agosto 07, 2007

6.20 - Kalfyra

Una voce autoritaria e carismatica rimbombò nel cortile ammutolendo ogni altra bocca. Dall'alto del balcone delle autorità si affacciò una dama, una donna dalla pelle bianca come il latte e liscia come l'alabastro di una statua. Aveva lunghi capelli neri e lisci che le erano stati raccolti sulla testa a formare una sorta di corona corvina adornata di fermagli d'oro. Lo sguardo, dai suoi occhi profondi e magnetici, si stese sulla folla. Immediatamente la quasi totalità delle persone si irrigidì e non riuscì a fare altro che restare immobile, con il naso rivolto verso l'alto, ammirandola. Sembrava che due tagli profondi le scendessero verso le gote a partire da ognuno dei due occhi, come lacrime incavate nella pelle bianca.
Lucian rimase impietrito, proteso con la spada sollevata contro Golmore. Il creepian invece si inginocchiò immediatamente abbandonando ogni difesa. Chinò il capo ignorando Lucian, e con voce flebile sussurrò un nome: "Kalfyra!". Lucian abbassò le spade. La folla quasi per intero si inginocchiò allo stesso modo di Golmore, cessando qualsiasi attività stesse compiendo. Sul balcone, di fianco alla donna, comparvero il duca, suo figlio Larshell e il comandante Zark.

Gordianus era uno dei pochi a non essere caduto vittima del fascino soprannaturale di quella donna. Ma chi era? Un nuovo nemico? Era rimasta nell'ombra fino a questo momento? Cosa aveva a che fare con l'ordine del Teschio Cremisi e perché sembrava che il duca la conoscesse? ...era forse lei l'emissaria di Melpheron, l'apostolo del terrore ancestrale che stava propagando il terrore su tutta la città?
Per non insospettire nessuno, anche il mezzodrago si inginocchiò, tenendo stretti nel cuore tutti i suoi dubbi. Sentiva che Sinth era sempre più lontana, come se la dea lo avesse lasciato solo contro tutto il male del mondo.

"Cittadini di Keremish! - disse il duca, Sir Yordan - In occasione dell'esecuzione straordinaria di oggi, per la quale tutti voi siete qui riuniti, ho intenzione di ringraziarvi. Per la fedeltà mostratami in questi anni, per la vostra presenza, per l'amore nei confronti di me e della mia famiglia..." Si fermò un secondo, per stringere affettuosamente le spalle di Larshell, di fronte a lui. "...Ma terribili avvenimenti si stanno succedendo in questa nostra povera città... Forze più grandi di noi, più potenti di noi... Nemici che io non sono in grado di affrontare. Per questo ho lasciato che il generale Zark, che per oltre un anno ha valorosamente difeso le nostre mura da ogni minaccia, prendesse temporaneamente il potere. Sotto la sua luminosa e lungimirante guida, la città è stata ripulita da ogni causa di male, da ogni fiaccola eversiva, da ogni pericolo per le autorità e per i cittadini."
La folla non si esprimeva. Ogni persona presente nel giardino pareva essere rapita dal discorso. Nel silenzio più assoluto i boia strinsero le corde attorno al collo dei condannati.
"Ho accettato questo incarico - Esordì Zark con voce cavernosa e autoritaria - con molta riluttanza. So che imporre una dittatura militare ad un popolo libero è una scelta molto sofferta per un governatore saggio ed esperto come lo è il duca Vaneglin. Ma era necessario. La città stava soffrendo. Il seme della rivolta e dell'odio stava germogliando con sempre più vigore in quelle che credevamo essere le case della nostra salvezza. Il mio è stato un intervento duro, ma necessario."
Il boia scese dal patibolo e si avvicinò al meccanismo di apertura delle botole.
"Con l'esecuzione di oggi, il male che avvolge la città può diri definitivamente sconfitto. Una nuova era di serenità e di pace si aprirà. E Keremish ha bisogno di un nuovo regnante. Un leader potente e determinato, che sappia come tenere lontano da noi ogni ombra di preoccupazione. E' per questo motivo che, in accordo con il duca Vaneglin, abdico al mio ruolo di governatore temporaneo e conferisco in maniera permanente tutti i miei poteri alla qui presente nuova sovrana della città... Kalfyra!"
La folla esplose in un tripudio di gioia incontrollata, come se improvvisamente qualcuno avesse deciso di rilasciare nei loro corpi un fiume di adrenalina. Kalfyra si fece avanti fino alla balaustra, appoggiandosi con entrambe le mani al parapetto del balcone. La sua voce superò in maniera soprannaturale ogni grido di gioia.
"Vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Io non sono originaria di Keremish, come lo era il duca che mi ha preceduto. Ma saprò amarvi come miei figli. Nel giorno della mia incoronazione, vi donerò la più gloriosa delle esecuzioni. Oggi sarà giustiziata la Gran Sacerdotessa Bree, il capo della chiesa di Sinth, la responsabile delle menzogne che hanno avvelenato la vostra vita fino ad ora. Chiudendovi in voi stessi, la chiesa di Sinth voleva condurvi ad un destino di privazioni e castighi. Ma non abbiamo bisogno di loro! Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci privi della nostra libertà!"
Attorno a Gordianus le persone iniziavano a dare segni di delirio puro. Si accalcavano una sull'altra, gridando fino allo svenimento, come possedute da passioni incontrollate. In mezzo alla massa delirante qualcuno era stato ferito. I corpi di molte persone si erano macchiati di sangue, ma la folla sembrava non esserne colpita... anzi, chi trovava del sengua sul proprio corpo dimostrava di esserne felice, orgoglioso, quasi estasiato. "A morte! A morte!" Avevano ripreso a gridare. Il boia azionò il meccanismo davanti agli sguardi impotenti degli avventurieri, feriti, disarmati, circondati e immersi nel delirio. Il corpo di Bree cadde pesantemente per più di un metro, il suo collo si spezzò come un ramo secco. Il suo ultimo sguardo fu di rassegnazione. Non contento di ciò, Golmore si fece strada sul patibolo, salì e con un colpo di falce le mozzò la testa, facendo cadere il resto del corpo pesantemente a terra. Quindi prese la testa di Bree afferrandola per i lunghi capelli biondi, e la lanciò tra gli spettatori festanti.

Il duca e Zark rientrarono. Gordianus si accorse che stava per accadere qualcosa ed avvisò i suoi amici gridando loro di approfittare del momento di distrazione per indietreggiare ed uscire dal cortile. Lasciando che la folla si accalcasse attorno ai cadaveri dei condannati, gli avventurieri si trovarono isolati davanti ai cancelli di uscita. Le guardie sembravano non notarli, tuttavia restavano al loro posto e se si fossero avvicinati ai cancelli li avrebbero fermati.
"Ho un incantesimo di porta dimesionale. - disse Krison - Possiamo passare i cancelli e teletrasportarci fuori."
"Bene, - rispose Lucian - ma facciamo in fretta!"
Il mezzelfo riusciva a distinguere cosa accadeva sul balcone. Kalfyra lasciò il piccolo Larshell da solo e rientrò nel palazzo. Larshell sollevò le mani al cielo. Uno stormo di gargoyle di lame si staccò dalle torri della fortezza vorticando verso il basso. Sarebbe stata una carneficina.

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