maggio 30, 2007

5.12 - Lo Shard

Gordianus toccò il cristallo di apertura. Sembrò non funzionare. Quando lo toccò una seconda volta però, la massiccia anta di ferrò scivolò lateralmente, rivelando una stanza rettangolare completamente inondata di luce. Al centro della stanza una colonna luminosa, dal bagliore così intenso da ferire gli occhi, splendeva emanando energia in continuo movuimento. L'energia sembrava fluire tra due pentacoli magici, uno disegnato sul soffitto e l'altro sul pavimento. Nel mezzo di quel flusso accecante si trovava un oggetto sospeso, la cui forma era impossibile da scorgere. Di tanto in tanto dal flusso luminoso veniva rilasciata una scarica di energia che si abbatteva contro le pareti... i mosaici che decoravano le quattro mura erano ormai ridotti a brandelli dalle continue bruciature. Seduti su troni di pietra, ai quattro angoli della stanza, stavano quattro statue raffiguranti probabilmente antichi sacerdoti. Una breccia nella parete a sud sembrava essere stata aperta dall'esterno... da lì dovevano essere passati i troll.
Poi qualcosa si mosse nell'angolo a nordovest... quella che sembrava una statua non lo era. I resti del sacerdote di marmo che sedeva su quel trono erano sparsi in terra. Al suo posto stava una figura crucciata, seminuda, imponente. La pelle era chiara come la luna, i capelli bianchi con riflessi d'argento... dalla sua schiena si allontanavano sue lunghe ali piumate, lasciate cadere sul pavimento.

La creatura angelica aveva lo sguardo perduto nella luce dello Shard, la mente inghiottita da chissà quali dubbi, la sua preoccupazione sembrava trascendere la comprensione mortale.
Gli avventurieri lanciarono protezioni magiche per prevenire il danno delle scariche elettriche vaganti, poi fecero qualche passo nella stanza. Il celestiale lì vide e si sollevò dal trono di pietra. Era alto quasi tre metri. Ripiegò le ali dietro la schiena con un gesto maestoso, poi stese la mano verso di loro: "Fate attenzione! Il campo di contenimento dello shard ha perso molta della sua stabilità... ci sono scariche elettriche vaganti che potrebbero colpirvi!"
"Chi sei?" Chiese Lucian.
"Il mio nome è Eclipse. Voi cosa ci fate qui? Credevo fossero di nuovo quei troll..."
I resti polverizzati di alcuni troll erano ancora vagamente riconoscibili, incrostati sulle mura e sul pavimento della stanza.
"Cosa è successo?"
"Volevano rivendicare questa sala come loro. - Spiegò Eclipse - Non mi hanno lasciato altra scelta che distruggerli. Il mio unico scopo adesso è proteggere lo shard."
Sembrava chiaro che non fosse stato il suo ruolo da sempre. Krisonna e Lucian tentarono di porre delle altre domande sullo shard e sul perché andava protetto, ma Eclipse non sembrava incline a rispondere a queste domande.
"Non è mio compito fare luce su queste cose. Io sono giunto qui quasi per caso, e una volta realizzate le potenzialità dello shard ne sono divenuto il protettore. A meno che non vogliate interferire con i miei compiti, potete passare."
L'angelo non sembrava interessato nemmeno alle reliquie che erano state custodite nella stanza. Le gemme artefatto giacevano incastonate sulle tre statue intatte, Eclipse lanciò loro la quarta gemma, raccogliendola tra i detriti della statua distrutta.
"Sono queste gemme le importanti reliquie custodite qui sotto?" Domandò Krisonna ad Arose.
La chierica annuì. Gli avventurieri si congedarono in silenzio, lasciando quell'insolito guardiano a sorvegliare lo shard.

"Ma cos'è lo shard?" Chiesero gli avventurieri ad Arose, tornando verso il covo dei troll.
"Nessuno lo sa. - Rispose Arose. - Sappiamo che ce ne sono sette, nascosti nel sottosuolo di Wallace, e che prima del cataclisma erano custoditi con devozione dai sacerdoti e dai fedeli. Poi le divinità morirono e sopraggiunse Sinth. Qui a Keremish fu costruito un tempio dedicato alla dea madre sfruttando in parte l'antico luogo di culto preesistente. Quando i sacerdoti di Sinth rinvenirono lo shard, trovarono saggio proseguire la tradizione di custodirlo, pur non comprendendone né lo scopo né l'utilizzo. Le conoscenze sullo shard erano probabilmente un segreto custodito da pochi eletti, e forse ormai sono perdute per sempre."
Arose spiegò anche delle gemme artefatto, quattro potenti reliquie che per poter essere utilizzate necessitano di una lega metallica di essedreel superiore. Lo scopo di tali artefatti è proprio quello di difendere il tempio dal Nephandum, e forse saranno la chiave per salvare la città. "Ma alle gemme penseremo dopo. - Disse Arose - Mi preoccupa di più quel celestiale. Se non lo convinciamo ad andare via, dovremmo vedercela con lui più tardi, quando la chiesa di Sinth vorrà riprendere possesso di questa antica struttura..."

Giunti presso le stanze dei troll, trovarono Selknak ed i suoi guerrieri ad aspettarli. Il capo dei troll era molto contrariato che non avessero sconfitto il custode dello shard.
"Selknak non può riportare la sua tribù a casa se il guardiano non è sconfitto."
Probabilmente Eclipse li avrebbe fatti passare, se glielo avessero chiesto gentilmente, ma la gentilezza non faceva parte del carattere dei troll, e certo adesso non c'era modo di convincere Selknak che con la diplomazia avrebbe potuto risolvere il suo problema. L'angelo aveva ucciso più di venti suoi uomini, non si fidava. E non avrebbe fatto tornare gli avventurieri in superficie, se non avessero risolto la situazione. Il gruppo doveva decidere se massacrare i troll oppure combattere contro il guardiano. Valutarono le opzioni per qualche minuto, poi tornarono nella stanza dello shard. Con un piano.

"Cosa volete, ancora?" Domandò Eclipse vedendoli varcare di nuovo la soglia della sua sala. Il celestiale si alzò in piedi, fiutando qualcosa di losco nelle intenzioni del gruppo. Vedendoli avvicinare, richiamò la sua armatura e le sue armi dal vuoto dimensionale dove le aveva riposte. Allarmati dal gesto, gli avventurieri entrarono in azione. Ivan si gettò verso lo shard, affondando il braccio nel flusso di energia. Proprio come per il cristalli luminosi che illuminavano i corridoi, la magia dei sigilli era talmente esausta che l'interferenza fece collassare il campo magico. La luce si spense e rivelò al suo interno una massa rocciosa colma di intrusioni cristalline. Interrotto il campo magico, la roccia cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Un'ondata di magia, come una brezza calda e piacevole, esplose all'impatto con il pavimento e si allargò in ogni direzione per un secondo, poi più nulla.
Eclipse aveva gli occhi iniettati di sangue.
"Se avete un briciolo di intelligenza... distruggetevi da soli." Disse, inferocito.
Ma Krisonna non ne aveva intenzione. Il gruppo si strinse attorno alla maga, che aprì una pergamena e, un secondo dopo, non era più lì.

maggio 29, 2007

5.11 - Verso la purificazione

Il passaggio verso le catacombe sembrava non poter essere più percorso... almeno non senza combattere. Il Draco dell'ira che custodiva le uova era uscito dalla stanza che aveva scelto come nido e si aggirava nervoso attorno al cadavere del compagno ucciso. Notoriamente queste creature non hanno un bel carattere... ancora peggio se gli uccidi il parente più prossimo.
"Possiamo prendere un altro corridoio verso sud..." Indicò Krisonna sulla mappa.
"E' probabile che i passaggi verso sud conducano tutti alla zona funeraria." Le fece notare Arose.
"L'altro passaggio è infestato dai troll delle caverne." Ricordò Lucian.
I troll delle caverne sono cugini più grossi e più feroci dei troll normali. A parte il fatto che temano la luce del giorno, preferendo vivere nella profondità delle caverne, nessuno ne sapeva di più.
"Tentiamo la strada della diplomazia allora." Propose Arose guardando Gordianus.
Il mezzodrago sentì il peso della responsabilità sulle sue spalle. Era Krisonna la più brava a condurre le trattative, in realtà. Ma era una buona idea andare a trattare con dei troll?
"Se le cose si mettono male, - disse Arose a Ivan - li sterminiamo tutti."

Entrarono nella tana dei troll. Quella che originariamente doveva essere una sala refettorio era stata trasformata in una stalla. Rifiuti e feci si accumulavano lungo le pareti, sporcizia e stracci erano ammucchiati sui tavoli ribaltati. Detriti e utensili giacevano sul pavimento. Piccoli troll, stretti tra le braccia delle femmine, guardavano con terrore l'ingresso dei cinque avventurieri. Poi un pari numero di nerboruti guerrieri si avvicinò loro. Uno di loro parlò con voce gutturale. L'odore nauseante del suo alito si mescolò a quello pestilenziale della stanza. Arose aveva lanciato su Gordianus un incantesimo di comprensione dei linguaggi, sicché il paladino poteva comprendere ma non parlare la lingua del troll.
Il mezzodrago tentò di gesticolare per far capire al gigante che la loro unica intenzione era di attraversare il loro territorio e procedere oltre. In qualche modo ci riuscì, ma il troll lo avvertì:
"Oltre troverai solo la morte... là dimora la luce che acceca ed uccide."
Gordianus riportò l'avvertimento ai suoi amici parlando in comune, al che il troll più anziano rivelò di conoscere i rudimenti della lingua universale.
"Selknak è il capo, qui. Chi è il vostro capo?"
"Lei!" Disse Gordianus indicando Krisonna. Poi si rese conto dell'errore.
"Il vostro capo... è una femmina??? Quale razza di smidollati esseri prende ordini da una femmina? Voi non siete all'altezza di quello che vi aspetta. Ma per un giusto compenso vi faremo passare. Siamo rimasti in pochi e il nostro ritorno a casa ci è stato negato. Il passaggio ora è pericoloso. Abbiamo perso più di venti guerrieri contro di lui."
Il gruppo raccolse qualche pietra preziosa e la diedero ai troll come pagamento.
"Cosa ci aspetta?" Chiese il mezzodrago.
"Se volete delle informazioni, dovrete pagarle!" Disse Selknak.
"Altre gemme?" Domandarono.
"No... lasciateci una delle vostre femmine, per farne ciò che vogliamo!"
Krisonna e Arose si passarono uno sguardo di orrore. Rifiutarono e proseguirono oltre. Oltre le stanze dei troll, colme di sporcizia e di rifiuti, fino a dove li accompagnò Selknak. Poi i troll tornarono indietro.

Un lungo corridoio conduceva ad una porta aperta, in fondo. Statue e quadri molto preziosi impreziosivano l'ambiente. Affreschi coloravano i soffitti a volta.
"E' una specie di sentiero della purificazione. - Commentò Arose - Percorrendolo si tentava di ricordare agli ospiti l'importanza del luogo dove stavano per entrare."
Giunti dall'altra parte del lungo corridoio si trovarono in una piccola anticamera spoglia, e decisero di fermarsi a riposare. Arose aprì il suo libro di preghiere e iniziò a recitare delle litanie melodiche. Krisonna aprì un vano dimensionale e si sistemò al suo interno per riposare, assieme a Lucian e a Gordianus. Ivan rimase con la sacerdotessa, si addormentò appoggiato ad una parete, quel poco di tempo che gli serviva per riprendere le forze e far rimarginare le ferite.
Dalla stanza successiva provenivano luci e rumori sinistri. I cristalli della pesante porta metallica sussultavano e brillavano come sottoposti a correnti magiche mutevoli e continue.
In lontananza si udivano risate di troll e i ruggiti disperati di un Draco.

maggio 28, 2007

5.10 - Il Reliquiario

Uno sciame di artigli si abbatté su Ivan, che sfidando la creatura si era spinto a fronteggiarla corpo a corpo. L'Odopi si sollevava su una decina di braccia rossastre, nodose e muscolose come rami di ulivo scortecciati. Il resto del corpo era composto da svariate altre decine di braccia, ognuna munita di artigli e recante un bulbo oculare sporgente al centro del palmo. Le artigliate colpivano l'armatura di Ivan lasciando graffi sull'acciaio e sprigionando scintille.
Quella stanza, un giardino probabilmente creato per la meditazione, era rimasta chiusa da secoli. Lucian aveva esaminato le tracce e non poteva essersi sbagliato. Come aveva fatto l'Odopi a saltare dalla stanza dove aveva assalito quel gruppo di avventurieri al corridoio adiacente a questo giardino? Krisonna colpì il mostro con dei dardi incantati, ma l'essere, seppur ferito, non lasciò andare la sua preda. La avvolse tra le braccia, coprendola con una moltitudine di letali abbracci, e la spinse venso l'interno, verso il suo stomaco cavo, al centro di tutte quelle braccia. Il guerriero non riuscì a liberarsi, in pochi secondi scomparve all'interno dell'aberrazione.
"Sarà digerito se non lo liberiamo!" Dedussero i suoi compagni. Ma era troppo tardi per tirarlo fuori con la magia. Lucian e Gordianus fiancheggiarono l'Odopi da lati opposti colpendolo con forza e con velocità. Anche Arose, che si trovava al fianco di Ivan quando era stato ingoiato, continuò a sferrare mazzate contro quell'essere spaventoso. Le ossa della creatura sembravano rompersi, la sua carne sembrava lacerarsi. L'essere sanguinava, era ferito, poteva essere sconfitto. Un ultimo turbinìo di lame di Lucian inflisse all'essere il fendente letale. L'enorme ammasso di braccia si sollevò emettendo uno scricchiolìo sinistro, poi un arto dopo l'altro cedettero crollando sotto il loro stesso peso. La carne si aprì sfilacciandosi e liberando Ivan, il cui corpo era stato a contatto con gli acidi e le contrazioni dello stomaco dell'Odopi.

L'atmosfera selvaggia di quella stanza, invasa dalla vegetazione e illuminata da quattro pietre luminose che imitavano pallidamente la luce solare, era nel contempo innaturale e soprannaturale, ma comunque rilassante. Dell'acqua scorreva da una fontana scivolando nel terriccio che copriva il pavimento, nel quale affondavano le radici di edere e cespugli floreali. Non si fermarono tuttavia a contemplare i fiori (nonostante Lucian dimostrò di saperli riconoscere). Proseguirono oltre, scoprendo che lì a pochi passi si trovava il reliquiario del complesso
Arose sgranò gli occhi e si precipitò nella stanza.
C'erano scaffali colmi di oggetti che correvano lungo le pareti e si sollevavano alti fino al soffitto. Libri e materiale cartaceo erano ormai rovinati, ma ancora moltissimi oggetti si erano conservati intatti sotto la polvere e le ragnatele.
"E' fantastico! - Esclamò Arose - Questo è molto di più di quanto ci aspettassimo di trovare!"
Ma Krisonna aveva già lanciato un'individuazione del magico e tra quelle chincaglierie c'era ben poco di utile.
"Non si tratta di valore economico, - le disse la chierica - ma di valore religioso! Queste coppe ad esempio... sono i calici di Yokur, erano perduti da tempo. E questi cristalli, pur non valendo molto, erano antichi strumenti cerimoniali... testimoniano un culto di Sinth antico almeno duecento anni. Avrei bisogno di molto tempo per catalogare tutto..."
"Ma noi non perderemo tempo qui." Ribatté la maga.
"Perché no? - le rispose indietro Arose - Possiamo riposare qui. Io finisco di esaminare ogni cosa e voi vi riposate. Dopo quello scontro ne avrete bisogno."
Krisonna esaminava un guanto. Scoprì che si trattava di un guanto della conservazione, e che infilandolo ed aprendo il palmo attirò tra le sue dita una piuma magica. Arose identifico anche questi due oggetti come importantissimi, e continuò ad analizzare ed annotare ogni cosa sul suo blocco, finché non la convinsero che potevano tornare più tardi.
Sbuffando, Arose lì seguì fuori dal reliquiario.

maggio 16, 2007

5.09 - Il santuario interrato

Krisonna lanciò un incantesimo di Chiaroveggenza e scrutò oltre i due golem Mekal che torreggiavano ai lati del passaggio. Affrontare quei due colossi poteva essere un suicidio, la loro missione avrebbe potuto finire prima ancora di cominciare.
La maga strinse lo sguardo e vide un corridoio subito dopo la porta con il sigillo. Anche se nel gruppo adesso c'era Arose, ed il suo simbolo sacro avrebbe aperto le porte, i Mekal avrebbero attaccato non appena si fossero avvicinati alla porta. Meglio teletrasportarsi oltre. Krisonna indossò la cappa magica rubata a Golmore e strinse a sé il gruppo. Con un salto dimensionale riapparvero oltre la porta.
Di fronte a loro c'era un corridoio che correva dritto verso sud. Una fila di cristalli luminosi galleggiava in aria illuminando la zona. Krisonna provò a prenderne uno, ma il cristallo si spense tra le sue mani. La magia che li teneva in aria si era quasi completamente esaurita e bastava un nonnulla per farli cadere a terra privi di potere. Una statuina che riproduceva Sinth da bambina giaceva in una alcova lì nei pressi. Una scritta in Wallace diceva "tocca la statua per richiamare il Guardachiavi". Decisero di non rischiare. Due Mekal mancavano all'appello, dei suoni sinistri si udivano dal profondo dei corridoi... questo "guardachiavi" poteva non essere amichevole.

Lo ritrovarono poco più tardi, al centro di una stanza che sembrava essere la sala di benvenuto del complesso. Il golem giaceva arrugginito e inattivo al centro del pavimento. Una fontana perdeva acqua in un angolo, del muschio cresceva ovunque. Il golem sembrava non possedere più le chiavi di cui era il guardiano.
Procedettero a nord ed incapparono in qualcosa di straordinario: un area di magia vivente. Una zona dove gli incantesimi lanciati prendono vita... una conseguenza rarissima dell'interferenza tra magia potenti. Arose prese nota del fenomeno, entusiasta. Recuperarono anche dei paramenti sacri molto antichi. Poi però Krisonna fece scattare una trappola e gli incantesimi che normalmente si sarebbero scaricati su di lei presero forma divenendo viventi. Un problema di poco conto, se ne sbarazzarono in men che non si dica, ma ebbero un riscontro reale della perturbazione che avvolgeva l'area.

Tornarono verso sud, ma quando videro che il corridoio conduceva ai sacri sepolcri decisero di proseguire verso ovest, da dove proseguivano i ruggiti ed il terribile odore di olio di lampada bruciato. "Dubito che la strada per il cuore del complesso passi per le catacombe. - Disse Arose - La nostra unica possibilità è il passaggio che conduce ad ovest".
Ma non era così. Un enorme Draco dell'Ira Immondo li attendeva, e trattò Gordianus come tutti i drachi malvagi trattano un paladino che entra nel loro territorio. Lo assalì colpendolo con una scarica di artigliate e morsi che sollevarono in aria il mezzodrago uccidendolo in una manciata di secondi. Arose si lanciò su di lui rianimandolo prima che fosse troppo tardi. Krisonna lanciò una velocità e poi Lucian e Ivan congiunsero i loro attacchi. Nel frattempo Gordianus aveva ripreso i sensi e sferrò il colpo di grazia. La creatura crollò a terra. Ivan aveva subito ferite gravissime, e dovettero esaurire una bacchetta di cure magiche per rimarginarle tutte. Avanzando nella tana del draco si accorsero che c'era anche una femmina, a guardia di due uova che brillavano di magico.
"Qualcosa deve aver infuso potere in quelle uova... sono cuccioli di draco nati in un ambiente saturo di flussi magici." Fece notare Arose.
"Ma se ci lanciamo all'attacco di un altro di quei draghi, rischiamo di non farcela." Fece notare Ivan, con prudenza. Durante il combattimento aveva dato sfogo alla sua furia trasformandosi in mezzo ghiottone... una trasformazione che gli consentiva di potenziarsi e rafforzarsi, ma alla quale poteva accedere solo una volta al giorno.

Imboccarono un corridoio a nord, tornando alla stanza del Guardachiavi. Presero verso ovest, forzando l'ennesima porta. Dopo aver sorpreso un troll ed averlo abbattuto per incapacità comunicativa, si accorsero che molta parte di quel santuario era occupata dai suoi simili. Lucian strisciò indietro ad avvisare i suoi compagni e di nuovo furono costretti a cambiare strada. Percorsero l'ennesimo lungo corridoio, ormai sembrava una maledizione. File di cristalli, pareti lisce, pavimenti polverosi. Ma giunti a metà trovarono una porta aperta... dalla quale proveniva un lamento strozzato. Di nuovo il mezzelfo si sporse per controllare. La scena era raccapricciante. Sangue ovunque, cadaveri straziati nella stanza. Un combattente respirava a fatica, con il collo lacerato, in mezzo ad una pozza di sangue. Lucian corse in suo soccorso e lo curò magicamente. Immediatamente il guerriero riprese le forze e lo afferrò per la collottola:
"Non... sprecare altre cure... per me! Ne avrai bisogno! Lui... lui è ancora qui... qui intorno... ha massacrato i miei compagni..."
"Calmati!" Gridava Lucian tentando di staccarselo di dosso.
"E' sotto shock! - gli disse Arose - Non credo che possa essere ragionevole!"
"Centinaia di artigli... che sferzano e lacerano e squartano! State attenti... lui è ancora qui!"
Poi, come se il sangue avesse smesso di fluirgli al cervello, svenne crollando a terra colpito da un sonno tormentato. Quello che aveva visto lo aveva completamente sconvolto.
Krisonna iniziò ad allegerire i cadaveri, sotto lo sguardo disgustato della chierica di Sinth.

maggio 14, 2007

5.08 - Assedio

Quando l'alba sparse il suo rosso nei cieli, gli avventurieri si destarono e la proccupazione tornò a colmare i loro cuori. Erano stati resuscitati pagando i costi con lo stocco magico di Quahad. La situazione nel frattempo non era cambiata. I mercenari non avevano cessato di sorvegliare tutte le vie all'esterno del tempio, assediandolo silenziosamente e confinando tra le sue mura tutte le persone all'interno dell'edificio.
Accogliendo il gruppo nella sala delle orazioni, Bree presentò loro ufficialmente il Generale Carith, un paladino sulla cinquantina dall'aspetto autoritario e solido, e l'alta prelata Arose Tenertal, comandante del contingente di chierici del tempio. Bree li invitò a dare un'occhiata fuori.
Un mastodontico dragone era seduto alla base della scalinata, mentre i generali dell'Ordine Cremisi parlavano tra loro nel mezzo della piazza. A quanto pareva, erano in combutta con gli assalitori. Uno degli angeli oscuri era appollaiato su una delle statue che affiancavano la scalinata, e sembrava sorvegliare la loro conversazione. Molti altri angeli erano visibili in cielo, soprattutto sopra la fortezza del duca, che dopo essersi illuminata del bagliore di diverse esplosioni, sembrava essere stata definitivamente conquistata.
Krisonna lanciò una Chiaraudienza attraverso la feritoia da dove stavano osservando la scena.
"...no, non è possibile. Ormai tutta la Guardia Cittadina è stata sgominata, quei pochi che restano sono dispersi e possono riorganizzarsi solo in piccoli gruppi." Terminò di dire Tag Maine. Vicino a lui c'erano anche Zark, un Creepian dalla testa calva e dal fisico possente, e gli altri generali dell'Ordine del Teschio Cremisi, tra i quali il vampiro e la guerriera dai lineamenti terosiani.
"L'importante - ribadì Zark - è non perdere d'occhio il Duca, ha ancora una importanza politica e diplomatica. Cosa mi dite degli avventurieri che erano presenti in città al momento dell'attacco?"
"Qualcuno di loro ha tentato di affrontare i nostri alleati volanti, ma è stato un suicidio. Molti di loro si trovano chiusi nella Gilda Arcana o qui, nel tempio di Sinth. Quelli che si sono rifugiati nella fortezza ducale sono stati sterminati. Probabilmente ce ne sono altri che sono riusciti a sfuggirci, ma non è nulla di cui preoccuparsi."
Zark non sembrava della stessa opinione. Ma ancora non sapeva della sconfitta di Envy e dei suoi alleati da parte degli avventurieri che ora si trovavano nel tempio. L'avrebbe saputo troppo tardi. Il creepian salì sul suo drago e si sollevò in aria prima che la luce dell'alba divenisse troppo forte per la sua costituzione. Anche il vampiro scomparve in una nuvola di nebbia.
"Non appena arriverà Gamnan inizieremo a ricercare i pezzi mancanti dell'artefatto, - Concluse Zark, poi si rivolse ai suoi soldati - voi continuate a sorvegliare le strade. Nessuno deve interferire."

"Abbiamo elaborato dei piani." Disse Bree rivolta agli avventurieri. Poi li condusse in una piccola sala dove una trentina di paladini erano pronti a combattere. "Dobbiamo scendere nei sotterranei del tempio, dove i Mekal impazziti ci impediscono di andare. Da lì potremmo trovare un passaggio per risalire in superficie e uscire in città."
Gli avventurieri sembravano come sollevati che finalmente il tempio si desse da fare.
"Inoltre, - fece notare Carith - nelle catacombe al di sotto del tempio si trovano sì nemici che non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare, ma anche reliquie antecedenti al periodo della separazione, con i loro sensazionali poteri magici. Qualcuno di questi oggetti potrebbe servirci."
Gordianus aggrottò le sopracciglia squamose e indicò il contingente di paladini:
"E voi vorreste scendere lì sotto con questi uomini? Mi sembrano piuttosto inesperti..."
In effetti molti paladini avevano appena superato il primo anno di caserma. Dopo la missione contro il lich, alcuni dei più forti erano stati uccisi e nuove reclute alle prime armi avevano preso il loro posto. Il risultato, era una forza più di numero che di fatto.
"Andremo noi lì sotto. - Propose Lucian - Ma abbiamo bisogno di un chierico, il nostro gruppo ne è sprovvisto e sono sicuro che lì sotto ci servirà."
Bree guardò per un attimo negli occhi Carith, poi Arose. La chierica fece un passo avanti e si propose per la missione. Bree la sollevò dal suo incarico e la pregò di seguirla nel retro per una preghiera di preparazione. Il contingente dei paladini fu riassegnato ad una missione secondaria non meno pericolosa, l'esplorazione di un varco dimensionale all'interno del quale potevano trovarsi oggetti magici di aiuto o un'uscita.
"Sono pronta!" Disse Arose tornando nella sala delle orazioni vestita con i suoi paramenti da battaglia. Gli avventurieri si congedarono e accompagnati da due ancelle iniziarono a scendere le scale che conducevano alle catacombe.

maggio 11, 2007

5.07 - Nodi che vengono al pettine

Il rosone centrale della Cattedrale della Dea Madre era composto da una serie di cinque vetrate policrome che rappresentavano i momenti più importanti della storia di Sinth. La prima vetrata si trovava a mezzogiorno e vedeva rappresentata l'invasione del multiverso da parte degli orrori ancestrali. La seconda, appena a destra della prima, raffigurava Sinth intenta a dividere il multiverso in due... piani estremi apogei e piani estremi ipogei. Nella terza vetrata, una delle due più in basso, Sinth generava Thesis, il piano trincea. Nella quarta vetrata, Sinth si sacrificava disperdendo la propria essenza per generare ogni cosa esistente su Thesis. Nella quinta ed ultima vetrata, Sinth, prosciugata da ogni forza, si chiudeva in se stessa generando il sole di Thesis, che possiede il suo nome, all'interno del quale lei dimora per sempre. Al centro delle cinque vetrate, assemblate con sfarzo di colori e pregiatissima fattura, era posto il simbolo di Sinth, un sole che racchiude un bambino appena nato. Il rosone era stato creato 157 anni fa da una equipe di dodici artigiani tra i più grandi del regno di Wallace, e più volte era stato ripreso dagli artisti come esempio del periodo artistico della rinascita.

Lucian entrò nella cattedrale sfondando il rosone della facciata principale. Schegge di vetro esplosero all'interno della chiesa dove erano stipati circa un centinaio di cittadini rifugiati. Planò volando verso i lati della navata centrale. I paladini dell'ordine della Dea Madre stavano ultimando i preparativi per uscire allo scoperto. Il mezzelfo poggiò i piedi a terra e riprese fiato. Non aveva nemmeno una ferita indosso ma aveva visto i suoi amici cadere a terra uno dopo l'altro. "Dovete intervenire!!!" Gridò al primo soldato che si trovò di fonte. "Presto!!!"
Il corno d'allarme della caserma echeggiava per la città già da diversi minuti.
"Calmati!" Lo esortò il Generale Carith "Stiamo facendo più in fretta che possiamo!"
Poi aggiunse: "Senti questo corno? E' l'allarme del palazzo ducale! E' in corso un attacco alla città! Non possiamo uscire senza essere pronti."
Ma Lucian non voleva sentire ragioni. Sul sacrario del tempio, proprio di fronte alla chiesa di Sinth, si era compiuta una carneficina. Quahad aveva rintracciato tenebrosa, e nonostante Azalorn fosse intervenuto, l'arma era stata riportata al suo proprietario. Poi erano tornati. Golmore era stato fatto resuscitare, Quahad li aveva seguiti fino a Keremish, e con loro due c'erano anche una sacerdotessa e un enorme minotauro guerriero.

Azalorn era stato il primo ad essere abbattuto. Con un paio di fendenti della sua falce, Golmore si era sbarazzato del ranger pistolero. Envy, la sacerdotessa, con un potente incantesimo, aveva fatto perdere il senno a Lucian, il quale non era riuscito a fare altro che a vagare in cielo per un po'. Lerac, il minotauro alleato di Envy si era scagliato su Gordianus con la furia delle sue due asce. Ivan e il mezzodrago lo avevano tenuto impegnato per un po', e alla fine erano riusciti ad abbatterlo, ma a quale prezzo? Tramutato in belva dalla sua furia, Ivan si era lanciato poi su Quahad, strappandogli un braccio con un solo colpo di spada. La falce di Golmore li aveva nel frattempo raggiunti. Gordianus cadde, poi Lucian, in preda alla frenesia allucinatoria, aveva attaccato il suo stesso compagno, e quando Ivan si trovò Golmore di fronte fu squarciato dalla sua falce. Krisonna, che fino ad allora aveva tentato di avvisare i sacerdoti del tempio che un potente gruppo di avventurieri si stava scontrando con i suoi amici lì fuori, dissolse l'incantesimo su Lucian. Il creepian girò la sua falce verso la stregona e con rapidi e letali fendenti la uccise. Il ranger si trovo quindi solo contro la morte. Due creepian, un mietitore ed una sacerdotessa. Se fosse morto anche lui, il gruppo sarebbe stato spacciato. Ma Golmore respirava a fatica, appesantito dalle ferite infertegli da Ivan. Lo colpì velocemente finché il mietitore creepian non cadde a terra esanime, sul pavimento di pietra del sacrario. Quindi volò via, prima che Envy potesse raggiungerlo. Volò verso il tempio, verso la prima finestra, verso il rosone.
Nel frattempo l'allarme aveva iniziato a suonare.

Stormi di angeli oscuri coprirono il cielo, diretti verso il palazzo ducale. Un imponente Dragone del Sangue gettò ombra sulla città mentre la sorvolava maestoso.
Bree tentò di calmare il mezzelfo: "Lucian, calmati. - Disse. Aveva tentato di spiegare quali fossero le responsabilità della chiesa, ma l'egoismo che accieca gli avventurieri quando sono in pericolo va oltre il buonsenso. Nel tempio ora c'erano un centinaio di persone indifese che chiedevano di essere protette, e in quanto responsabile delle loro vite non avrebbe mai potuto lasciare la chiesa. "I paladini sono pronti, adesso. Ma il loro compito non è proteggere il Duca, bensì le centinaia di persone che adesso si trovano in pericolo nelle loro case."
Lucian aveva tentato di aprire le porte ed era stato fermato da un gruppo di ancelle del culto. A quel punto la Custode diede ordine di aprire le porte. Il reggimento di paladini uscì dalla Chiesa marciando in file da cinque. Appena sul sacrario si resero conto dello scontro che era stato combattuto sulle scalinate. Lucian notò appena in tempo Envy che chinandosi sugli ultimi due corpi dei suoi alleati li teletrasportava via, scomparendo. L'avrebbero incontrata ancora.

"C'è un'arma qui." Disse uno dei paladini chinandosi su un braccio mozzato, che ancora stringeva uno stocco argenteo. "E' mia!" Gli gridò Lucian, avvicinandosi velocemente. Il paladino capì che il ranger la stava reclamando come bottino. "La useremo per pagare le resurrezioni dei miei amici." Gli disse il mezzelfo, tentando di convicerlo. Il paladino gli consegnò lo stocco.
In quell'istante la piazza fu circondata dall'Ordine del Teschio Cremisi. I soldati si spiegarono in modo da bloccare tutte le vie di fuga, quindi si fece avanti Zark sul suo poderoso cavallo fulvo.
"Custode del Culto Bree, - Disse, rivolto alla sacerdotessa - rimanete nel vostro tempio e non vi sarà fatto alcun male."

maggio 01, 2007

Intermezzo 3 - Conseguenze

Quahad entrò nella stanza planando dall'alto. Scese lentamente, lasciandosi catturare dall'atmosfera di inquietudine che le terrificanti statue di pietra nera, posizionate a varie altezze attorno alla volta del soffitto, contribuivano a creare. Quando giunse a terra incrociò gli sguardi di Envy e Lerac. I due sembravano impazienti di cominciare, anche se Golmore e Notturno non sembravano essere ancora arrivati. Il mezzelfo si guardò attorno attraverso le fessure della maschera che gli celava perennemente il volto e che gli permetteva di carpire ogni singolo dettaglio di ciò che lo circondava.

"Notturno non è ancora arrivato. - Gli comunicò Lerac, il muso bovino inespressivo come al solito, gli occhi colmi di quel vuoto ancestrale che solo un minotauro può concepire. - E non credo che arriverà prima del sorgere del sole. Abbiamo cercato di contattarlo ma non sembra possibile."
In qualche modo aveva anticipato la prima domanda di Quahad, ma non la seconda:
"Come mai ci riuniamo anche se manca uno di noi?"
Envy avanzò verso il mezzelfo battendo ritmicamente il bastone in terra. Un passo, un colpo, un passo, un colpo. "Nemmeno Darlenok sarà presente. Come ben sai la resurrezione di Gamnan lo sta coinvolgendo completamente, e non è il caso di disturbarlo. Tuttavia è la spiacevole assenza di Golmore che ci spinge a riunirci. - Fissò Quahad negli occhi, oltre la maschera magica. - Golmore è morto."
"Morto?" Dubitò per un attimo Quahad. Il mietitore era stato assegnato alla protezione del rituale di resurrezione. Qualcosa era andato storto. Quahad aveva sempre avuto qualche dubbio riguardo l'intenzione di Darlenok di voler resuscitare un servitore di Melpheron ucciso e sepolto da decenni, non ne vedeva l'effettiva utilità. Ma gli ordini del suo capo venivano raramente discussi: fino ad ora avevano sempre condotto ad un successo.
"Vuoi dire che la resurrezione non è andata in porto?" Domandò.
"Il rituale procede senza intoppi. Chiunque si sia introdotto nella Cattedrale, si è scontrato con Golmore e l'ha sconfitto. Poi però ha stupidamente abbandonato l'area, il che ci ha permesso di renderci conto delle falle nel nostro sistema di difese, di correggerle e di rafforzarle. Non avremo più spiacevoli intrusioni, stai tranquillo. Darlenok avrà indietro il suo emissario, benché privo di influenza, e proseguiremo secondo i piani."
Il minotauro scosse la testa e sbuffò sonoramente. Incrociò le braccia, nodose come tronchi, ed espresse la sua perplessità: "E allora perché hai voluto vederci? Sappiamo che Golmore può essere resuscitato. La fortezza adesso è impenetrabile. Chiunque sia entrato non ha scoperto nulla e non scoprirà più nulla. Il rituale procede senza intoppi. Cosa vuoi da noi?"
Envy sollevò lo sguardo verso il soffitto a volta della stanza. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi, come assaporando l'odore di marmo e di pioggia che aleggiava nella stanza, agli ultimi piani della Cattedrale abbandonata. "Noi possiamo portare in vita Golmore, ma coloro che hanno osato ucciderlo pagheranno. Ho bisogno di voi per raggiungerli e porre fine alla loro superbia. Sarà un esempio per tutti coloro che penseranno di intralciare i piani di Darlenok."
Il muso di Lerac si deformò in una smorfia di contentezza. Il minotauro era abbastanza folle ed assetato di sangue da seguire Envy in qualsiasi crociata, purché fosse assicurato lo spargimento di sangue. Ma Quahad non sembrava convinto. Vendetta? Esempio? Non erano motivazioni sufficienti. Avevano una piano e compiti importanti da portare a termine. Perché perdere tempo appresso a dei ficcanaso incapaci, che si erano ritirati prima ancora di portare a termine la loro missione, qualsiasi fosse stata?
"Non hai bisogno di me per questa missione." Decise Quahad.
"Sbagli. - Gli rispose Envy – Non sappiamo dove si trovino ora. Ho bisogno di te per rintracciarli."
"Hai sufficienti contatti a Keremish per scoprirlo anche senza il mio aiuto."
"E' vero. - Disse Envy voltandosi verso di lui – Ma loro non sono tornati a Keremish. I miei informatori mi hanno già contattata: la loro missione era recuperare la bara di Gamnan."
Quahad scoppiò in una sonora risata.
"Recuperare la cassa? Folli! - Sbottò il mezzelfo – Ma se non sono tornati a Keremish, significa che sono ancora nei dintorni."
"Dicci dove sono!" Insisté Lerac, ansioso di conficcare una delle sue asce nel cranio di qualche nuova vittima. Quahad restò in silenzio per qualche minuto, poi si rivolse alla chierica.
"Resuscita Golmore. Io rintraccerò quegli idioti. Non ci vorrà molto."
Si sollevò in volo in un attimo e scomparve uscendo dalla finestra più alta. Il cielo era plumbeo e pioveva forte, ma una notte tempestosa non avrebbe influito sulle potenti capacità di Quahad.

"Suppongo che Golmore verrà con noi. Il suo desiderio di vendetta sarà grande." Commentò il minotauro, sapendo che se così fosse stato avrebbe dovuto lasciare qualche avversario al mietitore.
"No, lui non verrà. - Gli rispose Envy – Tenebrosa è stata rubata, e probabilmente è in possesso di coloro che lo hanno ucciso. Non ho bisogno di un alleato disarmato. Andremo noi, e recupereremo Tenebrosa per lui. Porteremo indietro la sua arma, e le teste dei suoi carnefici."
Il minotauro sollevò la testa ed emise un forte grido di gioia, a metà tra un muggito ed uno spaventoso latrato. Uno sciame di pipistrelli si staccò dai soffitti e volò in circolo attorno alle statue della volta. Envy sorrise soddisfatta.