novembre 27, 2007

7.23 - La ripresa di Keremish

Il Necromane agitava i possenti pugni in aria colpendo le abitazioni nei dintorni, scoperchiando case, sfondando mura, sollevando in aria travi di legno, calcinacci, mattoni e tegole. L'enorme essere era un ammasso indistinto di cadaveri pressati l'uno sull'altro: le centinaia di corpi si muovevano strisciando uno sull'altro, dimenandosi come una massa informe, verminosa e putrescente.
Krison volò risalendo la creatura fino a giungere all'altezza della sua testa. L'arcanista era invisibile, quindi al sicuro dalla furia del nonmorto. Scrutò lungo la massa di cadaveri avvinghiati che componeva il cranio della gigantesca creatura: c'era Lepel tra di loro!!! La bambina era completamente immersa tra i corpi rantolanti e gridava aiuto, quasi priva di forze. Krison si avvicinò e tentò di estrarla dalla massa di cadaveri, ma si accorse con orrore che le sue gambe sembravano fuse con le carni degli altri morti: una terribile conseguenza della potentissima evocazione che aveva lanciato. "Uccidi il nonmorto!!! Uccidi il Necromane!!!" gridò la bambina, prima di venire completamente risucchiata sotto i corpi. Facile a dirsi, pensò Krison.
Kalfyra sorvolò il gigante nonmorto lasciando precipitare sulla sua testa il compagno, Notturno. Il creepian samurai corse veloce verso la sommità del collo del mostro, come se potesse camminare in verticale. Giunto nel punto in cui Krison aveva visto sparire Lepel, conficcò la sua enorme spada mutilante nel profondo delle carni marcescenti. Il grosso mostro ruotò il corpo in uno spasmo di dolore. Una pioggia di cadaveri si staccò da quella parvenza di testa precipitando su tetti, strade e balconi. Dalla sua bocca vomitò un ruggito roboante.
Davanti a lui Lucian cercò di avvicinarsi in volo, ma il Necromane vibrò i suoi possenti pugni scagliandolo via. Sembrava impossibile disfarsene, ma Kalfyra tornò alla carica: affondò gli artigli acuminati nella schiena del gigante nonmorto e poi soffiò dalle fauci il suo getto di sangue infuocato. Il Necromane emise un greve gemito di dolore e si squarciò in due avvolto di fiamme liquide, vibrò dalla testa ai piedi e le centinaia di cadaveri di cui era composto il suo corpo persero di colpo la presa una sull'altra... l'intera struttura animata si sfaldò perdendo i pezzi, i singoli cadaveri, smembrandosi in pezzi e poi in pezzi più piccoli... i corpi precipitarono nelle strade privi di ogni vita. Kalfyra afferrò Notturno ed entrambi si alzarono in volo. Quando il drago realizzò cosa era accaduto, bagliori di fiamme gli illuminarono gli occhi: il piano era riuscito. Kalfyra e il suo braccio destro avevano abboccato all'esca e attaccato il Necromane, lasciando all'esercito di Wallace il tempo di penetrare in massa dalla breccia nella porta centrale occidentale. Ora i soldati si diffondevano come uno sciame urlante di battagliere termiti tra i vicoli di Keremish, respingendo i mercenari dell'ordine cremisi e riprendendo lentamente il possesso della cittadina. Kalfyra ruggì di rabbia. Avrebbe voluto sorvolarli e inondare la vie del suo soffio infuocato, incenerendo tutti, mercenari e soldati avversari... Ma non poté! Perché Valisid stava aspettando questo momento per apparire in cielo, maestosa e lucente come tutti i draghi d'argento. Kalfyra era ferita, stanca, non avrebbe potuto vincere. Con un possente battito d'ali volò via, verso il castello ducale. La battaglia era vinta. Keremish era stata ripresa.
Ma a che prezzo?

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