dalla morte, carne inflaccidita dalla permanenza in acqua, membra intorpidite dal freddo dell'oceano artico. I nonmorti si accorsero di avere un avversario alle spalle quasi per caso. Nel frattempo anche Krisonna e Gordianus erano risaliti. Si lanciarono su Ivan spalancando le fauci e protendendo le braccia gonfie di acqua.

luglio 09, 2007

6.12 - Ricognizione

Alla tenda osteria gli avventurieri fecero conoscenza con un ranger di nome Regan. Un tipo dalla faccia sveglia, con arco in spalla e una mazza al fianco. Spiegò loro di essere uno dei capi compagnia, ma il suo turno sarebbe iniziato solo il mattino successivo.
"Girare di notte è pericoloso, i giganti della notte si muovono al di fuori delle loro dimore per cacciare e procurarsi il necessario. Conviene attraversare la foresta di giorno."
Gordianus e Ivan erano interessati alla pericolosità di questi giganti, ma Regan non era in grado di spiegarlo loro perfettamente. Attaccandone uno solo in gruppo erano in grado di metterlo in fuga, ma si trattava di avversari temibili, che a detta di Regan nessuno all'accampamento e nemmeno a Colle Ukron potrebbe battere a singolar tenzone.
"Tranne forse un gigante degli oceani... - Aggiunse - Loro sono alleati formidabili. Anche se non li ho mai visti combattere. Ma i giganti della notte ne hanno timore, quindi devono essere molto forti... e considerate che ho visto giganti della notte spaccare rocce alte quanto un uomo con un solo colpo d'ascia!" Rise fragorosamente. Ma gli avventurieri non erano molto divertiti.
"Visil ci ha detto che possiamo aiutarvi in qualche missione." Chiesero.
"O sì, certo! - Esclamò Regan, mentre veniva servita la cena - Ci farebbero comodo avventurieri come voi. Vi informerò sulle missioni che non abbiamo la possibilità di assegnare ai nostri ranger, perché non sono ancora all'altezza."
Bevvero e mangiarono a sazietà, poi si informarono se era possibile inoltrarsi nel bosco.
"Perché mai dovreste farlo?" Domandò loro il ranger.
"Vorremmo incontrare uno di questi giganti. Per valutarne la pericolosità." Rispose Gordianus.
"Voi siete completamente impazziti! - Rise il ranger, poi poggiò il boccale sul tavolo e si riprese - Comunque qui nessuno vi fermerà se volete andarvi a suicidare nel bosco di notte! ...Lo sappiamo che gli avventurieri non ci stanno molto con la testa!"

La luna non c'era, e le stelle erano coperte dalle fronde delle altissime conifere centenarie. Alcuni alberi avevano un tronco di due metri di diametro e si sollevavano in alto per decine di metri. Non solo era una foresta abitata dai giganti, ma era una vera foresta gigante. Sequoie.
Il letto di aghi in terra impediva al sottobosco di germogliare. Tranne qualche felce particolarmente resistente, non c'era luce per le piante meno alte di una torre. Di notte il posto sembrava un sinistro colonnato spazzato dal vento gelido. I passi degli avventurieri frantumavano il ghiaccio formatosi sul terriccio.

Dopo qualche ora erano di ritorno. Nessun gigante della notte. Ma all'accampamento li aspettava invece una grossa sorpresa: un gigante degli oceani. Alto quasi sei metri, il colossale umanoide si accorse che arrivavano altre persone. Stava colloquiando con alcuni ranger, tra cui Visil. La mezzelfa fece le presentazioni.
"Questo è Beris, uno dei guerrieri che ci aiuta a pattugliare le coste del fiordo."
Il gigante chinò la testa in segno di saluto. La conversazione sembrava terminata in quel momento. Con passi lenti e imponenti l'ospite si allontanò nel bosco, verso nord.
"Anche Beris è preoccupato. - Spiegò Visil al gruppo - Sono già due settimane che i giganti della notte non si fanno vedere presso la frontiera. La situazione è troppo tranquilla... sicuramente stanno tramando qualcosa, oppure è successo loro qualcosa che li sta impegnando."
Si congedò da loro, infilandosi in una delle tende dormitorio. La freddissima alba antartica sarebbe sorta a momenti. Era il caso di riposarsi un po'.

Dormirono fino a mattina inoltrata. Il freddo era intenso e il sole sembrava non voler mai giungere oltre un palmo di distanza dai picchi nevosi più alti all'orizzonte. Krisonna distribuì incantesimi per resistere al gelo, e qualcuno ne approfittò per lavarsi. La maga ne approfittò anche per svelare ai suoi compagni la sua vera natura. Di Elan e di uomo. Oramai era abbastanza potente da poter rimuovere la cintura maledetta a suo piacimento, ma decise di tenerla. Qui la gente era molto più religiosa che a Keremish e un gruppo di avventurieri senza un capo donna non avrebbe avuto lo stesso trattamento.
Si mossero all'alba e si inoltrarono nella foresta in direzione nord-ovest, seguendo la mappa di Regan.

luglio 07, 2007

6.11 - La zona di Icarus

"Sì, certo, conosco la zona che descrivete. - disse Visil, riponendo l'arco lungo - Ma qui non la chiamiamo 'zona di magia morta', è nota invece con il nome di zona di Icarus."
La mezzelfa era di corporatura esile e forse un po' più piccola della sua gemella umana, ma aveva gli stessi capelli rossi e lo stesso taglio degli occhi. Naturalmente, pur essendo nata lo stesso giorno di Iramil, sembrava più piccola. L'avevano trovata al confine dell'accampamento, mentre sorvegliava il perimetro a nordest. Le tende, in tutto una dozzina, erano capienti e montate a cerchio in modo da essere facilmente difendibili. C'era una tenda dedicata alla ricreazione (chiamata "osteria"), una per le riunioni degli ufficiali, una per l'armeria, un'altra per l'infermeria. Il resto erano tende usate dei ranger per dormire e trascorrere il loro tempo libero. In tutto c'erano circa due dozzine di esploratori, ma altrettanti dovevano essere nel bosco impegnati in ricognizioni e spedizioni. La maggior parte degli esploratori evitava di indossare vesti pesanti utilizzando semplici incantesimi di resistenza al freddo, in questo modo era possibile sia muoversi più agilmente che lavarsi nell'acqua ghiacciata. A guardarsi intorno infatti, gli avventurieri erano gli unici che indossavano pellicce e abiti invernali, i ranger del posto sembravano non risentire affatto dei quattro o cinque gradi sotto zero dell'estate artica.
"Conoscete la leggenda di Icarus, vero?" Domando Visil. Qualcuno rispose sì, qualcuno no, qualcuno era confuso. La mezzelfa tentò di riassumerla brevemente:

"Una volta sulle pendici di un monte abitavano un pastore e suo figlio, Icarus. Poiché la loro casa era separata dalla città da un altissimo burrone, ogni volta che Icarus doveva andare a vendere il bestiame al mercato era costretto a percorrere un lungo sentiero che girava attorno al crepaccio. Un giorno, mentre vendeva le pecore, si avvicinò a lui un mago che voleva vendergli un incantesimo per volare. Ma Icarus non aveva i soldi, l'incantesimo costava troppo. Quella sera ne discusse con il vecchio padre, che assolutamente gli proibì di comprare l'incantesimo. Icarus fece notare al padre che volando avrebbe attraversato il burrone in pochissimo tempo, e che avrebbe potuto fare più viaggi in un giorno. Il vecchio padre però restò fermo sulla sua posizione, e gli spiegò che il crepaccio era sacro agli dei: nessuno lo attraversa volando, neppure gli uccelli. Purtroppo Icarus era giovane e non aveva memoria di vecchie leggende, quindi di nascosto prese tutti i soldi che avevano da parte e il giorno dopo comprò l'incantesimo per volare. La mattina seguente uscì di casa con un agnello sulle spalle ma anziché prendere il sentiero che aggirava il burrone si diresse verso di esso, e giunto ai suoi margini lanciò l'incantesimo e spiccò il volo, tenendo la pecorella per le zampe. Gli dei notarono immediatamente Icarus, e con un colpo di magia annullarono il suo incantesimo. Icarus iniziò a cadere lentamente verso le acque scure che si trovavano in fondo al burrone, e sarebbe sicuramente sopravvissuto alla caduta se un enorme pesce marino non fosse emerso in quel momento per divorarlo in un boccone, lui e la sua pecorella."

Gli avventurieri avevano ascoltato tutto con attenzione.
"Naturalmente Dunak fird non è il fiordo della leggenda, ma quando gli esploratori del passato scoprirono che esisteva una zona di magia morta nel mezzo del burrone, subito pensarono alla leggenda, e la chiamarono 'zona di Icarus' per questo motivo." Concluse Visil.
"Nel mezzo del burrone?" Chiese Krisonna, un po' stupita.
"Sì... la zona si trova a circa cinquecento metri di altezza tra le due pareti di roccia verticali, sospesa nel mezzo del fiordo, a nord."
Il che, si resero conto tutti, complicava tremendamente le cose. La mezzelfa spiegò anche che la foresta di conifere giganti attorno a Dunak fird era dominio di una stirpe di potenti e malvagi giganti, giganti della notte. Le pattuglie di ranger, con l'aiuto di giganti degli oceani, avevano il compito di tenere sempre d'occhio il confine sud della foresta in modo da prevenire (e magari fermare) assalti a sorpresa dei giganti, che potevano altrimenti attraversare la tundra desolata in poche ore e colpire Colle Ukron di sorpresa. Consigliò loro di mangiare qualcosa all'osteria del sussurro, dove era servito ottimo vino e la cacciagione era sempre di giornata. Lì avrebbero potuto informarsi anche su missioni secondarie che i ranger non erano in grado di svolgere, per mancanza di competenze, di uomini o semplicemente di tempo. Raramente capitavano avventurieri esperti da quelle parti, una mano sarebbe stata gradita.

luglio 06, 2007

6.10 - Le sorelle Flamedot e il viaggio per Colle Ukron

Poche ore dopo l'esplosione, Krisonna e Lucian, che erano riusciti a mettersi in salvo, rovesciando macerie e detriti riuscirono a raggiungere i loro compagni, sepolti dai resti della cattedrale. Gordianus era in fin di vita, gli altri due appena coscienti. Azalorn, purtroppo, non ce l'aveva fatta.

Giusto il tempo di rimettersi in sesto, poi abbandonarono il deserto dove sorgeva la cattedrale e si diressero a nord attraverso la prateria. Raggiunsero Fukrad, un piccolo porto sulle coste del mare di zaffiro, e lì ottennero un passaggio per Keremish. Dopo dieci giorni di viaggio in mare fecero infine ritorno presso il tempio di Sinth della città.
Bree e le ancelle offrirono loro aiuto e un posto dove riposare. Gli avventurieri riportarono della distruzione della Cattedrale di Lame e di ciò che avevano scoperto riguardo la Confraternita Arcana.
"Possiamo supporre allora, - dedusse la custode del culto - che questi maghi non collaborino più con i mercenari del Teschio Cremisi. Se la cattedrale era stata abbandonata dopo aver ricevuto da loro aiuto, è probabile che il patto di alleanza si sia sciolto. La Confraternita aveva ottenuto la cattedrale, il Darlenok e i mercenari chissà quale aiuto. Ma ora possiamo focalizzare la nostra azione su un obiettivo in meno. Grazie per il vostro aiuto."
I quattro maghi della Confraternita erano ancora liberi, ma c'erano altre priorità. Arose non era riuscita a convincere Handheld Highpost, amministratore della gilda degli incantaspade, ad unirsi alla resistenza. In compenso una tale Iramil Flamedot era in possesso di informazioni riguardo una presunta zona di magia morta, nel nord del continente. Poteva essere utilizzata per forgiare l'essedreel superiore. Valeva la pena recarsi alla locanda dove alloggiava per chiedere ulteriori dettagli.

L'oste rindirizzò il gruppo da Melissa, il fabbro appena fuori le mura cittadine. Iramil era appena stata da lei, e Melissa disse di cercarla lungo il fiume. La trovarono che trattava con alcuni giovani riguardo le tariffe per una lezione di scherma. La ragazza aveva lunghi capelli rossi, abiti leggeri e resistenti, ed una spada da duello al fianco.
Quando gli avventurieri le dissero che la stavano cercando, la guerriera si irradiò di felicità:
"Ma certo! Io sono Iramil... avete bisogno di una serie di lezioni complete sui duelli oppure vi basta una ripassatina delle tecniche base di scherma?"
"In realtà... - le svelò Gordianus - Siamo qui per altri motivi."
Il mezzodrago le disse di aver parlato con Bree riguardo la zona di magia morta, e la custode del culto li aveva indirizzati da lei.
"Sì, è vero... Ma io non ne so molto di più. La zona di cui ho sentito parlare si trova a nord, vicino ad un paese chiamato Colle Ukron, nei pressi della Cresta ghiacciata. - spiegò la ragazza - Ho una sorella gemella di nome Visil... mi somiglia molto ma lei è nata mezzelfa... comunque lei pattuglia quelle zone in difesa dei centri abitati a sud. Quei territori sono abitati da giganti molto pericolosi."
Ringraziarono Iramil e tornarono indietro, lungo la strada maestra, confabulando sul da farsi. Krisonna calcolò i giorni di viaggio che sarebbero stati necessari. La cosa migliore era raggiungere il paese in volo, utilizzando una nave Lybran. Ma non c'erano navi dirette per Colle Ukron o comunque per la Cresta ghiacciata, dovevano per forza fare scalo a Wallace. Raccolsero le cose di cui avevano bisogno e nel giro di qualche ora salirono da una torre di imbarco su un veliero volante che faceva rotta verso la capitale. Le navi in uscita da Keremish erano controllate molto sbadatamente: i mercenari erano attentissimi a chi arrivava in città, assai poco a chi se ne andava. La nave salpò senza problemi.

Uscendo dalla zona di influsso di Melpheron furono nuovamente in grado di apprezzare alba e tramonto senza il presagio che qualcosa di inquietante stava accadendo. Il sole sorgeva e tramontava oltre le nubi con una rapidità che a loro pareva insolita... ma nel contempo era rilassante, riposante, rasserenante. Trascorsero le ore nei giorni successivi discutendo di viaggi e di luoghi misteriosi con i lybran di bordo. Il quarto giorno sbarcarono a Wallace, dove trovarono immediatamente una piccola imbarcazione volante diretta a nord. Li lasciò a pochi chilometri da Colle Ukron, nella tundra ghiacciata dell'estate artica. Raggiunsero il villaggio in un'ora, poi diressero ancora a nord, fino all'accampamento dei ranger.

luglio 05, 2007

6.09 - La cattedrale che tornò polvere

Kimar strinse le ali attorno al corpo e sfruttò la potenza del suo ultimo battito per superare in volata l'intero tratto di corridoio buio che lo separava dalla camera della polla. Non appena superata la soglia spalancò di nuovo le ali e graffiò il marmo del pavimento con gli artigli finché non si fermò, in piedi, davanti alla vasca di energia.

La polla era un pozzo largo sei metri che emetteva una luce azzurra e pulsante, filtrata da fumi incostanti che si contorcevano nell'aria. La fonte della luce era un mare di plasma mistico, un concentrato di magia arcana condensato attraverso chissà quali procedure, che permetteva alla confraternita di attingere ad un potere ben superiore a quello normalmente consentito agli arcanisti di Thesys.
"Sei qui per distruggerci tutti?" Disse una voce di donna. Kimar sollevò lo sguardo. Dal buio del soffitto a volta scendeva planando magicamente una drow. Era da tanto tempo che non se vedeva uno su questo piano... dal periodo del cataclisma, da quando il piano astrale era stato strappato via e allontanato dal piano materiale... dal sacrificio di Sinth. Questi elfi oscuri erano molto comuni sui piani esterni, ma per essere qui, questa maga doveva avere più di duecento anni. "Sappiamo del bastone che tieni dietro la schiena, conosciamo le tue intenzioni." Aggiunse.
Kimar prese il bastone e lo strinse con entrambe le mani.
"Gettami nella polla!" Lo incitò il bastone stesso, apparso nella forma di druido evanescente.
"Non puoi farlo. - Ribatté l'elfa scura - L'esplosione sarebbe così tremenda che nessuno di voi sopravviverebbe. E' questo che vuoi? Suicidarti assieme a tutti i tuoi amici?"
"Gretchen ha ragione." asserì una voce, uscendo dall'oscurità dall'altra parte della polla. Stavolta si trattava di un umano, un uomo sulla cinquantina, calvo e con lunga e sottile barba nera. I suoi lineamenti erano vagamente esotici. "Forse puoi decidere di morire, ma sei in grado di assumerti le responsabilità di questa scelta anche nei confronti dei tuoi compagni?" Domandò.

Il guardinal stese le braccia oltre il bordo della polla, come a voler gettare il bastone.
"Lasciami cadere!" Lo spronò nuovamente il bastone.
"...E pensi che noi non avessimo già previsto quello che stai per fare?" Lo sfidò una terza voce, cavernosa, gutturale, potente. In fondo alla sala, alla sua sinistra, apparve il profilo di un mezzorco in vesti da stregone. Nel pugno stringeva un bastone magico, il portamento era fiero e superbo. "Lo farò! - gridò Kimar - Non vi lascerò portare a termine i vostri piani!"
"E quali sarebbero i nostri piani? - aggiunse una voce nell'ombra, in piedi in fondo alla sala - Cosa ne sai dei nostri scopi e dei nostri intenti?" Si fece avanti un mago all'apparenza giovane, ma dalla carnagione pallida e dallo sguardo vuoto. Lo stesso che aveva rapito Gelb.
"Ma Groove, così lo stai confondendo..." Sorrise la drow.
"Noi vogliamo salvare questo piano, non distruggerlo. - Continuò Groove - Noi vogliamo riportarlo agli antichi splendori, ai fasti prima dell'avvento di Sinth... vogliamo restituire a questo universo la linfa che gli è stata impropriamente sottratta, rendere giustizia ai tutti i sapienti della magia arcana e divina, cancellare il marchio della dea madre su questa terra, spezzare il suo sigillo, riprenderci il potere che è nostro, che ci appartiene, che ci è stato rubato!"

Gordianus, Ivan e Azalorn irruppero nella stanza di corsa.
"I tuoi amici sono giunti. - Fece notare Gretchen, librandosi più in alto sopra la polla - Adesso dai prova del tuo coraggio... uccidici tutti!"
"La polla potrà essere ricostruita... - fece notare Groove - Voi no."
"Metterò fine al vostro potere!" Ribatté l'avoral, sempre più combattuto.
"Davvero? - si intromise il mezzorco - Noi sopravviveremo e costruiremo un'altra polla altrove. Non otterrai nessun risultato. Lobas è stato un folle ad affrontarvi, noi eravamo contrari."
"Già... - aggiunse Gretchen - Aveva un conto personale in sospeso con voi. Ma a noi non interessa farvi del male. Non siete minimamente in grado di metterci i bastoni fra le ruote."
Kimar guardò per un attimo negli occhi tutti i suoi compagni.
Tranne forse Azalorn, che era distratto.
Poi afferrò il bastone e si tuffò verso il fondo della polla.

"Folle." Commentò la drow.
Le piume dell'avoral si incendiarono quando non era nemmeno a tre metri dalla massa di energia pulsante. Gridando di dolore spalancò le ali e riprese quota, ma lasciò cadere l'asta. Il bastone ruotò in aria cadendo fino a pochi centimetri dalla superficie. Poi una mano di forza lo bloccò. Lo stregone mezzorco era intervenuto prontamente, e altrettanto prontamente Ivan era pronto a stringere la spada e gettarsi nel combattimento, un combattimento che si sarebbe prospettato un suicidio. Ma Gordianus ebbe un'idea migliore: raggiunse il bordo della polla, da dove emergeva Kimar mezzo ustionato, e attivando il potere del suo anello dell'ariete scagliò un'ondata di forza verso il basso, dritto contro il bastone. L'impulso fu abbastanza potente da spingere il bastone nel flusso di energia per qualche secondo, e la reazione a catena si avviò inesorabile.
I maghi scomparvero magicamente uno dopo l'altro, ma uno di essi prima di scomparire lanciò un muro di forza sull'entrata, sigillandola. "E' giusto che subiate le conseguenze delle vostre azioni, sciocchi!" Sibilò, svanendo. Un rigurgito di energia inondò la stanza pochi secondi dopo, bruciando ogni cosa. Azalorn fu scagliato contro la parete assieme a Ivan, avvolti dalle fiamme bluastre ad altissima temperatura.
"Presto, c'è un'altra uscita laggiù!" Gridò Ivan rialzandosi. Ma Azalorn era ridotto in fin di vita. Il mezzodrago ed il guerriero si scagliarono a più riprese contro la porta di metallo. Una spallata, poi un'altra. Una seconda ondata di fuoco fuoriuscì dalla polla, che era in procinto di esplodere. Stavolta il corpo di Azalorn fu sollevato in alto e consumato dalle fiamme fino a ridursi in cenere. Gordianus, Kimar e Ivan si incendiarono gridando di dolore. Con un ultimo spasmo riuscirono ad aprire la porta e a gettarsi nel corridoio. Poi ci fu il boato. Una luce. Un lampo.

La cattedrale crollò collassando su se stessa. Un cono di luce si sollevò in alto fino al primo strato di nubi. Le polveri si sparsero per chilometri accompagnando il boato.
Un attimo dopo, tutto era avvolto nel silenzio.

luglio 04, 2007

6.08 - Il destino di Lobas

"Sciocchi! Finché la polla sarà aperta, io potrò attingere ad un potere immensamente più grande di quello al quale chiunque di voi ha accesso! Non avete speranze contro un mago della Confraternita!"
Gordianus non aspettò che facesse la prima mossa, aprì la bocca e lo investì con un soffio congelante che raggiunse l'arcimago a che a distanza. Lobas si avvolse nel suo mantello e girò su se stesso allontanando le ondate di ghiaccio, poi si scrollò di dosso la brina che si era posata sulle sue spalle. "Tutto qui?" Terminò di parlare e sollevò le mani al cielo. Strani flussi bluastri come di magia condensata si avvolsero attorno alle sue dita e poi scesero spiraleggiando verso il corpo imbevendo il mago di potere arcano. "EIDOLON!!!" Gridò. I suoi occhi si fecero di fuoco, ma di un fuoco azzurro. Dal corpo del mago uscì un suo perfetto duplicato.

"Dammi il tuo anello e vai a nasconderti! - Intimò Ivan a Lucian. Il loro avversario fluttuava in alto sopra il polittico ligneo che sovrastava l'altare, il guerriero aveva bisogno di poter volare. Immediatamente Lucian passò l'anello del volare all'amico, poi si gettò tra le panche della navata centrale, nascondendosi. Ivan indossò l'anello e spiccò il volo. Nel frattempo Kimar aveva già raggiunto uno dei due Lobas e tentava di colpirlo con gli artigli, ma senza successo. Il mago era stato abbastanza astuto da lanciare su se stesso numerose protezioni magiche.
"Ahahah! - rideva con ostentata superbia - Non sapete fare di meglio?"
Krisonna velocizzò i compagni e li potenziò magicamente. Quando Ivan raggiunse il mago volando lo colpì abbattendo su di lui tutta la sua forza. Immediatamente una serie di immagini speculari circondò il nemico, uno dei doni oscuri di Hyssiris.
"Vola!" disse Krisonna lanciando l'incantesimo di volo anche su Gordianus, poi rilasciò una salva di dardi incantati su Lobas, ma lo scudo magico che il mago aveva eretto li assorbì tutti.
"Avete bisogno di andare a ripetizioni di arte arcane, dilettanti! - li schernì l'arcimago - Prendete questo!!!" e dalle sue mani scaturì una lingua di fuoco in tutto e per tutto simile ad una palla di fuoco, ma Lobas sembrava poterne controllare la forma. Le fiamme si abbatterono su Gordianus, poi si diressero contro Azalorn e infine raggiunsero Kimar, che combatteva contro l'altro Lobas.
Sopravvissuto alle fiamme Azalorn tempestò di colpi di pistola il mago. Alcuni proiettili lo colpirono, altri neutralizzarono le illusioni che lo circondavano. Gordianus decollò verso di lui ed entrò in corpo a corpo con l'incantatore, ma uno dei due Lobas lanciò un potente incantesimo di protezione che impediva di raggiungerlo con la spada.
"Potete contrastarlo! - suggerì loro Krisonna - Attaccatelo!"
Ivan si accanì contro il duplicato di Lobas che non si era coperto con l'incantesimo di repulsione, sfoltendo le sue immagini e poi colpendolo quasi a morte con un fendente micidiale. Azalorn gli diede il colpo di grazia a distanza, con un proiettile al cuore. Il clone si sciolse in una densa foschia magica che scomparve nel buio.

Il Lobas originale rivolse le sue attenzioni al pistolero: "Frequentando i giusti alleati ho appreso arti che nessun altro mago possiede! Strapperò l'essenza vitale via dal tuo corpo!" e un raggio di energia nera colpì Azalorn... il ranger sentì il sangue coagularsi nelle vene e provò un dolore atroce, ma in uno spasmo estremo di tenacia si oppose all'incantesimo. Lobas, sorpreso, non si accorse di Krisonna che emettendo una fiammata ad area dalle mani cancellò in un colpo tutte le sue immagini. Il mago volò più in alto, divenne invisibile ed evocò il suo alleato preferito, un folletto della frenesia. Immediatamente la malefica creatura attrasse a sé armi ed armature che si trovavano nella stanza rinchiudendosi in un guscio di metallo e lame. Il suo ghigno isterico risuonò nella stanza mentre sfoderava le catene chiodate.
"Questa non ci voleva!" Commentò Gordianus.
Kimar, che aveva nello zaino il bastone, con un colpo di ali volò via dalla sala imboccando la piccola porta nell'abside che conduceva alla polla.
Ma Krisonna sapeva che se l'incantatore avesse voluto lanciare nuovi incantesimi li avrebbe dovuti recitare, e percependo il suono della voce avrebbero scoperto più o meno dove si trovava. Così fece. Lobas lanciò un globo di protezione dagli incantesimi più semplici, l'incantatrice lo individuò e coprì la zona con della polvere magica luminescente. La polvere si attaccò al corpo di Lobas rendendolo nuovamente visibile, il mago allora si spostò magicamente dietro alla creatura che aveva appena evocato.
"Come può spostarsi magicamente? La Cattedrale annullava questi incantesimi!" Notò Ivan.
"Ho una domanda migliore da porre... - fece Gordianus - Se uccidiamo Lobas, il suo alleato scomparirà?"
"Nel giro di qualche minuto!" Rispose Krisonna.
Al mezzodrago come risposta sembrava soddisfacente. Si lanciò contro Lobas sfidando le catene sferzanti del folletto. L'essere non esitò a colpirlo, e lo fece più e più volte colpendolo senza pietà. I chiodi della catena strapparono le carni del paladino ma Gordianus giunse comunque di fronte a Lobas e lo colpì con la sua spada. Anche Ivan fece lo stesso. E sotto la spada del barbaro, l'arcimago stramazzò a terra privo di vita. Una volta per tutte.

luglio 03, 2007

6.07 - I custodi della polla

Penetrarono nell'edificio nero occultati da un cerchio di invisibilità. I gargoyle di lame si insospettirono vedendo le finestre aprirsi e richudersi, ma quando planarono verso le vetrate per controllare, il gruppo era già entrato all'interno.
"Questa è la sala dei cinque terrori ancestrali. - Disse il bastone, materializzandosi di nuovo come figura eterea - Nessuno dei maghi della confraternita osa entrare qui."
La sala era dominata da una balcone ovale centrale, posto al di sotto di una sfera nera che sembrava assorbire la luce anziché propagarla. Nell'oscurità si intravedevano, poste lungo il perimetro della sala, delle statue dalle forme contorte e disumane. Ognuna di esse era dedicata ad uno dei cinque terrori. Solo osservarne i profili nel buio incuteva timore, nessuno si avvicinò.
"Dov'è l'uscita?" Chiese Lucian.
La mano evanescente del druido indicò una porta proprio sotto la balconata. Il passaggio era aperto e conduceva ad una scala a chiocciola di pietra, che scendeva ripidamente verso il piano inferiore. Lucian andò avanti, scomparendo silenziosamente verso la base della scalinata. Udirono delle voci, il ranger si fece avanti cauto e vide due esseri che sorvegliavano l'imbocco della scalinata. Vagamente umanoidi, queste creature erano state certamente manipolate chirurgicamente... lame e pezzi di ferro fuoriuscivano dai loro corpi rendendo arduo credere che potessero ancora vivere e respirare. Uno dei due aveva coltelli innestati nei piedi ed una mezzaluna attaccata ai tendini del braccio. L'altro non riusciva a chiudere la bocca a causa delle lame metalliche montate sulla mandibola, ed una serie di spuntoni metallici gli decoravano le scapole e le braccia.
"H'rakati! - Disse Krisonna quando il ranger gli riferì cosa aveva visto - Sono umanoidi violenti e assetati di sangue che si alleano spesso con razze più forti al fine di dominare i territori circostanti il loro."
"Possiamo batterli facilmente." Fece notare Ivan.
Scesero e con un paio di colpi di spada li mandarono all'altro mondo. Poi nascosero i corpi in cima alle scale e proseguirono verso est, come indicato dall'artefatto.

Si ritrovarono a camminare su una passerella di legno sporgente che dava sulla sala principale della Cattedrale. Il colonnato altissimo, le volte gotiche, le vetrate decorate con cruenti mosaici di vetro rosso. Dall'alto era possibile dominare le intere cinque navate. Un fermento di h'rakati spostava macchinari, trasportava metalli, montava esoscheletri, fissava borchie cromate. Era la sala di assemblaggio dei costrutti. Golem di metallo, forse... forse di ombracciaio o magari dei mekal. I maghi della confraternita avrebbero potuto poi animarli. Al centro della sala una specie di gabbia di energia quasi invisibile teneva imprigionato Gelb.
"Dobbiamo liberarlo!" Disse Lucian.
"Ci sono più di venti h'rakati..." Notò Gordianus. La possibilità che uno potesse far scattare un qualche tipo di allarme era altissima. E contro i maghi poi sarebbe stata dura.
"Da questa parte..." Suggerì con voce monocorde il druido evanescente.
Si mossero di soppiatto e raggiunsero l'abside. Un meraviglioso coro in legno intarsiato avvolgeva tutta la zona sul retro dell'altare, separata dalla stanza principale da una parete di legno altrettanto finemente lavorata. Scesero al centro degli spalti cercando di non far scricchiolare troppo le assi del pavimento e delle scale... ma una paio di h'rakati si insospettirono.
Si avvicinarono scrutando nell'invisibile, attraverso i corpi trasparenti del gruppo. Uno di loro estrasse una mannaia dalla gola, l'altro sfoderò degli aculei dal palmo della mano.
"Presto! Da questa parte!" Li incitò il druido ad alta voce.
"Ma porc...!!!" tentò di imprecare Lucian. Oramai erano stati scoperti. I due h'rakati ne chiamarono altri ed infuriò la battaglia. Uscendo dall'invisibilità ognuno degli avventurieri falciava e massacrava quei deboli umanoidi deformi che tentavano disperatamente di ferirli. Azalorn mirava alle loro teste e ogni colpo della sua pistola faceva saltare in aria un cranio. La spada di Gordianus squarciava i loro corpi come fossero di carne marcia. Nonostante tutto, qualcuno di loro fuggì e diede l'allarme.
Accorsero presso la gabbia di energia che rinchiudeva Gelb e provarono a passargli la cappa magica di Krisonna, ma i teletrasporti non funzionavano nella cattedrale.

"Non credevo foste così presuntuosi da attaccare il covo dei leoni."
Una voce giunse potente dall'alto delle volte delle navate. Lobas fluttuava verso di loro, la sua espressione era impassibile, il suo sguardi di ghiaccio. "Non mi date altra scelta che terminare la vostra esistenza."

luglio 02, 2007

6.06 - Vero acciaio d'ombra

Un fulmine illuminò l'aria satura di umidità attorno alla Cattedrale di Lame.
Nuvole nere si aggiravano come corvi nel cielo sopra il gigantesco edificio di pietra nera, e la luce dei lampi si rifletteva sinistramente sulle vetrate policrome poste nei punti più alti delle mura.
Da una di queste vetrate uscirono Lucian e Ivan. Le schegge di vetro precipitarono a pioggia per decine di metri fino al terreno aspro e annerito.
"Ivan è svenuto! - gridò Lucian, afferrando il guerriero e sollevandolo in volo grazie al suo anello magico - dobbiamo riportarlo a terra!"
Subito dietro di loro uscì in volo dalla cattedrale Kimar, con le ali spalancate. Planarono lentamente oltre le terre devastate alla periferia della Cattedrale e affondarono tra le fronde del bosco della vita che circondava la distesa brulla. Lì iniziarono ad utilizzare i loro incantesimi di cura per rimarginare le ferite che erano state loro inferte dai Golem di Ombracciaio. Appena attraversato il varco da casa di Gelb, erano stati assaliti da quattro di quei costrutti di metallo oscuro e non erano riusciti ad avere la meglio. Per primo fu Lucian a rendersi conto che... non erano affatto feriti. Lo disse agli altri due e anche loro notarono che non avevano alcuna ferita addosso. "Illusioni?" Si chiese il ranger. "Possiamo chiederlo al bastone..." suggerì Ivan.

Si incamminarono verso la radura, Lucian in testa per trovare il percorso più breve e più sicuro. Arrivarono alla radura in una mezz'ora. Sembrava impossibile ritrovarsi di nuovo in quel posto, a così poca distanza dalla cattedrale. Erba verde, fiori primaverili, una brezza leggera che muoveva le foglie, rumori di ruscelli nei paraggi, piccoli animali del bosco sui rami degli alberi. Il Bastone della Vita era ancora lì, conficcato nel terreno a rilasciare la sua energia attorno a sé, per tenere in vita un bosco destinato a distruggersi e perdersi per sempre... un bosco senza più guardiani.
L'artefatto emise un'ombra fumosa che prese la forma di un druido dalla carnagione pallida e dalle vesti evanescenti. "Siete voi... siete di nuovo qui."

Mentre Lucian, Ivan e Kimar discutevano con il Bastone della Vita, Gordianus, Krisonna e Azalorn ricevettero il messaggio dei loro amici. Si teletrasportarono nel bosco, il punto più vicino alla cattedrale dove si poteva giungere con la magia, quindi seguirono il sentiero fino alla radura, dove l'artefatto stava spiegando ai loro tre compagni come distruggere la Cattedrale.
"Distruggetela per me. Vendicherete le anime dei miei padroni e renderete giustizia alla natura di questo posto, devastata dall'influenza nefasta di quell'edificio."
"Ma come fare?" Chiese Lucian.
"C'è un luogo nella Cattedrale... costruito dai suoi nuovi inquilini, la Confraternita Arcana. E' chiamato la Polla del Potere, e viene utilizzato per attingervi potere oltre la soglia normalmente consentita da questo piano. La Polla è un concentrato di energia arcana. Io posso distruggerla, basterà gettarmi dentro di essa e farò in modo di scatenare una terribile reazione a catena, che raderà completamente al suolo la Cattedrale."
"Ma il nostro compito è salvare Gelb..." Rifletté il mezzelfo.
"Gelb è un costruttore di golem, esseri viventi artificiali che hanno il solo scopo di distruggere e creare scompiglio... Gelb è un nemico dell'ordine naturale. I suoi golem sono macchine di distruzione. Non mi interessa il suo destino."

Il gruppo sradicò il bastone da terra. Immediatamente il verde, l'erba e i fiori iniziarono ad appassire. "Sbrighiamoci, prima che il bosco cada del tutto rivelando che qualcosa è cambiato." Suggerì il druido evanescente, emanazione del bastone. "Vi rivelerò la strada per raggiungere la polla. Seguite le mie indicazioni." Aggiunse.