marzo 09, 2008

8.09 - Cosa ne sarà del mondo

I giorni che seguirono alla sconfitta dell'emissario di Melpheron, non furono pieni né di gioia né di sollievo. Il Nephandum aveva scavato un solco profondo nelle vite di tutte le persone che erano state testimoni o protagoniste della sorte di Keremish. Era come una cicatrice, un segno indelebile, qualcosa di oscuro che pesava ormai nel profondo dell'anima di ogni singolo abitante della città.

La chiesa di Sinth, nella persona della Gran Sacerdotessa Bree, proclamò una triade di lutto per le centinaia, forse migliaia di vittime causate dall'avvento di Melpheron. Organizzò grandi cerimonie funebri alle quali parteciparono anche molte delle autorità più importanti di Wallace, consiglieri, membri della chiesa, ambasciatori. Nonostante questo, Keremish morì.
Il duca Yordan Vaneglin riuscì a riportare in vita, pagando le costosissime magie divine necessarie, suo figlio Larshell. In seguito si ritirò a vita privata, dimettendosi dalla carica di governatore di Keremish. Nessun altro accettò di prendere il suo posto. La città, in parte distrutta dal conflitto e piegata dall'esperienza subita, iniziò a svuotarsi velocemente. I mercanti cambiarono le rotte commerciali preferendo sbarcare più nord, a Porto Malgorne, e gi abitanti di Keremish cercarono fortuna lontano da quel posto, così carico di ricordi orrendi.
A distanza un anno dalla vittoria contro Algrin, Keremish era divenuta a tutti gli effetti un enorme città fantasma. Solo qualche centinaio di abitanti si ostinava a viverci ancora, quasi completamente isolati dal resto del mondo, tra lussuose case abbandonate e pianure disseminate di armi spezzate e armature infrante. La fortezza di Keremish non fu mai più ricostruita, e giace ancora nelle stesso condizioni, squartata dalla furia dell'emissario, lo scheletro di cioò che era un tempo, memoria di ciò che è accaduto in quel posto.

La chiesa di Sinth ha quindi richiamato Bree presso la capitale del regno, lasciando a Keremish le persone minime necessarie per gestire la fede delle poche persone rimaste. La ex Gran Sacerdotessa di Keremish occupa da quei giorni prestigiose cariche presso la sede centrale della chiesa. Orion e il suo gruppo di avventurieri hanno ricevuto encomi e onorificenze per l'aiuto prestato nella battaglia contro Melpheron, ma il loro senso del dovere li ha richiamati all'avventura, e sono ancora un gruppo di eroi erranti molto famoso. Lepel si è risvegliata dal suo stato di incoscienza dopo quasi trenta giorni di sonno comatoso, si è ripresa velocemente ed è partita verso nord. Si dice che faccia ancora la guardiana di cimiteri, da qualche parte nei pressi di Vestor.
Kalfyra è di nuovo scomparsa. Il luogo della sua tana è sconosciuta, e probabilmente tramerà per molti anni un nuovo piano per riscattarsi del fallimento ottenuto alleandosi con Algrin.
Valesid è tornata a vegliare sulle alture dei monti Scudo di Keremish, nella sua tana a passo Silberhorn.

Del futuro di Ivan, Gordianus, Krison e Lucian si narrano leggende, e qualcuna deve essere certamente vera. Ma spetta a loro stessi narrare queste avventure. Gli eroi dello Zeist hanno confermato la teoria ipotizzata dai saggi, che ad ogni sbilanciamento verso il male corrisponde una risposta naturale del bene, e viceversa. Lo Zeist è l'equilibrio naturale delle cose, l'ago della bilancia che governa l'universo. Le gesta degli avventurieri fin qui narrate gettano un bagliore di speranza sul mondo di Thesis: complice (forse) lo Zeist, ogni qualvolta le tenebre cercheranno di prevalere, ci saranno sempre eroi pronti a riportare la luce.

marzo 06, 2008

8.08 - L'ultimo Grido

L'emissario, mutato dal potentissimo artefatto che possedeva, si era trasformato in una gigantesca medusa, che assorbiva e rilasciava impulsi emotivi talmente potenti da distorcere la mente e il cuore di chiunque si avvicinasse. Protetti da incantesimi adeguati (o sconsideratamente coraggiosi da non porsi affatto il problema), gli avventurieri si lanciarono in volo contro Algrin. I poderosi tentacoli della creatura guizzarono fuori dal mare di plasma per afferrarli e stritolarli, colpendo con inaudita ferocia chiunque superasse la sua aura di disgregazione emotiva.
"Melpheron inghiottirà questa città, che voi lo vogliate o meno! I cieli già si aprono al suo immenso potere! Guardate, il suo volto si affaccia su questo piano, per condurci laddove morte e miseria non esistono!"
I deliri di Algrin non interessavano a nessuno, ma la creatura era abbastanza potente da poter volgere le sue preghiere al cielo rosso e nel contempo occuparsi dei suoi avversari. Gordianus fu avvinghiato da uno dei tentacoli dell'emissaria, mentre gli altri cercavano di abbatterla a colpi di spada.
"Gordianus! Nobile paladino mezzodrago! Non capisci? Io ti offro... l'eternità! Non negare a te stesso e a questo pianeta l'eccezionale offerta che il Signore della Passione vi sta offrendo! Non ribellarti al suo sguardo! Dentro di te, sai bene che non hai scelta!"
Così dicendo Algrin avvicinò il corpo di Gordianus alla parte superiore del suo torso, da dove ancora spuntava un'appendice che riproduceva le forme umane dell'emissaria. Il volto di Algrin, angelico e demoniaco allo stesso tempo, si protese verso il paladino, cercando di abbracciarlo.
Ma Krison anticipò la creatura, lanciando un incantesimo di scambio. Nell'istante successivo, Gordianus era in piedi a poca distanza da Algrin, mentre Krison si trovava avvinghiato nei tentacoli della creatura. L'emissaria avvolse Krison in un abbraccio mortale, e lo raggiunse con le sue labbra. Krison avvertì un'ondata di energia negativa penetrargli nella carne, come una vampa di calore che andava a incendiargli il sangue fino a fargli esplodere il cuore. Cercò di gridare di terrore, ma i tentacoli lo stringevano forte e non poteva sottrarsi alla stretta di Algrin. Quando Algrin lo lasciò cadere, era indebolito a tal punto che a malapena riusciva a mantenersi a galla nel lago di sangue.

Ma nessuno di fece prendere dal panico. Non era né il momento né il luogo. Il cielo nuvoloso scaricava fulmini purpurei attorno alla fortezza, la pioggia rada sembrava sangue, i vento girava in maniera tortuosa tra le torri, fiumi di acqua rossa scivolavano in ampie cascate nel mare sottostante, che con poderose onde dipingeva di bruno le scogliere.
Algrin sanguinava copiosamente, il suo sangue si aggiungeva a quello del lago. Lacrime di sangue le segnarono il volto pallido. Il passaggio verso il Nephandum si stava finalmente aprendo. E fu allora che Ivan e Lucian colpirono più forte. L'emissario e l'artefatto del terrore si erano ormai fusi in un'unica, terrificante creatura. Abbattere l'emissario, ora che il Cuore di Sangue era stato distrutto, era l'unico modo per invertire il flusso degli eventi. Caricarono con forza, potenza, disperazione, rabbia e voglia di riscatto, mentre la creatura li colpiva e li spazzava con i suoi terrificanti tentacoli. Finché non videro il gigante di carne contorcersi in un enorme spasmo di dolore.
Algrin stese la mano verso il cielo, un rigurgito di liquido rosso le emerse dalla gola al posto delle mille parole che avrebbe voluto pronunciare per chiedere perdono del suo fallimento. Le sue dita cercarono di afferrare le nuvole striate di cremisi e porpora, come se volesse squarciarle lei stessa con le sue unghie. Poi il corpo che l'artefatto le aveva garantito collassò su se stesso, esplodendo in una valanga di frattaglie e liquidi. Algrin fu inghiottita dal marasma di viscere, mentre gli avventurieri indietreggiavano velocemente. Le nubi in cielo si distesero, la pioggia cessò di cadere, i fulmini svanirono gradualmente. Rimase solo l'ululato del vento sul mare grigio.

La figura di algrin, nuda e coperta di sangue, scivolò fuori dal lago di sangue, trascinandosi su quel che rimaneva del pavimento della fortezza, ridotto in macerie. Lucian le si avvicinò, guardandola con pietà mentre piangeva singhiozzando con forza. La ragazza sollevò lo sguardo al cielo, stringendosi il corpo come a proteggersi dal freddo.
"Melpheron!!!" Gridò. Ma il nome del Terrore Ancestrale le rimase strozzato in gola. La spada di Lucian le strappò la testa dal collo in un attimo, il resto del corpo cadde a terra e rotolò nelle acque rossastre. La strategia del terrore era stata fermata, in ultimo, definitivamente.

marzo 01, 2008

8.07 - L'emissario di Melpheron

Lo scontro con Kalfyra e i suoi alleati non fu troppo impegnativo, ma il drago vampiro una volta sconfitto si trasformò in nebbia e si allontanò dall'edificio di carne pulsante. I corpi di Golmore e di Notturno, invece, furono letteralmente divorati dalla struttura stessa. Whisper comparve ancora una volta a prendersi gioco degli avventurieri:
"Non avete ancora capito? Il sacrificio di sangue si è quasi compiuto! L'enorme ecatombe si è consumata! Le migliaia di soldati che hanno sparso il proprio sangue su questo suolo hanno alimentato la terra con la propria linfa vitale, i mercenari dell'ordine del teschio cremisi si sono infine uniti al sacrificio, e in ultimo i loro generali hanno messo in comunione corpo e carne al pari di tutti gli altri. Manca ormai una sola essenza affinché i piani collidano e la realtà stessa collassi nel Nephandum! Uccidendo Notturno e Golmore non avete fatto altro che accelerare il nostro piano!"
Al pronunciare di quelle parole, un grido strozzato provenne dall'angolo più estremo della stanza. Algrin aveva appena sgozzato Larshel, davanti agli occhi terrorizzati del duca suo padre. Algrin! La sua governante, la sua custode, la persona che le aveva fatto da madre in tutti questi anni, da quando la duchessa era morta!
"Sono stata io stessa ad uccidere la duchessa, - confessò la ragazza - quando l'ho vista per l'ennesima volta comportarsi male nei confronti di suoi figlio! In uno scatto di rabbia le ho trafitto il ventre con un fermacarte, e poi l'ho colpita ancora... e ancora... mentre suo figlio assisteva alla scena. Poi la corpa è stata data a lui, a Larshell, e il duca ha voluto coprire le colpe del figlio insabbiando l'omicidio della sua sposa: non voleva che Larshell fosse processato per un crimine tanto orribile. Un crimine che però avevo compiuto io. Per anni da allora ho servito il Signore del Sangue, Melpheron, allevando per lui il figlio del duca, in attesa del sacrificio di sangue che mi avrebbe consacrato come sua suprema servitrice!"

L'intera stanza iniziò a trasformarsi, a mutare in altezza e in larghezza, innalzandosi in alto verso il cielo nuvoloso. I tetti della fortezza furono distrutti dall'ingigantirsi del cuore di sangue, e mentre gli avventurieri venivano sollevati in alto, di fronte a loro Algrin mutava forma, trasformandosi in un essere metà umano e metà... qualcos'altro.
Poi udirono un boato. La struttura tremò, vibrò con forza, si scosse. La voce di Whisper che gemeva di dolore si allargò nel cielo, proveniente da ogni angolo dell'edificio. Qualcosa lo stava colpendo... e abbattendo. In pochi secondi ogni cosa che era composta di carne, pareti, pavimenti, mura, soffitti, membrane, filamenti, ogni cosa collassò su se stessa.
Krison e Lucian spiccarono il volo, gli altri cercarono di salvarsi aggrappandosi a qualcosa, alla fine furono tratti in salvo dai loro compagni. Il cuore di carne era stato abbattuto. Ma da cosa? Quando dell'edificio immondo non restò che un lago di sangue e viscere putrefatte, si accorsero della presenza di un gigantesco golem di mithral, comandato da Orion e dal suo gruppo. Erano riusciti a farlo funzionare, anche se solo per un breve periodo di tempo. Il golem adesso giaceva immobile, fumante, inutilizzabile. Ma il tempo gli era bastato per colpire con forza la base del cuore fino a farlo esplodere, causando il collasso dell'intero fulcro del terrore.

Dal centro del lago di sangue, che ribolliva tra le macerie della fortezza ducale, emerse infine Algrin. Le sue forme non erano più discernibili, era una creatura da incubo, in mezzo alle fattezze della quale emergeva ancora il corpo sinuoso della ragazza, come uno stamo al centro di un grottesco fiore di tentacoli. Gli avventurieri non esitarono un attimo, e si lanciarono contro di lei.