settembre 16, 2007

7.08 - In soccorso e in pericolo

Nonostante Keremish fosse in mano ad oscure forze extraplanari, gli avventurieri decisero di cercare avventura altrove. Probabilmente la notizia che l'esercito di Wallace sarebbe giunto ad assediare la loro città solo fra un mese li aveva rasserenati. O forse pensavano di avere un mese di tempo per recuperare qualche articolo di equipaggiamento magico. La leggerezza si sa, alberga volentieri nel cuore degli avventurieri. In ogni caso, giunti a Wallace, la capitale del regno, la famosa "Città di Sinth", si misero immediatamente alla ricerca di un lavoretto per avventurieri esperti. L'offerta non era molto vasta: la gran maggioranza delle richieste erano per lavori troppo semplici, che rendevano poco e potevano essere risolti anche da mercenari di bassa lega. Ben poche persone hanno bisogno di uccidere un drago, e se anche ne avessero bisogno, ben poche persone possono permetterselo. Comunque, nessuno di loro aveva voglia di perdere tempo sterminando coboldi. Dopo un'accurata selezione, si rivolsero ad una donna, Krisia*, moglie di un avventuriero che sembava scomparso durante l'esplorazione di un labirinto sotterraneo nei pressi della città.

Krisia si fece entrare in casa, una villa di piccole dimensioni nel quartiere del municipio. Offrì loro qualcosa da bere e raccontò di suo marito, un bardo di nome Eritz* che una volta era stato un grande avventuriero. Alcuni suoi amici di vecchia data lo avevano convinto ad imbracciare di nuovo le armi e seguirli nell'esplorazione di alcune vecchie rovine sotterranee dalle quali era possibile tirar fuori una gran quantità di tesori. Gli amici avevano chiamato quel posto "il grande ossario", e l'ingresso si trovava a nordest di Wallace, nascosto all'ombra di una collina. Krisia aveva atteso una settimana, poi c'era stato un crollo causato da un piccolo terremoto nella zona, e allora si era convinta a chiedere aiuto: vuole che gli avventurieri recuperino Eritz e lo riportino a casa. Lei e suo marito sono abbastanza ricchi da pagarli il giusto, e comunque se Eritz non è tornato, significa che quel posto non è da principianti del mestiere.

Il gruppo partì appena pronto. L'ingresso sembrava circondato da transenne e staccionate aggredite da piante rampicanti, sterpaglie e rovi. Entrarono e si resero immediatamente conto che doveva trattarsi di un cunicolo secondario di uscita, non dell'ingresso principale. Il crollo non sembrava averlo coinvolto, ma poteva aver chiuso l'ingresso principale, forse proprio mentre Eritz ed i suoi compagni stavano tentando di uscire da lì.
ZING! Gordianus inciampò su un cavo metallico sottile e teso. Una serie di meccanismi si mise in moto ed un tronco rotolò giù dall'alto del corridoio travolgendoli tutti. I più agili riuscirono ad evitarlo, gli latri si rialzarono doloranti.
"Niente trappole, eh?" Domandò Lucian.
Gordianus fece spallucce. La sua capacità di individuarle non era granché.
Per questo, dopo quella, ne calpestarono diverse altre. Una trappola esplosiva, una folgorante, una parete che li schiacciò contro il muro spezzando loro le ossa. Sopravvissero grazie alle magie curative di Kimar e alle pozioni magiche, ma il tragitto li stava mettendo a dura prova.
Poi, in fondo ad una scalinata, sentirono una voce chiamarli: "Ehiiii! C'è nessuno? Abbiamo bisogno di aiuto! Ci sono dei feriti, vi prego aiutateci!"
Si trattava di Eritz. I suoi compagni erano gravemente feriti e lui era esausto, non riusciva più a lenire magicamente le loro ferite. "Abbiamo tentato di uscire dall'ingresso principale, ma non ci siamo riusciti. Appena abbiamo spostato qualche roccia, il condotto è collassato su di noi. I miei due compagni sono stati travolti dalle pietre, ho impiegato tutto il giorno a dissotterrarli, quindi li ho trascinati qui..."
"Tranquillo Eritz, ci manda tua moglie." Gli disse Lucian.
Curarono i feriti quel tanto che bastava a stabilizzare le loro ferite, poi rivolsero la loro attenzione alla stanza che si apriva poco oltre. "Abbiamo visto cosa c'era più avanti... e ci siamo accordati sul fatto che qualunque tesoro ci fosse stato lì dentro, non avremmo rischiato la vita!" Aggiunse il bardo mentre il gruppo andava a controllare di persona.

Una stanza ampissima e di forma vagamente circolare si apriva oltre un arco di pietra. Colonnati possenti ne sorreggevano la porta. Il pavimento era ben lastricato, le volte stuccate. Sembrava l'ingresso ad un qualche luogo di culto, anche se non era chiaro di cosa si trattasse. In fondo alla stanza c'era una porta di legno, rinforzata con borchie metalliche arruginite. Ma ai lati della porta, la visione avrebbe scoraggiato chiunque a proseguire. Due enormi titani, giganti di fattezza umana e di grandissimo potere, erano incantenati in piedi al muro. Uno ad ogni lato della porta. Le loro teste toccavano il soffitto, i loro capelli erano lunghi, le loro barbe trascurate. Sembravano essere lì incantenati da anni. Eppure erano vivi: respiravano lentamente, gli occhi spenti e socchiusi, la testa china. Per braccia e caviglie erano ancorati alla parete, come crocefissi in piedi, storditi da una qualche forza magica.
"Sono titani!" Li riconobbe Krison. Esseri extraplanari, ma di indole benevola e altruista.
Il mago si avvicinò alla porta di legno, mentre la tensione per ciò che sarebbe successo saliva sempre di più. Spinse la porta, che si aprì cigolando. Nel mezzo della sala successiva, brillava un oggetto magico.

1 commento:

Bigio ha detto...

*Regà m'ero perso il foglio dove avevo segnato i nomi e gli appunti della scorsa sessione, quindi li ho reinventati! Se qualcuno se li era segnati me lo dica che li modifico.
Ciazzz