dicembre 05, 2007

8.02 - Giganti della Morte

Dal caldo torrido del deserto alla bufera infernale che spazzava di gelo le taighe a nord di Colle Ukron. Con il teletrasporto di Krison fu un attimo. E Akramil, che non aveva pellicce né vesti pesanti con cui coprirsi, quasi si prese una broncotracheite.
Nel campo dei ranger a Dunak Fird trovarono il buon Regan, intento a scolarsi distillato calda nella tenda adibita a taverna. Quasi tutti i ranger erano tornati a Colle Ukron durante la stagione invernale: la neve altissima, il tempo impietoso e il freddo intenso ostacolavano le ronde di pattuglia tanto quanto le incursioni delle creature del nord. Regan provvedeva a liberarsi dalla morsa del gelo lanciando su se stesso qualche incantesimo che gli permetteva di resistere alle intemperie anche se vestito solo di corpetto di cuoio. Diede il benvenuto agli evventurieri, e chiese al soldato addetto alla taverna di scaldare qualche bicchiere di distillato anche per loro.
Gli avventurieri erano intenti a porre fine alla minaccia del Linnorm, che era sempre stata troppo al di sopra delle forze e delle capacità del contingente di ranger di Colle Ukron. Lo stesso Regan considerava l'impresa un vero e proprio suicidio: "Ma avete idea di cosa andrete ad affrontare?" Chiedeva ripetutamente.
Il Linnorm era una specie di drago ancestrale, primitivo, brutale, crudele. L'equivalente di un ominide per un uomo. Il Linnorm era ciò che restava degli antenati dei draghi. E quello in questione era riuscito a combinare quel poco di astuzia che possedeva con una gran dose di fortuna, attirando attorno a sé una piccola congrega di Giganti della Morte che lo veneravano come fosse una divinità. Il villaggio dei giganti, sepolto nelle nevi presso l'altro versante del fiordo, aveva stipulato un trattato di tolleranza con gli umani, anche grazie all'aiuto dei Giganti degli Oceani con i quali i ranger avevano stretto una alleanza. Ma i giganti della morte che avevano abbandonato la loro comunità per fondare il Culto del Linnorm erano stati ripudiati dalla loro stessa gente, e non avrebbero rispettato il trattato per molto tempo ancora. Tuttavia, finora, né il Linnorm né i suoi proseliti si erano mossi dalla loro tana: un tempio dedicato ad alcune divinità estinte che giaceva abbandonato da duecento anni nella taiga.
Gli avventurieri sembravano convinti della loro missione. Regan li condusse ad un cerchio di teletrasporto che li avrebbe condotti ad una postazione di avvistamento nella foresta, a circa trecento metri dall'ingresso del tempio. Per tornare indietro non avrebbero dovuto fare altro che raggiungere di nuovo il cerchio e saltarci dentro: un gigante era troppo grande per poterlo usare. Di certo però era meglio agire con sotterfugio: se avessero scoperto il passaggio, l'avrebbero distrutto, e la volta seguente le difese sarebbero aumentate.

Krison conosceva i giganti della morte. Una stirpe di giganti misteriosa e magica conosciuta anche con il nome di Giganti della Cenere, in grado di strappare via le anime dagli avversari sconfitti in battaglia, per indossarli come fossero un sudario. Si sapeva poco di loro, ma il loro legame con il regno della morte era tale da possedere molte immunità tipiche dei nonmorti. Gordianus sperò anche in qualche debolezza.
Una volta teletrasportatisi nel bosco, gli avventurieri affondarono nella neve fin quasi all'inguine. Con uno strato di neve di quasi un metro muoversi sarebbe stato un problema. L'unico in grado di farlo agevolmente era Lucian, che era in grado di muoversi sulla neve senza affondare né lasciare traccia.
Si guardarono intorno. All'apparenza l'ingresso del tempio sembrava incustodito, ma ai lato dell'ampio ingresso, dopo il colonnato crollato, erano visibili le impronte nella neve di due grosse creature bipedi: i due giganti di guardia erano invisibili. Krison utilizzò la sua magia per poterli vedere. Due giganti della morte, come ci si aspettava. Escogitarono un piano: Krison avrebe sigillato la porta alle loro spalle con un muro di forza, i suoi compagni avrebbero assalito le sentinelle. Diedero il via alle danze. Krison lanciò il campo di forza magico alle spalle dei due giganti. Dewen staccò numerose perle dalla sua collana delle palle di fuoco e iniziò a scagliarle contro i due giganti... o meglio laddove aveva visto le loro impronte! Le palle di fuoco esplosero fondendo all'istante ogni traccia di neve nel raggio di sei metri attorno alla porta. le fiamme incendiarono i giganti che, anche se invisibili, non erano immuni alla magia. Ma c'era una falla nel piano: a parte Lucian, gli altri del gruppo si trovavano in grosse difficoltà a percorrere di corsa trecento metri nella neve altissima. Uno dei due giganti, dopo aver cercato di dissolvere il muro magico, corse via. Solo Krison lo vide mentre girava l'angolo e scompariva oltre l'edificio. L'altro scagliò sui suoi avversari un potente incantesimo di magia sacra: una colonna di fuoco scaturì dal cielo e si abbatté su Ivan e Gordianus. In questo modo però, ruppe l'invisibilità. Iniziò allora a curarsi magicamente le ferite che gli erano state inferte finora.
"Vieni con me!" Disse Krison, afferrando Dewen e teletrasportandosi da Gordianus e Ivan. Riunì attorno a sé tutti i suoi compagni e con un secondo balzo dimensionale riapparvero ai piedi del gigante della morte. Dewen tentò un salto acrobatico per saltargli in testa, ma il gigante frappose la sua mano e il ladro non potè fare altro che ricadere a terra. Poi fu la volta dei colpi possenti di Ivan e di Gordianus. Il gigante barcollò e poi crollò a terra privo di vita.
Uno sciame di anime gementi si sollevò dal suo corpo emettendo grida strazianti. Si sollevarono per un attimo nel cielo, poi scomparvero.

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