settembre 20, 2007

7.10 - Ghostwall

La porta oltre la sfera degli avvertimenti era davvero protetta con dei sigilli. Dei simboli magici individuabili con individuazione del magico in grado di causare dolori atroci sugli incauti che avessero oltrepassato quella soglia. Gordianus non era in grado di disattivare quelle magie di protezione, quindi smontarono le assi che sbarravano l'apertura e aprirono il portone. Uno dopo l'altro, tutti attraversarono il passaggio. I sigilli si attivarono, ma si scoprì ben presto che erano calibrati per colpire forme di vita ben più deboli degli esponenti del gruppo.

La stanza che si apriva davanti a loro era di dimensioni inferiori a quelle precedenti, quadrata, e lungo le pareti laterali erano disposti sei minacciosi golem, tre lungo ognuno dei due muri. Le sentinelle metalliche erano altre quasi tre metri e la gabbia toracica di ognuno sembrava essere colma di materiale incandescente. Da ogni giuntura del loro corpo uscivano fumi e sbuffi di vapore, mentre il metallo attorno al ventre era chiaramente incandescente. Le fornaci nel corpo dei golem erano l'unica fonte di luce nella stanza, e tutto appariva tinto di un rosso cupo e dalle sfumature incerte.
"Sono golem delle forgie" lì informò Ivan. Avevano già incontrato uno di questi colossi. A Palaniuk, molto tempo fa. Un golem di questi stritolò tra le dita uno dei loro compagni prima che riuscissero ad abbatterlo. Da allora ne avevano fatta di strada. Ma erano comunque sei.
Davanti ad ogni golem c'era un piccolo altare di pietra. Su ogni altare di pietra, sospeso in aria dalla magia, ruotava lentamente un oggetto magico. Ma non comuni oggetti magici... artefatti. Artefatti di splendida fattura, oggetti magici meravigliosi che sicuramente possedevano un potere immenso... le rifiniture, le incisioni, il modo in cui il metallo era stato piegato... era tutto incredibilmente ben fatto, addirittura perfetto. La forgia aveva creato tutti questi oggetti... La Forgia di Ghostwall. Nutrendosi delle anime di chi si era sacrificato nella sua fornace.
"Non sono altari... - fece notare Lucian - ...Sono lapidi. Ci sono delle scritte su ogni piedistallo di pietra." Si avvicinarono tutti al primo, la scritta era incisa in Wallace. "Qui giace Sir Lukmir Kridenor" lessero. Sopra l'altare di pietra si librava una spada a due lame di metallo lucente, con elsa centrale in avorio e decori dorati di grande bellezza.
"Deve esserci anche Raske, l'arcimago di cui ci ha parlato Granak!" Intuì Lucian.
Lo trovarono infatti, l'altare di Raske esponeva un bastone magico di radica scura, abbellito con intrusioni di rame e coronato da alcuni cristalli sferici tagliati a goccia.
"Non possiamo sepperllire questi oggetti assieme alla forgia." Esclamò Ivan.
"Prendiamoli allora." Suggerì Krison. Ma era chiaro che la forgia non avrebbe permesso di essere derubata di così grandi valori senza reagire. Un campo di stasi sembrava avvolgere sia gli oggetti magici che i golem, ed era probabile che tentare di rubare un oggetto avrebbe attivato almeno uno dei guardiani. Nella peggiore delle ipotesi: tutti.
Gordianus si concentrò, nel tentativo di percepire la presenza di malvagità negli oggetti. Ne trovò una enorme quantità, ma non negli oggetti. L'unico dei sei oggetti magici che sentì essere malvagio erano un paio di guanti, Zerath c'era scritto sull'altare corrispondente. Ma fu distratto da altro: l'intera stanza sembrava avvolta in una foschia invisibile colma di odio e di rancore. "Deve essere la presenza a cui si riferiva Granak... è ancora qui."
"Afferrà Sir Lukmir, Gordianus." Suggerì Krison. "Qualsiasi cosa accada, non possiamo lasciare questi oggetti qui."
Gordianus si fece avanti e strinse l'elsa della spada doppia. Quasi simultaneamente un concentrato della malvagità che il mezzodrago aveva percepito prese forma davanti all'ingresso della sala. Una figura fumosa, vestita di abiti logori e lacerati, le cui forme evanescenti sembravano sostenute da una brezza innaturale mentre il volto cambiava lineamenti ogni secondo. Parlò con voce tonante, come se decine di anime stessero sussurrando attraverso le stesse labbra: "Abbandona il tuo intento, mortale! Noi siamo il vento d'ira che infesta queste sale. I nostri corpi straziati dalla fornace non sono rinati come artefatti, e l'incompiutezza delle nostre esistenze si è infine aggrappata a queste mura. Noi non vi lasceremo portare via i nostri tesori. Noi non avremo pietà di chi vuole portare via i nostri prigionieri."
Poi si dissolse. La sua presenza, ovviamente, era ancora nella sala.
Gli avventurieri si preparanono al peggio, armi sfoderate e incantesimi attivi. Gordianus afferrò Sir Lukmir, ed immediatamente tutti e sei i golem iniziarono a muoversi verso di loro.

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