luglio 14, 2007

6.14 - Cuore di ombra

Quando anche l'ultimo nonmorto crollò a terra privato definitivamente della vita, un'ondata trascinò i corpi via dal ponte. L'acqua tolse i corpi dalla luce, riportandoli di nuovo nel profondo degli abissi.
Poi uno scossone, un rombo che proveniva dal mare... La nave oscillò terribilmente, poi le acque si gonfiarono. Emerse un grosso gigante degli oceani, con la barba incrostata di alghe e le spalle possenti coperte da pesanti stoffe intrise di acqua marina. Pochi attimi dopo ne emerse un altro, una donna, con i capelli abbelliti da decine di conchiglie a formare diademi di madreperla.
"Abbiamo notato una luce che si irradiava dalla nave... Qualche stolto che ha ignorato i nostri avvertimenti." Il gigante non sembrava arrabbiato. La sua espressione era rassegnazione. Il gruppo spiegò cosa stavano cercando: un pugnale cerimoniale che si trovava a bordo della nave. E le salme degli avveturieri morti fino ad ora nel tentativo di recuperarlo.
"Questa nave è pericolosa. - Spiegò il gigante - Coloro che sono morti durante il naufragio continuano a tornare in vita e catturano nuove vittime per aumentare il loro numero. Sono creature nonmorte rianimate dalle onde."
"Li abbiamo affrontati." Chiarì Ivan. Ma i giganti avevano altro da riferire.
"I nonmorti che avete incontrato non sono il vero pericolo. A dire la verità... essi sono una precauzione."
L'enorme umanoide sollevò il braccio dall'acqua e puntò il dito verso la cima della scogliera.
"All'inizio avevamo messo una stele, per avvertire del pericolo. Ma nessun avventuriero si ferma davanti ad una stele. Così abbiamo smesso di uccidere i nonmorti, in modo che potessero infestare tranquillamente il relitto. Sono una presenza che allontana la maggior parte dei curiosi, intenzionati a recuperare il tesoro inabissato."
"Ma c'è dell'altro lì sotto... vero?" Li incalzò Gordianus. Il paladino aveva già percepito una sorgente di malvagità ben più grande e vigorosa di quella degli zombi.
"Sì... - ammise il gigante - un Vasuthant... Un agglomerato di ombre nonmorte... Una creatura spaventosa che si nutre di luce e di qualsiasi cosa sia vivente."
La donna gigante si fece innanzi e prese la parola: "Abbiamo imprigionato il Vasuthant in una prigione magica, in attesa di essere forti abbastanza da affrontarlo. Nel frattempo, lo abbiamo sepolto sotto la nave, affinché nessuno lo liberi per sbaglio."
"Quando vi abbiamo visti combattere sulla nave, abbiamo temuto che voleste inoltrarvi nel fondale... In quel caso avreste potuto inavvertitamente liberare il Vasuthant, non potevamo rischiare." Concluse infine il gigante uomo.
"A noi interessa solo recuperare i corpi degli avveturieri ed il pugnale." Disse Krisonna.
I due giganti degli oceani si guardarono per qualche secondo, con fare complice. Avevano intenzione di proporre un patto.

Il gruppo si accordò con i giganti degli oceani. Avrebbero affrontato loro il Vasuthant, ed in cambio i giganti avrebbero fatto piazza pulita dei nonmorti sul fondale. Sconfitto il Vasuthant, non serviva più tenere quegli scomodi guardiani. E gli avventurieri sarebbero potuti scendere a recuperare il tesoro, oltre che i corpi trascinati laggiù dagli zombi.
Risalirono la scogliera e riposarono. Il mattino seguente, un gigante druido comparve nelle acque gelide illuminate dal sorgere del sole. Con un incantesimo illuminò la stele, in modo che il Vasuthant fosse attratto in quella direzione. Quindì scomparve nelle profondità, dove avrebbe liberato la creatura.
Dapprima sembrò che qualcosa fosse andato storto. Il mare era insolitamente calmo, il sole rosso si rifletteva sulla superficie increaspata, il freddo ghiacciava l'umidità sugli scogli. Poi qualcosa iniziò ad emergere dall'acqua. Piccoli globi scuri di oscurità pulsante che si arrampicavano su per il crinale utilizzando dei tentacoli cangianti.
"Il Vasuthant?" Chiese Ivan?
"Non credo..." Gli rispose Gordianus.
Krisonna si sollevò in volo e scagliò una serie di palle di fuoco contro quelle creature bramose di luce. Una dopo l'altra si disintegrarono, come la notte all'arrivo del sole. Passò qualche attimo, poi un tremore, e un gigantesco tentacolò sbuffò fuori dal mare per aggrapparsi con fragore alla roccia della scogliera. Pesantemente emerse dall'acqua il Vasuthant. Un globo di oscurità concentrata dal quale emergevano lunghi tentacoli simili a colate di pece. Attorno alla creatura ogni fonte di luce sembrava spegnersi, affievolirsi, consumarsi... come se il Vasuthant ne risucchiasse la forza, l'essenza, il bagliore.

Krisonna iniziò a scagliare incantesimi sulla creatura, che in pochi secondi era giunta in cima alla costa rocciosa e protendeva i lunghi tentacoli verso i suoi avversari. La stele si spense in un attimo, come se fosse stata coperta da un velo nero. Ivan e Gordianus si lanciarono contro la creatura colpendola con le loro armi magiche, mentre Akramil restava a distanza. Utilizzando distorsioni temporali e manipolazione dello spazio-tempo, il Vasuthant distorceva le percezioni dei combattenti, costingendoli a ripetere le loro azioni quando pensavano di aver assestato il colpo letale. Poi un tentacolo afferrò il mezzodrago e lo sollevò in aria, spingendolo all'interno del corpo oscuro della creatura stessa. Gordianus sentì la sua forza abbandonarlo mentre il Vasuthant se ne nutriva. Krisonna, esponendosi coraggiosamente al risucchio vitale della creatura, penetrò nel mostro e giunse ad abbracciare il paladino, poi pronunciò la formula del teletrasporto e liberò entrambi da quel buio gelido. Il Vasuthant si mosse contro Akramil colpendolo con i suoi tentacoli. L'elfo scuro fu scagliato a terra, privo di forze. Ivan però continuava a trovarsi sotto la massa color pece che costituiva il corpo della creatura, e con ripetuti colpi di spada apriva squarci e fenditure nel magma nero.
Il Vasuthant si rese conto che non aveva senso continuare a combattere. Il cielo era ricco di infinite fonti di energia e luce e adesso finalmente era libero di esplorarlo. Si sollevò in volo sopra la taiga, pulsò per qualche secondo irradiando per un ultima volta ombra nel cielo, quindi scomparve nel blu del cielo del mattino.

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