luglio 29, 2007

6.19 - Invito senza possibilità di rifiuto

Mentre Lucian e Kimar si intrufolavano per i vicoli di Keremish seguendo le tracce di Teg Maine e dei soldati che stavano trasportando la cassa dei tesori, il carro-prigione attraversava la via maestra della città circondata da un nutrito corpo di guardia e accompagnata a Golmore e dall'ufficiale vampiro, entrambi a cavallo.
Molte delle persone esprimevano apertamente la propria opinione riguardo l'ennesima cattura di eversivi nei confronti della dittatura militare. Chi era a favore non risparmiava insulti nei confronti del regime oppressivo, e gridava che il Duca riprendesse il controllo di Keremish. Molti altri però esultavano per l'ennesimo successo dell'Ordine del Teschio Cremisi. Gordianus, Ivan e Krison (la cui cintura maledetta era stata confiscata con il resto dell'equipaggiamento) incrociavano gli sguardia volte rabbiosi a volte sfiduciati dei cittadini. Akramil sbuffava spazientito.
Il carro-prigione attraversò il lungo ponte e giunse alla fortezza ducale, laddove un compiaciuto Gruveth sembrava ansioso di sbatterli in cella.
"Con calma, Gruveth. - lo ammonì il generale - Il comandante vuole che assistano all'esecuzione di oggi." Gli avventurieri sapevano che Gruveth faceva parte delle Mantidi Assassine, e tentarono di smascherarlo muovendo accuse. Quello di cui non si erano ancora resi conto, era che le Mantidi Assassine erano complici della cospirazione e alleate dell'attuale potere. Furono spinti nel giardino interno del castello, dove un palco era già stato allestito per una impiccagione multipla. Cinque cappi da forca penzolavano da uno spalto, e una folla si accalcava attorno ad esso, incitando i boia ad entrare in scena.

Nel frattempo Kimar e Lucian avevano seguito Teg Maine attraverso uno dei traboule segreti ed erano finiti in un giardino nascosto che terminava su una scogliera a spiovente sul mare. Da lì era possibile vedere la fortezza, il porto ed uno splendido panorama... Ma non c'erano altre vie. Teg Maine si fermò sul bordo del precipizio, lasciandosi spettinare dalla brezza. Sollevò una mano ed iniziò a tracciare simboli magici nell'aria. Lucian e Kimar tentarono di memorizzarla, ma era troppo lunga. Al termine, una strada di ghiaccio si formò partendo dal bordo del giardino e scendendo a spirale verso il basso. Teg e le guardie spinsero la cassa sulla strada di ghiaccio e scesero velocemente. Non appena fu sicuro, Lucian e Kimar si sollevarono in volo per vedere fin dove scendeva la strada. Un muro illusorio proteggeva l'ingresso ad un covo segreto situato a metà strada tra il mare e la sommità della parete di roccia. La strada di ghiaccio terminava lì. Pian piano si sciolse e crollò già, finendo in mare, rendendo il passaggio di nuovo completamente invisibile.
"Forse abbiamo trovato il covo delle Mantidi Notturne! - Disse Lucian - Dobbiamo dirlo agli altri." Si sollevò in alto volando verso la fortezza, seguito dai poderosi colpi d'ala di Kimar.

Gli altri nel frattempo, circondati ognuno da quattro guardie armate di alabarda, assistevano silenziosi alla scena. Dietro di loro, Golmore si era sistemato a godere dell'esecuzione in programma. Furono fatti entrare cinque prigionieri, tra i quali c'era anche Bree, la custode del culto di Sinth. Gli altri quattro erano sue ancelle e servitori.
Appena Bree salì sul palco delle esecuzioni, la folla esplose in un boato delirante di approvazioni. Sembrava di essere circondati da invasati. "A morte! A morte!" Gridavano agitando i pugni in aria. C'erano nobili e contadini, artigiani e persone comuni. Tutti però sembravano rapiti dall'estasi del sangue, volevano solo vedere la morte, come bruciati da un odio ribollente che mai si era impossessato prima di loro. Le guardie lungo le mura non intervenivano, lasciavano che la folla scagliasse pietre e insulti sui prigionieri, tentando di fratturare loro qualche osso prima che fossero appesi per il collo. Sembrava che avessero ricevuto ordine di non intervenire se non fosse stato strettamente necessario.
Poi si udì un grido strozzato. Tutti guardarono verso l'alto. Sulle mura c'era un guardinal che afferrata una delle guardie la scagliava oltre i merli esterni, facendola precipitare per centinaia di metri fino in mare. Kimar! E sempre sulle mura apparve anche Lucian, che con precisi colpi di spada abbatteva un soldato dopo l'altro.
"Non dovevi farci scoprire!" Gridò il mezzelfo all'avoral. Ma Kimar non aveva saputo fare di meglio. Ed ora numerosi altri soldati uscivano dalle porte laterali della caserma per raggiungere gli intrusi sulle mura di cinta. Golmore si mosse in avanti, e notò che le guardie non avevano speranza contro il mezzelfo.
"Penso io a lui!" Disse, e puntò la sua mano in direzione di Lucian. Intrappolato da un sinistro incantesimo di charme, Lucian sentì l'incontrollabile desiderio di confrontarsi con il creepian, che lo invitava a scendere nel giardino interno. "Fatti sotto!" Lo intimava Golmore. "No, Lucian!" Gridò Kimar tentando di trattenerlo. Ma il mezzelfo fu più rapido e balzò giù dalle mura scagliandosi contro il mietitore con tutta la sua furia.
"E' il momento!" Disse Gordianus. Voltandosi verso una guardia la colpì con gli artigli e poi con il possente morso, liberandosene. Ma nonostante i suoi compagni tentassero di fare lo stesso, non erano muniti di armi naturali e le guardie sedarono facilmente i loro tentativi di fuga. Akramil fu colpito con il calcio di un'alabarda e stamazzò a terra. Anche Krison fu ridotto i fin di vita e dovette arrendersi. L'unico che sembrava inarrestabile era Lucian, che continuava a sferzare Golmore con rabbia. Ma il mietitore stava avendo la meglio: i colpi di tenebrosa oltre ad aprire profonde ferite sul corpo del ranger, lo indebolivano progressivamente privandolo di vigore e forza vitale. Kimar planò sulla folla tentando di attirare la falce su di sé, ma Golmore sapeva benissimo che Lucian avrebbe avuto la peggio contro la sua terribile arma.

Inaspettatamente, fu proprio il Duca a mettere fine ai combattimenti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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