luglio 25, 2007

6.18 - Armi a terra

Fuori dalla Cattedrale, Lucian e Kimar osservavano l'evolversi degli eventi nascosti all'ingresso di uno dei traboule segreti che si apriva sulla piazza del sacrario. Una trentina di soldati dell'Ordine del Teschio Cremisi era schierato attorno ad una sontuosa carrozza trainata da sue sinistre bestie magiche: dei muscolosi cavalli a due teste le cui fauci ospitavano denti aguzzi e aghiformi. I soldati attendevano sull'attenti, alabarde sollevate, allineati lì attorno.
Golmore uscì dalla Cattedrale e scese lentamente la scalinata. Passò tra le file di mercenari fino a giungere presso la diligenza. Parlò con qualcuno attraverso lo sportello aperto. Né Lucian né Kimar riuscirono a distinguere con chi. Infine una scaletta metallica si estese da sotto lo sportello e Teg Maine ne uscì trascinandosi dietro il mantello nero.
I due salutarono qualcuno ancora all'interno, poi risalirono la scalinata, soffermandosi al di sotto delle imponenti statue di marmo bianco che delimitavano il sacrario, come se stessero attendendo qualcosa. O qualcuno. La carrozza trainata dai mostri si allontanò dalla piazza, non prima che uno dei due cavalli bicefali avesse strappato un braccio con un morso alla guardia più disattenta.

"Dobbiamo entrare in azione! - Disse Kimar - Hai sentito cosa dicono le persone? Un drago sta sfidando degli eversivi all'interno del tempio! I nostri amici sono in grave pericolo."
Lucian sapeva che se lì dentro ci fosse stato davvero un drago in grado di tener testa a Krisonna, Gordianus e Ivan, probabilmente rimanere fuori ad aspettare sarebbe stata la soluzione più saggia. Ma Kimar insisteva, e ad un certo punto suggerì qualcosa su cui anche il mezzelfo si trovò d'accordo: dovevano almeno scoprire cosa stava accadendo là dentro. E per farlo, sarebbero dovuti entrare.
"Non dalla porta principale... O dalla vetrata... - Propose Lucian lanciando un'occhiata al rosone centrale della chiesa, inesorabilmente sfondato - Entriamo dal retro. Ci sono numerosi ingressi che permettono l'accesso alla zona conventuale, dove si trovano le celle degli accoliti, la biblioteca e le altre strutture. Dovrebbero essere deserte e vista l'attenzione che il drago sta attirando sarà facile entrare senza essere visti."
Uscirono dal traboule e si infilarono tra la gente che, stretta ai margini della piazza, si affollava curiosa di quello che stava accadendo. Attraverso le vetrate policrome della cattedrale era possibile scorgere imponenti ali di drago che si sollevavano e si abbassavano. La folla sembrava nel contempo terrorizzata e attratta da uno spettacolo simile. Lucian e Kimar attraversarono la piazza senza essere notati da nessuno, e imboccarono una delle vie laterali al tempio. Poche centinaia di metri dopo si apriva sul muro dell'edificio un'apertura, all'interno della quale si trovava un portoncino in legno massiccio, naturalmente chiuso a chiave.
Kimar lanciò un silenzio sulla porta.
Senza emettere il minimo rumore, i due scardinarono il portincino con una spallata. La porta crollò all'interno, sollevando polvere ma senza che alcun suono si sollevasse. Entrarono, poi Lucian poggiò nuovamente l'anta al suo posto, in modo che nessuno si accorgesse che fosse stata divelta. Percorsero i corridoi deserti il più velocemente e silenziosamente possibile, finché non giunsero alla porta della sacrestia. Attraverso la stanza, guardando oltre la porta aperta sull'altro lato che dava sulla sala delle cerimonie, videro il drago. Un drago dalle scaglie perlacee con il ventre rosso sangue. La testa e il dorso erano percorsi da spine nere. "Arrendetevi! - tuonò, rivolto verso i quattro avventurieri che si trovavano di fronte a lui - Ve lo intimo per l'ultima volta. Se solleverete le spade contro di me, non avrò pietà di voi, nemmeno se mi supplicherete."

Gordianus guardò in direzione di Krisonna, che volteggiava invisibile da qualche parte nella stanza. Il drago comunque, era in grado di vederla. Il paladino gettò l'arma a terra. La maga tornò visibile e planò verso il pavimento. Akramil lasciò andare la pistola, Ivan si arrese. Le guardie si avvicinarono ai prigionieri e rimossero tutte le loro armi.
"Togliete loro anche i simboli sacri, le componenti degli incantesimi... e gli zaini." Suggerì il drago. Gordianus ruggì mentre le guardie timorose si avvicinavano a spogliarlo. Su suggerimento del loro comandante, tolsero loro ogni oggetto magico, lasciandoli senza armi, armature e equipaggiamento. "Apri quello scrigno." Ordinò il comandante a Gordianus, indicando lo scrigno metallico e levitante nel quale avevano riposto il tesoro della nave recuperato a Dunak Fird. I soldati gettarono nel forziere anche l'equipaggiamento rimosso ai prigionieri.
Il vampiro quindi tornò alla sua forma umana. Raccolse il mantello da terra e fece cenno ai soldati di portare i prigionieri fuori. "Muovetevi!" Ordinarono i soldati, spingendoli con le alabarde. I quattro prigionieri furono scortati fuori dalla sala, verso il sacrario.

"Hanno messo l'equipaggiamento in quella cassa... - Notò Lucian - Ma chi è quell'elfo dalla pelle nera?" Kimar scosse la testa. Le guardie abbandonarono la sala. Solo due di loro rimasero ai lati della porta. Lucian e Kimar si spostarono verso l'interno in modo da osservare senza essere visti. Videro Golmore e Teg Maine sorridere beffardamente mentre i prigionieri passavano davanti a loro. Un carro di trasporto per prigionieri li stava aspettando. Una specie di gabbia di robusto ferro montata su quattro ruote e trainata da due ronzini. "Nuovi prigionieri per la gora del riposo eterno!" Sghignazzò il vecchio cocchiere. Ma fu subito contraddetto dal generale vampiro: "No, questi prigionieri vanno portati alla fortezza ducale, la nostra signora ha un piano differente per loro. Assisteranno all'esecuzione di oggi. Ora vai."
Il carro si mosse scricchiolante.
Nel frattempo Teg Maine ed alcuni soldati si allontanavano spingendo il forziere metallico, ed imboccavano uno dei vicoli. Golmore e il generale salirono a cavallo e seguirono il carro dei prigionieri, assieme a tutte le altre guardie. "Voglio quattro soldati a guardia dell'ingresso, e turni di guardia ininterrotti lungo tutto il perimetro." Ordinò il vampiro prima di far schioccare le redini e allontanarsi.

"Dobbiamo uscire di qui prima che le guardie ci scoprano." Suggerì Lucian.
"E poi?" Domandò Kimar.
"E poi seguireno il forziere. Dobbiamo sapere dove lo stanno portando."
"Ma i nostri compagni sono in pericolo!" Esclamò l'avoral.
"Sappiamo dove li stanno portando... Il forziere invece no. Li raggiungeremo dopo." Concluse il mezzelfo, correndo indietro verso il portone che avevano sfondato. Con molti dubbi nel cuore, il guardinal lo seguì.

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