agosto 22, 2007

7.02 - Salvataggio in mare

Teg Maine si gettò al piano inferiore della stiva e sia Ivan che Gordianus scesero calandosi nel boccaporto all'inseguimento. Il ladro però non aveva la minima intenzione di farsi acciuffare, scattò verso il fondo della stiva di carico e uscì da un portello laterale. La nave continuava ad inclinarsi in aria mentre la sua velocità di discesa diveniva pari quasi a quella di avanzamento.
I due avventurieri si affacciarono e videro Teg Main in piedi su una scialuppa di salvataggio. La Mantide Notturna scagliò su di loro i suoi micidiali emodardi, ma Gordianus non aveva intenzione di lasciarselo fuggire: afferrò la cima alla quale era legata la scialuppa levitante ed iniziò a tirarla verso di sé.
"E' inutile! - gli suggeriva Ivan - Taglierà gli ormeggi prima che tu possa raggiungerlo con la spada!"
Teg Maine rideva a continuava a scagliare i suoi dardi sul mezzodrago. Nel frattempo tutte la Mantidi Notturne avevano raggiunto le scialuppe. Krison salì su una di queste e ne attivò il cristallo yolos. "Dov'è Lucian?" Chiese a Kimar. "Deve essere qui intorno, lui possiede un anello del volo!". Detto questo, Kimar si lanciò anche lui nella stiva. Ma incontrò Ivan a metà strada. "Che ne è di Teg Maine?" "E' risalito sul ponte con un balzo... Ma ora dobbiamo salvare Gordianus! E' precipitato in mare nel tentativo di raggiungere la scialuppa!"
Poi un boato, un sussulto, una gigantesca scossa.
Rumore di assi che si spezzano e di metallo che si piega. L'albero maestro si accartocciò lasciando andare le vele. La nave aveva toccato il mare. La poppa si impennò sollevandosi in alto e scaraventando tutti in aria. "Presto! Salite!!!" Gridò Krison, mentre si sollevava con la sua scialuppa. Kimar e Ivan ce la fecero e saltarono sulla piccola imbarcazione fluttuante.

Il veliero si sollevò quasi in verticale spargendo in mare tutto il suo carico, quindi si ribaltò completamente, sollevando onde che quasi raggiunsero le scialuppe che si erano allontanate tutte intorno a lui. Kimar si era già tuffato in acqua. Aveva agganciato la corazza di Gordianus all'ancora della scialuppa e poi era tornato in superficie. "Tiralo sù!!!" Gridò a Krison, mentre i balestrieri sulle scialuppe già caricavano i dardi sulle loro armi. Ma il paladino aveva già smesso di respirare.
Teg Main si sollevò in piedi sulla sommità del veliero ribaltato in mare. Lentamente la nave stava affondando. Piovvero su di loro i primi dardi. "Dobbiamo andarcene di qui!" Suggerì Krison. Ivan e Kimar sembravano essere d'accordo.
"Non così in fretta! - Gridò loro Teg Maine - Nessuno di voi si preoccupa di chi sta morendo?"
Scoppiò in una risata. Era chiaro che in questo modo li avrebbe indotti ad affrontare i suoi scagnozzi, finendo per avere la meglio. "Legata in una cassa, nella cabina del capitano, c'è una fanciulla molto devota a Sinth che una volta faceva parte della gilda dei Pugnali di Cristallo... Credo che sia una vostra vecchia conoscenza!"
"Mara!" Urlò Kimar. I suoi amici lo trattennero, volevano impedirgli di correre in soccorso alla ladra loro alleata. "Kimar, è un suicidio... ed è proprio quello che vuole!"
"Non mi interessa! Voi mettetevi in salvo, io non posso lasciarla morire!"
Così dicendo, Kimar si divincolò dalla presa di Ivan e si tuffò in acqua, sparendo nel blu.

In quel momento, Lucian planò giù dal cielo sfoderando le sue spade. Si posò sul dorso della nave, dove si trovava Teg Maine, ma a debita distanza. Le assi erano scivolose, incrostate di alghe e bagnate. Se Teg Maine avesse osato lanciarsi contro il mezzelfo, avrebbe sicuramente rischiato di cadere. "Bene! C'è qualcuno che ha del fegato, dopotutto!" Disse la Mantide Notturna con orgoglio. Dalle sue braccia, squaciandogli i polsi, fuoriuscirono due pugnali dalla lama insanguinata, che immediatamente si incendiarono. Teg Maine corse contro Lucian senza scivolare minimamente, come se potesse danzare sul ghiaccio senza mai cadere. Il mezzelfo indietreggiò, e Teg Maine iniziò a scagliare su di lui i suoi emodardi infuocati.
"Lucian ha bisogno di una mano!" Krison impennò la barca, e Ivan rotolò fuori cadendo in acqua. Il mago scese a livello del mare e recuperò il guerriero, che si aggrappò al bordo della scialuppa mentre piovevano dardi ovunque. Mentre la piccola imbarcazione riprendeva quota, una freccia colpì Krison in pieno e l'elan si accasciò sul fondo. Ivan, che non era ancora riuscito ad issarsi nella barca, chiamo Lucian a gran voce. Il mezzelfo si sollevò in volo e atterrò sull'imbarcazione. "Presto, fai riprendere Krison... se rimaniamo a fare da bersagli non ne usciremo vivi." Suggerì il guerriero trascinando il proprio corpo, con tanto di armatura pesante, all'interno. Salve di dardi seguitavano a piantarsi sul legno del veivolo. Lucian curò qualche ferita di Krison, abbastanza affinché il pilota riprendesse conoscenza. "Torneremo a prendere Kimar più tardi, ora fuggiamo!!!"

La scialuppa scivolò via nel cielo, inseguita da tutte le altre imbarcazioni di emergenza.

agosto 21, 2007

7.01 - La nave volante del capitano Petìa

Sfrecciando nel cielo a velocità incredibile, la nave volante del capitano Petìa si allontanò da Keremish, lasciandosi alle spalle le torri di attracco del porto aereo, quindi la baia, la fortezza del duca, il mare della costa meridionale e poi anche il cielo rosso che illuminava perennemente la regione.
"Una volta dentro il Maelstrom non potrò più fermare la nave! - gridò il vecchietto - Se disattivo il cristallo yolos solo per un attimo, rischio di perderlo per sempre... e non voglio certo precipitare in mare!" I capelli lunghi e bianchi raccolti a treccia sventolavano sferzando l'aria mentre la nave schizzava nel cielo a duecento metri d'altezza rispetto all'oceano azzurro. La barbetta incolta e bianca, ispida sul suo mento, nascondeva parecchie cicatrici ma nel contempo lo faceva sembrare molto più vecchio e sprovveduto di quanto non fosse. Gli avventurieri lo avevano incontrato presso l'aerodromo di Keremish, lui e la sua Brivido Cosmico garantivano un passaggio per sole 1.000 monete d'oro. Un prezzo più che equo, considerato che la destinazione finale era la Mastro Xillian, un veliero Lybran che stava facendo rotta verso Fluvia cercando di aggirare una vasta area di turbolenza magica chiamata "Maelstrom". Sulla Mastro Xillian c'erano i cristalli che gli avventurieri stavano cercando di recuperare: Armadale. Alla fine, Lepel era stata di parola. Allontanandosi da Keremish fino a Passo Silberhorn era riuscita a lanciare un potente incantesimo di divinazione e ad individuare i cristalli mentre venivano caricati sulla nave. Ma la nave era salpata prima che loro potessero imbarcarsi. Così, la veloce imbarcazione del capitano Petìa era la loro unica speranza.
La nave era poco più grande di una scialuppa di salvataggio... anzi a guardarla bene avrebbe potuto esserlo, almeno in origine. Ma Petìa aveva modificato molte cose, rendendola più veloce, più manovrabile e (sfortunatamente) assai meno confortevole.

"Ecco il veliero!!!" Gridò il vecchio capitano mentre le sue mani scorrevano sulla sfera di controllo dell'elementale dell'aria che spingeva la nave così velocemente. Il solo cristallo yolos non avrebbe potuto mai farla volare a quella velocità, e non sarebbero mai riusciti a raggiungere un veliero lybran in sole due ore. "Cosa avete intenzione di fare?" Chiese.
Gli avventurieri erano tutti d'accordo: sarebbero saltati sulla nave non appena Petìa si fosse avvicinato abbastanza. "Dovrò comunque accodarmi e cercare di fermarmi sulla nave per qualche secondo, il tempo di saltare!" I suoi passeggeri annuirono. La Brivido Cosmico si accodò alla Mastro Xillian, e immediatamente sulla nave risuonarono gli allarmi. Da alcuni boccaporti uscirono dei cannoni carichi e già pronti a far fuoco, ma Petìa si sollevò sopra il ponte di poppa e gridò agli avventurieri di lanciarsi.
Uno ad uno saltarono sulla nave. La Brivido Cosmico si allontanò velocemente mentre i primi colpi di cannone esplodevano cercando di colpirla. Nel frattempo, sulla poppa della Mastro Xillian accorrevano le Mantidi Notturne, sfoderando i pugnali e attaccando in massa. Lucian, Gordianus e Ivan iniziarono a sfoltire il numero degli avversari, cercando di non essere accerchiati. Il mezzodrago e il guerriero non disponevano più del loro equipaggiamento magico, ma riuscivano comunque a tener testa all'orda di ladri e assassini. Krison scagliò quei pochi incantesimi che era in grado di preparare ora che il suo grimorio gli era stato sottratto, quindi sfoderò lo stocco e si lanciò nella mischia. Kimar colpiva con le ali e gli artigli.

"Fermateli!" Comandò una voce femminile. Alcuni ufficiali delle Mantidi Notturne si presentarono sul ponte. Indossavano corpetti di cuoio color porpora. La ragazza, dai lunghi capelli neri e dal mantello scuro, impugnò una spada corta a due lame e attese che i suoi sottoposti si lanciassero contro gli intrusi. Una fila di balestrieri si fece innanzi dai ponti soprelevati scagliando dardi contro di loro. Gordianus riuscì a farsi strada fin sotto il balcone e soffiò gelo contro i balestrieri congelandone sul posto un paio. Gli altri si ritirarono, mentre gli ultimi loro compagni venivano affettati dal turbine di lame di Lucian e dai poderosi colpi di spada di Ivan. Anche quella che sembrava essere il capo degli ufficiali, chiusa tra i colpi di Kimar, di Lucian e di Ivan cadde al suolo senza vita in una manciata di secondi.
Nel frattempo Krison si era rifugiata sulla postazione di vedetta, uccidendo il marinaio che si trovava lassù in alto. Un'esplosione scosse la nave subito dopo. Qualcosa era esploso sotto coperta. Gli avventurieri non ebbero il tempo di controllare cosa stesse accadendo: le porte della stiva si spaccarono sparpagliando in aria schegge e metallo. Ne uscirono due beholder, galleggiando con difficoltà sulla nave che rallentava fino quasi a fermarsi.
Senza temere il campo anti-magia irradiato dal loro occhio centrale, Gordianus e Ivan caricarono i due occhi-tiranno. Un beholder tentò di scagliare Gordianus fuori dalla nave ma nemmeno la telecinesi di una creatura del genere aveva la forza di spostare i suoi 180 chili di peso. Lucian riusciva ad evitare di cadere preda di tutti i raggi che cercavano di comandarlo, ma accusava ferite su ferite nonostante cercasse di evitare i raggi di disintegrazione e quelli che infliggevano danni mortali. Il primo dei beholder fu abbattuto in pochi minuti, il secondo seguì a breve. Poi la nave si inclinò di lato.
"Vado a recuperare Krison!" Disse Lucian, correndo verso l'albero maestro. Kimar perquisì i corpi dei beholder, ma non trovò alcun indizio. "Noi entriamo!" Avvertirono Ivan e Gordianus, scendendo nella stiva. Era buio, ma Gordianus era in grado di emanare luminosità per qualche minuto, e lo fece. In fondo alla stanza, Teg Maine li stava aspettando. Sorrise, e si gettò nella stiva inferiore.

agosto 12, 2007

Intermezzo 4 - Mantidi

"Spero che ci sia un buon motivo per avermi chiesto di presentarmi nella tua stanza." Disse Teg Maine, entrando nella sala privata di Lunjar. Le luci erano molto basse, solo quattro torce poste agli angoli più lontani della sala. Lunjar parlò senza voltarsi nemmeno. Immerso nell'oscurità, dove si sentiva a proprio agio, riusciva comunque a precepire ogni cosa nella stanza. E sapeva che anche Teg Maine ne era in grado, sebbene con abilità di gran lunga inferiori alle sue.
"Ci sono topi troppo grossi che strisciano nei corridoi delle tue stanze, Mantide." Gli rispose Lunjar, con disprezzo. Teg Maine si accorse di un grosso baule sigillato, lasciato di proposito vicino alla porta. Il baule tremava e ascoltando bene era possibile percepire un tenue respiro che proveniva dal suo interno.
"Di chi si tratta?" Tuonò Teg Maine.
"Di un Pugnale di Cristallo." Sussurrò Lunjar voltandosi lentamente. Teg si accorse che tutti gli oggetti magici che indossava tremarono e si smorzarono in un istante.
"I Pugnali di Cristallo sono morti. Tutti! Dal primo all'ultimo. Me ne sono occupato io personalmete. Le Mantidi sono l'unica gilda che comanda in questa città!" Ribatté con forza il ladro. Ma Lunjar sapeva che Teg Maine ostentava una sicurezza che non poteva possedere. Non era possibile avere la certezza di aver catturato tutti i ladri della gilda avversaria. Era probabile che ce ne fossero altri, ultimi sopravvissuti alla distruzione della loro sede segreta e della retata finale autorizzata dal Duca.
"Stai zitto e ascolta. - Gli suggerì Lunjar - So che Kalfyra ha preferito lasciar fuggire gli alleati della chiesa di Sinth che Edgar aveva così coraggiosamente catturato nella cattedrale..."
"Sì... - Confermò Teg Maine - Ha un piano in proposito. Li ha fatti assistere all'esecuzione della Gran Sacerdotessa e poi ha lasciato che se ne andassero. Lei esegue il volere dell'emissario."
"Spero che le tue lealtà siano chiare in questa faccenda, Teg Maine. Io ho stretto alleanza con le Mantidi Notturne, non con il Signore del Sangue. Me ne frego dei loro intrighi da quattro soldi. Lasciare liberi degli alleati di Sinth è stata la peggiore decisione alla quale abbiamo sottostato."
Teg Maine fece una smorfia. "Concordo pienamente. Ma cosa vuoi da me?"

Lunjar batté le ciclia di un occhio, ed un piccolo scrigno fluttuò verso il ladro. Teg Maine lo afferrò e dopo averlo esaminato lo aprì. Tre piccoli cristalli giacevano in un letto di stoffa imbottita.
"I Cristalli di Armadale. - li riconobbe - Credevo di aver dato ordine di venderli! Ci sono stati problemi con gli acquirenti?"
"No, nessun problema per la vendita. Abbiamo ottenuto un cospicuo anticipo, che ho provveduto a dividere come da accordo. Le mantidi gemelle sono estremamente soddisfatte di come la collaborazione sta procedendo."
"...però?" Lo incalzò Teg Maine. Sembrava che Lunjar si divertisse a tenere il ladro sulle spine, come se provasse gusto ad irritarlo. Ma Teg Maine non si prestava a certi giochetti troppo a lungo. Se Lunjar non si fosse deciso ad arrivare al punto, avrebbe potuto ritrovarsi un pugnale infuocato piantato nella faccia.
"...però occorre portarle fino al cliente e riscuotere il pagamento di persona."
"E perché non te ne occupi personalmente? Non è per questo che prendi una cospicua percentuale su ogni affare che va in porto? Tu e i tuoi scagnozzi finora siete serviti a ben poco. Il pallido supporto che avete offerto a Golmore nella ripresa di passo Silberhorn potrebbe entrare negli annali dei peggiori risultati registrati da una missione di difesa..."
Lunjar puntò tutti e dieci gli occhi verso Teg Maine, aggrottando l'uniga grossa arcata sopracigliare che correva sul suo grosso occhio centrale. Si avvicinò fluttuando e esponendo la serie di zanne aculeate che spuntavano dalle suo gengive bavose. La cicatrice che possedeva sul labbro superiore si allargò, divenendo ancora più evidente.
"Non risponderò a queste volgari insinuazioni, deforme creatura bipede! - Sibilò - Né rischierò altri membri della mia congrega per voi. Io vi procuro i contatti e stringo gli affari. Al resto dovete pensare voi."
Teg Maine chiuse lo scrigno che aveva in mano, noncurante del fatto che dieci minacciosi occhi magici erano pronti a paralizzarlo, ferirlo, pietrificarlo e disintegrarlo in una manciata di secondi.
"E dovrei consegnare io stesso le pietre? Perché?"
"Perché loro vorranno riprendersele." Gli rispose il beholder.
"Non sono sicuro che rischieranno la vita per queste pietre."
"Per questo porterai con te la ragazza."
"Io non ho intenzione di imbarcarmi su una nave volante e lasciare Keremish!" Gridò Teg Maine.

"Ma lo farai. - Concluse Lunjar - Perché questa è la volontà delle Mantidi Gemelle. Troppe volte ti sei lasciato scappare l'occasione. Forse l'emissario ha intenzione di giocare con loro, ma a quanto pare i tuoi superiori hanno dei piani diversi. Vogliono che tu salga su quella nave e che ponga fine alla faccenda una volta per tutte."
Teg Maine si voltò e spalancò la porta per uscire.
"Aspetta! - Lo richiamò il beholder. - Dimentichi la quarta gemma." Un quarto cristallo fluttuò verso di lui. "Mi raccomando di tenerli separati." Concluse Lunjar. Teg Maine afferrò la pietra e si allontanò nel corridoio buio. Era sicuro che il beholder non mentisse. Era probabile che le Mantidi Notturne volessero definitivamente chiudere i conti con quei guastafeste. In fondo non gli dispiaceva neanche tanto che fosse stato scelto lui per questo compito: avrebbe avuto la possibilità di vendicarsi e conficcare il coltello nella gola di quel barbaro o di quel ranger mezzelfo sarebbe stata una gran soddisfazione. Ma che lui, il loro braccio destro, fosse stato l'ultimo ad essere avvisato delle iniziative della gilda... non poteva tollerarlo.

"Caricate la cassa sul nostro vascello più veloce." Ordinò Lunjar ad uno dei suoi schiavi.

agosto 08, 2007

6.21 - Nuove strategie

E così Bree era la Gran Sacerdotessa. Aveva interagito con gli avventurieri fin dal primo momento spacciandosi per la Custode del Culto, mentre l'inarrivabile Gran Sacerdotessa veniva descritta come una persona lontana dagli interessi del popolo, che concedeva udienza solo in rarissime occasioni e che comunque amava parlare da una pozione distante e dominante, un pulpito che impediva di distinguerne chiaramente le forme, già avvolte nelle regali vesti sacerdotali.
E ora Bree era morta... Catturata, condannata, giustiziata davanti agli occhi degli avventurieri.

Krison lanciò l'incantesimo di porta dimensionale, un lampo ed un brivido e tutti gli avventurieri si ritrovarono all'esterno della fortezza, sul lungo ponte che la collegava alla città. Prima che le guardie si accorgessero di loro, si infilarono nel passaggio segreto che dalle caserme conduceva al cimitero. Nel frattempo, i gargoyle di lame evocati da Larshell si abbatterono sulla folla inerme, scavando nelle loro carni, mozzando teste, dilaniandoli e squartandoli. La maggior parte delle persone, in preda al delirio indotto magicamente in loro da Kalfyra, nemmeno si accorse di morire. Il cortile fu inondato di sangue, di grida, di terrore. Un trionfale tributo a Melpheron nel giorno della caduta della chiesa di Sinth a Keremish.

"Forse Lepel è ancora viva. - Suggerì Lucian - Cerchiamola."
Si mossero fra le tombe mentre il lungo tramonto colorava di amaranto i sepolcri. Trovarono la ragazzina seduta sulla lapide dei suoi genitori. Il viso della bambina era stanco, come se avesse passato diverse notti insonni.
"Ho paura di non essere più in grado di assolvere i miei compiti. - Confessò, quando le chiesero se andava tutto bene - La situazione peggiora di notte in notte, le tombe vengono dissacrate da persone in preda a follia... scavalcano i cancelli per festeggiare tra le pietre tombali, depredano i sepolcri e qualche volta finiscono per scatenare maledizioni o liberare creature più grandi di loro..."
La convinsero che non poteva salvare il cimitero senza contribuire a salvare la città. Occorreva però sviluppare un nuovo piano per la salvezza di Keremish. Senza il supporto del tempio di Sinth, un assalto alla fortezza era un vero e proprio suicidio, anche con l'aiuto di Valisid. Inoltre, tutti i tesori del tempio erano stati requisiti e i più preziosi erano già nelle mani delle Mantidi Notturne, che avrebbero provveduto a rivenderli al mercato nero.
"Rintraccerò i cristalli di Armadale, ovunque siano. - Assicurò loro Lepel - Quei cristalli non sono solo armi molto potenti, ma racchiudono la saggezza necessaria per contrastare l'assalto dei terrori ancestrali. Lascerò il cimitero e mi dirigerò a passo Silberhorn... quella zona non è stata ancora raggiunta dall'influsso di Melpheron e Valisid potrà aiutarmi con le divinazioni. Non appena saprò qualcosa, vi informerò."

Gli avventurieri si trattennero nel cimitero giusto il tempo necessario a curarsi. Il tempo era un fattore importante. Occorreva recuperare il proprio equipaggiamento, o almeno trovarne uno altrettanto utile, e l'unico modo che veniva loro in mente per farlo era assaltare il presunto covo delle Mantidi Notturne, scoperto di recente da Lucian e Kimar.
"Se Mara è ancora viva, - Suggerì Kimar - cercherà di mettersi in contatto con noi."
"Conosciamo il punto dove i Pugnali di Cristallo erano soliti riunirsi, - fece notare Lucian - potremmo aspettarla lì."
Di passaggio segreto in passaggio segreto, sfruttando le conoscenze della gilda dei ladri, raggiunsero il vicolo dove avevano incontrato Mara per la prima volta. Dovettero attendere diverse ore, quasi l'intera notte. Alla fine la ladra comparve affiorando da uno dei traboule. Salutò Kimar con affetto, poi Lucian spiegò del passaggio occultato lungo la scogliera.
"Non sono certa che quello sia il covo delle Mantidi, ma se davvero lo fosse... avete idea di cosa potreste trovare là sotto? - domandò la mezzelfa - Siete senza un equipaggiamento adeguato, e potrebbe esserci qualunque tipo di potente alleato là sotto!"
Assassini, beholder, creature dell'ombra e del sottosuolo, creepian... Una gilda di ladri come le Mantidi Notturne, che non si fa scrupolo di attuare ogni genere di commercio illegale, poteva avere in effetti dei potenti elementi tra le sue fila. Fare irruzione e ammazzarli tutti non era una alternativa valida. "Andrò io in avanscoperta. - Propose Mara - Cercherò di scoprire qualcosa di più di quel posto e di che pericoli nasconde. E' meglio però che vada da sola. E' facile che finiate per compromettere la missione, se mi seguite. Da sola sarò più silenziosa, più attenta e sicuramente più libera di improvvisare."
Salutò Kimar e si allontanò dalla piazza segreta. Gli avventurieri rimaserò lì a guardarsi l'un l'altro negli occhi. L'attesa non era certo il loro forte, ma sembravano non avere altra scelta.

agosto 07, 2007

6.20 - Kalfyra

Una voce autoritaria e carismatica rimbombò nel cortile ammutolendo ogni altra bocca. Dall'alto del balcone delle autorità si affacciò una dama, una donna dalla pelle bianca come il latte e liscia come l'alabastro di una statua. Aveva lunghi capelli neri e lisci che le erano stati raccolti sulla testa a formare una sorta di corona corvina adornata di fermagli d'oro. Lo sguardo, dai suoi occhi profondi e magnetici, si stese sulla folla. Immediatamente la quasi totalità delle persone si irrigidì e non riuscì a fare altro che restare immobile, con il naso rivolto verso l'alto, ammirandola. Sembrava che due tagli profondi le scendessero verso le gote a partire da ognuno dei due occhi, come lacrime incavate nella pelle bianca.
Lucian rimase impietrito, proteso con la spada sollevata contro Golmore. Il creepian invece si inginocchiò immediatamente abbandonando ogni difesa. Chinò il capo ignorando Lucian, e con voce flebile sussurrò un nome: "Kalfyra!". Lucian abbassò le spade. La folla quasi per intero si inginocchiò allo stesso modo di Golmore, cessando qualsiasi attività stesse compiendo. Sul balcone, di fianco alla donna, comparvero il duca, suo figlio Larshell e il comandante Zark.

Gordianus era uno dei pochi a non essere caduto vittima del fascino soprannaturale di quella donna. Ma chi era? Un nuovo nemico? Era rimasta nell'ombra fino a questo momento? Cosa aveva a che fare con l'ordine del Teschio Cremisi e perché sembrava che il duca la conoscesse? ...era forse lei l'emissaria di Melpheron, l'apostolo del terrore ancestrale che stava propagando il terrore su tutta la città?
Per non insospettire nessuno, anche il mezzodrago si inginocchiò, tenendo stretti nel cuore tutti i suoi dubbi. Sentiva che Sinth era sempre più lontana, come se la dea lo avesse lasciato solo contro tutto il male del mondo.

"Cittadini di Keremish! - disse il duca, Sir Yordan - In occasione dell'esecuzione straordinaria di oggi, per la quale tutti voi siete qui riuniti, ho intenzione di ringraziarvi. Per la fedeltà mostratami in questi anni, per la vostra presenza, per l'amore nei confronti di me e della mia famiglia..." Si fermò un secondo, per stringere affettuosamente le spalle di Larshell, di fronte a lui. "...Ma terribili avvenimenti si stanno succedendo in questa nostra povera città... Forze più grandi di noi, più potenti di noi... Nemici che io non sono in grado di affrontare. Per questo ho lasciato che il generale Zark, che per oltre un anno ha valorosamente difeso le nostre mura da ogni minaccia, prendesse temporaneamente il potere. Sotto la sua luminosa e lungimirante guida, la città è stata ripulita da ogni causa di male, da ogni fiaccola eversiva, da ogni pericolo per le autorità e per i cittadini."
La folla non si esprimeva. Ogni persona presente nel giardino pareva essere rapita dal discorso. Nel silenzio più assoluto i boia strinsero le corde attorno al collo dei condannati.
"Ho accettato questo incarico - Esordì Zark con voce cavernosa e autoritaria - con molta riluttanza. So che imporre una dittatura militare ad un popolo libero è una scelta molto sofferta per un governatore saggio ed esperto come lo è il duca Vaneglin. Ma era necessario. La città stava soffrendo. Il seme della rivolta e dell'odio stava germogliando con sempre più vigore in quelle che credevamo essere le case della nostra salvezza. Il mio è stato un intervento duro, ma necessario."
Il boia scese dal patibolo e si avvicinò al meccanismo di apertura delle botole.
"Con l'esecuzione di oggi, il male che avvolge la città può diri definitivamente sconfitto. Una nuova era di serenità e di pace si aprirà. E Keremish ha bisogno di un nuovo regnante. Un leader potente e determinato, che sappia come tenere lontano da noi ogni ombra di preoccupazione. E' per questo motivo che, in accordo con il duca Vaneglin, abdico al mio ruolo di governatore temporaneo e conferisco in maniera permanente tutti i miei poteri alla qui presente nuova sovrana della città... Kalfyra!"
La folla esplose in un tripudio di gioia incontrollata, come se improvvisamente qualcuno avesse deciso di rilasciare nei loro corpi un fiume di adrenalina. Kalfyra si fece avanti fino alla balaustra, appoggiandosi con entrambe le mani al parapetto del balcone. La sua voce superò in maniera soprannaturale ogni grido di gioia.
"Vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Io non sono originaria di Keremish, come lo era il duca che mi ha preceduto. Ma saprò amarvi come miei figli. Nel giorno della mia incoronazione, vi donerò la più gloriosa delle esecuzioni. Oggi sarà giustiziata la Gran Sacerdotessa Bree, il capo della chiesa di Sinth, la responsabile delle menzogne che hanno avvelenato la vostra vita fino ad ora. Chiudendovi in voi stessi, la chiesa di Sinth voleva condurvi ad un destino di privazioni e castighi. Ma non abbiamo bisogno di loro! Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci privi della nostra libertà!"
Attorno a Gordianus le persone iniziavano a dare segni di delirio puro. Si accalcavano una sull'altra, gridando fino allo svenimento, come possedute da passioni incontrollate. In mezzo alla massa delirante qualcuno era stato ferito. I corpi di molte persone si erano macchiati di sangue, ma la folla sembrava non esserne colpita... anzi, chi trovava del sengua sul proprio corpo dimostrava di esserne felice, orgoglioso, quasi estasiato. "A morte! A morte!" Avevano ripreso a gridare. Il boia azionò il meccanismo davanti agli sguardi impotenti degli avventurieri, feriti, disarmati, circondati e immersi nel delirio. Il corpo di Bree cadde pesantemente per più di un metro, il suo collo si spezzò come un ramo secco. Il suo ultimo sguardo fu di rassegnazione. Non contento di ciò, Golmore si fece strada sul patibolo, salì e con un colpo di falce le mozzò la testa, facendo cadere il resto del corpo pesantemente a terra. Quindi prese la testa di Bree afferrandola per i lunghi capelli biondi, e la lanciò tra gli spettatori festanti.

Il duca e Zark rientrarono. Gordianus si accorse che stava per accadere qualcosa ed avvisò i suoi amici gridando loro di approfittare del momento di distrazione per indietreggiare ed uscire dal cortile. Lasciando che la folla si accalcasse attorno ai cadaveri dei condannati, gli avventurieri si trovarono isolati davanti ai cancelli di uscita. Le guardie sembravano non notarli, tuttavia restavano al loro posto e se si fossero avvicinati ai cancelli li avrebbero fermati.
"Ho un incantesimo di porta dimesionale. - disse Krison - Possiamo passare i cancelli e teletrasportarci fuori."
"Bene, - rispose Lucian - ma facciamo in fretta!"
Il mezzelfo riusciva a distinguere cosa accadeva sul balcone. Kalfyra lasciò il piccolo Larshell da solo e rientrò nel palazzo. Larshell sollevò le mani al cielo. Uno stormo di gargoyle di lame si staccò dalle torri della fortezza vorticando verso il basso. Sarebbe stata una carneficina.