marzo 09, 2008

8.09 - Cosa ne sarà del mondo

I giorni che seguirono alla sconfitta dell'emissario di Melpheron, non furono pieni né di gioia né di sollievo. Il Nephandum aveva scavato un solco profondo nelle vite di tutte le persone che erano state testimoni o protagoniste della sorte di Keremish. Era come una cicatrice, un segno indelebile, qualcosa di oscuro che pesava ormai nel profondo dell'anima di ogni singolo abitante della città.

La chiesa di Sinth, nella persona della Gran Sacerdotessa Bree, proclamò una triade di lutto per le centinaia, forse migliaia di vittime causate dall'avvento di Melpheron. Organizzò grandi cerimonie funebri alle quali parteciparono anche molte delle autorità più importanti di Wallace, consiglieri, membri della chiesa, ambasciatori. Nonostante questo, Keremish morì.
Il duca Yordan Vaneglin riuscì a riportare in vita, pagando le costosissime magie divine necessarie, suo figlio Larshell. In seguito si ritirò a vita privata, dimettendosi dalla carica di governatore di Keremish. Nessun altro accettò di prendere il suo posto. La città, in parte distrutta dal conflitto e piegata dall'esperienza subita, iniziò a svuotarsi velocemente. I mercanti cambiarono le rotte commerciali preferendo sbarcare più nord, a Porto Malgorne, e gi abitanti di Keremish cercarono fortuna lontano da quel posto, così carico di ricordi orrendi.
A distanza un anno dalla vittoria contro Algrin, Keremish era divenuta a tutti gli effetti un enorme città fantasma. Solo qualche centinaio di abitanti si ostinava a viverci ancora, quasi completamente isolati dal resto del mondo, tra lussuose case abbandonate e pianure disseminate di armi spezzate e armature infrante. La fortezza di Keremish non fu mai più ricostruita, e giace ancora nelle stesso condizioni, squartata dalla furia dell'emissario, lo scheletro di cioò che era un tempo, memoria di ciò che è accaduto in quel posto.

La chiesa di Sinth ha quindi richiamato Bree presso la capitale del regno, lasciando a Keremish le persone minime necessarie per gestire la fede delle poche persone rimaste. La ex Gran Sacerdotessa di Keremish occupa da quei giorni prestigiose cariche presso la sede centrale della chiesa. Orion e il suo gruppo di avventurieri hanno ricevuto encomi e onorificenze per l'aiuto prestato nella battaglia contro Melpheron, ma il loro senso del dovere li ha richiamati all'avventura, e sono ancora un gruppo di eroi erranti molto famoso. Lepel si è risvegliata dal suo stato di incoscienza dopo quasi trenta giorni di sonno comatoso, si è ripresa velocemente ed è partita verso nord. Si dice che faccia ancora la guardiana di cimiteri, da qualche parte nei pressi di Vestor.
Kalfyra è di nuovo scomparsa. Il luogo della sua tana è sconosciuta, e probabilmente tramerà per molti anni un nuovo piano per riscattarsi del fallimento ottenuto alleandosi con Algrin.
Valesid è tornata a vegliare sulle alture dei monti Scudo di Keremish, nella sua tana a passo Silberhorn.

Del futuro di Ivan, Gordianus, Krison e Lucian si narrano leggende, e qualcuna deve essere certamente vera. Ma spetta a loro stessi narrare queste avventure. Gli eroi dello Zeist hanno confermato la teoria ipotizzata dai saggi, che ad ogni sbilanciamento verso il male corrisponde una risposta naturale del bene, e viceversa. Lo Zeist è l'equilibrio naturale delle cose, l'ago della bilancia che governa l'universo. Le gesta degli avventurieri fin qui narrate gettano un bagliore di speranza sul mondo di Thesis: complice (forse) lo Zeist, ogni qualvolta le tenebre cercheranno di prevalere, ci saranno sempre eroi pronti a riportare la luce.

marzo 06, 2008

8.08 - L'ultimo Grido

L'emissario, mutato dal potentissimo artefatto che possedeva, si era trasformato in una gigantesca medusa, che assorbiva e rilasciava impulsi emotivi talmente potenti da distorcere la mente e il cuore di chiunque si avvicinasse. Protetti da incantesimi adeguati (o sconsideratamente coraggiosi da non porsi affatto il problema), gli avventurieri si lanciarono in volo contro Algrin. I poderosi tentacoli della creatura guizzarono fuori dal mare di plasma per afferrarli e stritolarli, colpendo con inaudita ferocia chiunque superasse la sua aura di disgregazione emotiva.
"Melpheron inghiottirà questa città, che voi lo vogliate o meno! I cieli già si aprono al suo immenso potere! Guardate, il suo volto si affaccia su questo piano, per condurci laddove morte e miseria non esistono!"
I deliri di Algrin non interessavano a nessuno, ma la creatura era abbastanza potente da poter volgere le sue preghiere al cielo rosso e nel contempo occuparsi dei suoi avversari. Gordianus fu avvinghiato da uno dei tentacoli dell'emissaria, mentre gli altri cercavano di abbatterla a colpi di spada.
"Gordianus! Nobile paladino mezzodrago! Non capisci? Io ti offro... l'eternità! Non negare a te stesso e a questo pianeta l'eccezionale offerta che il Signore della Passione vi sta offrendo! Non ribellarti al suo sguardo! Dentro di te, sai bene che non hai scelta!"
Così dicendo Algrin avvicinò il corpo di Gordianus alla parte superiore del suo torso, da dove ancora spuntava un'appendice che riproduceva le forme umane dell'emissaria. Il volto di Algrin, angelico e demoniaco allo stesso tempo, si protese verso il paladino, cercando di abbracciarlo.
Ma Krison anticipò la creatura, lanciando un incantesimo di scambio. Nell'istante successivo, Gordianus era in piedi a poca distanza da Algrin, mentre Krison si trovava avvinghiato nei tentacoli della creatura. L'emissaria avvolse Krison in un abbraccio mortale, e lo raggiunse con le sue labbra. Krison avvertì un'ondata di energia negativa penetrargli nella carne, come una vampa di calore che andava a incendiargli il sangue fino a fargli esplodere il cuore. Cercò di gridare di terrore, ma i tentacoli lo stringevano forte e non poteva sottrarsi alla stretta di Algrin. Quando Algrin lo lasciò cadere, era indebolito a tal punto che a malapena riusciva a mantenersi a galla nel lago di sangue.

Ma nessuno di fece prendere dal panico. Non era né il momento né il luogo. Il cielo nuvoloso scaricava fulmini purpurei attorno alla fortezza, la pioggia rada sembrava sangue, i vento girava in maniera tortuosa tra le torri, fiumi di acqua rossa scivolavano in ampie cascate nel mare sottostante, che con poderose onde dipingeva di bruno le scogliere.
Algrin sanguinava copiosamente, il suo sangue si aggiungeva a quello del lago. Lacrime di sangue le segnarono il volto pallido. Il passaggio verso il Nephandum si stava finalmente aprendo. E fu allora che Ivan e Lucian colpirono più forte. L'emissario e l'artefatto del terrore si erano ormai fusi in un'unica, terrificante creatura. Abbattere l'emissario, ora che il Cuore di Sangue era stato distrutto, era l'unico modo per invertire il flusso degli eventi. Caricarono con forza, potenza, disperazione, rabbia e voglia di riscatto, mentre la creatura li colpiva e li spazzava con i suoi terrificanti tentacoli. Finché non videro il gigante di carne contorcersi in un enorme spasmo di dolore.
Algrin stese la mano verso il cielo, un rigurgito di liquido rosso le emerse dalla gola al posto delle mille parole che avrebbe voluto pronunciare per chiedere perdono del suo fallimento. Le sue dita cercarono di afferrare le nuvole striate di cremisi e porpora, come se volesse squarciarle lei stessa con le sue unghie. Poi il corpo che l'artefatto le aveva garantito collassò su se stesso, esplodendo in una valanga di frattaglie e liquidi. Algrin fu inghiottita dal marasma di viscere, mentre gli avventurieri indietreggiavano velocemente. Le nubi in cielo si distesero, la pioggia cessò di cadere, i fulmini svanirono gradualmente. Rimase solo l'ululato del vento sul mare grigio.

La figura di algrin, nuda e coperta di sangue, scivolò fuori dal lago di sangue, trascinandosi su quel che rimaneva del pavimento della fortezza, ridotto in macerie. Lucian le si avvicinò, guardandola con pietà mentre piangeva singhiozzando con forza. La ragazza sollevò lo sguardo al cielo, stringendosi il corpo come a proteggersi dal freddo.
"Melpheron!!!" Gridò. Ma il nome del Terrore Ancestrale le rimase strozzato in gola. La spada di Lucian le strappò la testa dal collo in un attimo, il resto del corpo cadde a terra e rotolò nelle acque rossastre. La strategia del terrore era stata fermata, in ultimo, definitivamente.

marzo 01, 2008

8.07 - L'emissario di Melpheron

Lo scontro con Kalfyra e i suoi alleati non fu troppo impegnativo, ma il drago vampiro una volta sconfitto si trasformò in nebbia e si allontanò dall'edificio di carne pulsante. I corpi di Golmore e di Notturno, invece, furono letteralmente divorati dalla struttura stessa. Whisper comparve ancora una volta a prendersi gioco degli avventurieri:
"Non avete ancora capito? Il sacrificio di sangue si è quasi compiuto! L'enorme ecatombe si è consumata! Le migliaia di soldati che hanno sparso il proprio sangue su questo suolo hanno alimentato la terra con la propria linfa vitale, i mercenari dell'ordine del teschio cremisi si sono infine uniti al sacrificio, e in ultimo i loro generali hanno messo in comunione corpo e carne al pari di tutti gli altri. Manca ormai una sola essenza affinché i piani collidano e la realtà stessa collassi nel Nephandum! Uccidendo Notturno e Golmore non avete fatto altro che accelerare il nostro piano!"
Al pronunciare di quelle parole, un grido strozzato provenne dall'angolo più estremo della stanza. Algrin aveva appena sgozzato Larshel, davanti agli occhi terrorizzati del duca suo padre. Algrin! La sua governante, la sua custode, la persona che le aveva fatto da madre in tutti questi anni, da quando la duchessa era morta!
"Sono stata io stessa ad uccidere la duchessa, - confessò la ragazza - quando l'ho vista per l'ennesima volta comportarsi male nei confronti di suoi figlio! In uno scatto di rabbia le ho trafitto il ventre con un fermacarte, e poi l'ho colpita ancora... e ancora... mentre suo figlio assisteva alla scena. Poi la corpa è stata data a lui, a Larshell, e il duca ha voluto coprire le colpe del figlio insabbiando l'omicidio della sua sposa: non voleva che Larshell fosse processato per un crimine tanto orribile. Un crimine che però avevo compiuto io. Per anni da allora ho servito il Signore del Sangue, Melpheron, allevando per lui il figlio del duca, in attesa del sacrificio di sangue che mi avrebbe consacrato come sua suprema servitrice!"

L'intera stanza iniziò a trasformarsi, a mutare in altezza e in larghezza, innalzandosi in alto verso il cielo nuvoloso. I tetti della fortezza furono distrutti dall'ingigantirsi del cuore di sangue, e mentre gli avventurieri venivano sollevati in alto, di fronte a loro Algrin mutava forma, trasformandosi in un essere metà umano e metà... qualcos'altro.
Poi udirono un boato. La struttura tremò, vibrò con forza, si scosse. La voce di Whisper che gemeva di dolore si allargò nel cielo, proveniente da ogni angolo dell'edificio. Qualcosa lo stava colpendo... e abbattendo. In pochi secondi ogni cosa che era composta di carne, pareti, pavimenti, mura, soffitti, membrane, filamenti, ogni cosa collassò su se stessa.
Krison e Lucian spiccarono il volo, gli altri cercarono di salvarsi aggrappandosi a qualcosa, alla fine furono tratti in salvo dai loro compagni. Il cuore di carne era stato abbattuto. Ma da cosa? Quando dell'edificio immondo non restò che un lago di sangue e viscere putrefatte, si accorsero della presenza di un gigantesco golem di mithral, comandato da Orion e dal suo gruppo. Erano riusciti a farlo funzionare, anche se solo per un breve periodo di tempo. Il golem adesso giaceva immobile, fumante, inutilizzabile. Ma il tempo gli era bastato per colpire con forza la base del cuore fino a farlo esplodere, causando il collasso dell'intero fulcro del terrore.

Dal centro del lago di sangue, che ribolliva tra le macerie della fortezza ducale, emerse infine Algrin. Le sue forme non erano più discernibili, era una creatura da incubo, in mezzo alle fattezze della quale emergeva ancora il corpo sinuoso della ragazza, come uno stamo al centro di un grottesco fiore di tentacoli. Gli avventurieri non esitarono un attimo, e si lanciarono contro di lei.

febbraio 14, 2008

8.06 - Il cuore di carne

Entrarono nel castello nel modo più ovvio. Bussando alla porta principale, oltre il ponte ed il cortile interno. E furono accolti dal più insospettabile dei guardiani: Whisper. Il giullare mutaforma li invitò a seguirlo fino al piano superiore, poi a quello successivo, infine al terzo piano. Appena oltre la porta, furono testimoni cosa stava accadendo in quel luogo. Un enorme globo di carne e sangue pulsava nel centro della fortezza ducale. Si era espanso ed era cresciuto fino a inglobare tre piani della costruzione, distruggendo mura, pavimenti, colonne e qualsiasi ostacolo. Il castello ormai era una specie di scatola di cartone all'interno del quale il cuore di carne aveva avuto modo di crescere a dismisura.
"Cos'è questa... cosa?" Chiese Gordianus.
Whisper ghignò sinistramente spingendosi oltre il bordo. Fluttuò fino a toccare la superficie dell'ammasso di muscoli, sangue e vene che vibrava ritmicamente con scosse fragorose.
"Questa è la dimora dell'emissario! Costruita con i corpi offerti in sacrificio a Melpheron dai generali dell'Ordine del Teschio Cremisi! Al suo interno, Kalfyra e i suoi alleati stanno terminando i preparativi per la cerimonia finale, che spalancherà le porte di questo mondo al Signore del Sangue e ai suoi sinistri alleati. Mi spiace per voi, ma non potete far nulla in proposito. Tutto era stato programmato, tutto era stato stabilito da tempo. Il momento ormai è giunto."
Lucian non ne poteva più di quelle chiacchiere. Quando lo sguardo dei suoi compagni divenne di approvazione, sfoderò Genesis e fece fuoco su Whisper. Purtroppo, fu come sparare in uno stagno. Il proiettile oltrepassò il giullare e spruzzò sangue tutto attorno, ma Whisper riprese forma velocemente, apparentemente senza aver subito alcun danno. Un attimo dopo, si fuse con la gigantesca struttura del cuore, divenendo sangue nel sangue.

"Quella cosa è formata dai corpi di tutti i soldati dell'ordine. Devono averli costretti ad offrirsi in sacrificio." Fece notare Krison. Probabilmente era stata Kalfyra. I suoi poteri di ammaliamento erano ben al di sopra della forza di volontà di quei poveri giovani.
"Cosa dovremmo fare, adesso?" Chiese Gordianus.
"Tuffarci." Rispose Ivan. Prese la rincorsa, e si lanciò verso la gigantesca massa di carne. Un grosso sfintere si aprì nella struttura sanguinolenta, inghiottendo il guerriero. Temendo che potesse richiudersi, tutti lo seguirono. Si ritrovarono così proiettati in un incubo: all'interno di un edificio di carne viva. La luce era debole e rosea, le pareti erano attraversate da vene scure, le mura colavano umori maleodoranti e sangue, l'intera stanza era scossa da tremiti regolari. E non c'era una via d'uscita.
Tentarono di aprirsi un varco nella carne con la forza, ma fu inutile. Le ferite si richiudevano a velocità spaventosa, impedendo loro di avanzare. Sembravano essere in trappola, poi Lucian si fermò ad ascoltare. Il battito cardiaco, le contrazioni muscolari. Venivano da una direzione precisa. Si accorsero che tutto il sangue fluiva da quella direzione. La struttura aveva un centro, un cuore nel cuore. Ma come raggiungerlo? Lo intuirono quando Krison scagliò contro una parete un fulmine magico. L'effetto era irrisorio, la ferita si cicatrizzava e scompariva in pochi secondi, ma per un attimo le pareti della stanza furono scosse da un tremore e si immobilizzarono. Krison comprese che l'elettricità poteva fermare il cuore. Avevano solo bisogno di concentrare il massimo dei danni in un unica, enorme, scossa elettrica. Lucian caricò di elettricità la sua spada, lo stesso fece Ivan. Poi Krison raccolse tutte le sue energie magiche ed esplose la più potente scarica di energia elettrica che la sua magia gli consentiva di rilasciare. Contemporaneamente le armi dei suoi compagni si abbatterono nello stesso punto. Ci fu una reazione violenta, l'intera struttura sembrò bloccarsi per dei lunghi, lunghissimi secondi. Poi il pavimento e le pareti iniziarono a cedere, a farsi più molli e deboli. Uno squarcio si aprì nella carne in mezzo alla stanza, allargandosi sempre di più. Ne approfittarono e si lanciarono di sotto.

Come se fossero divorate da una qualche forza interna, le pareti divisorie della struttura collassarono all'unisono, trasformando il centro del cuore di carne in un unica grande camera. Gli avventurieri si ritrovarono al centro di questa grossa stanza, e di fronte a loro c'erano Kalfyra, Golmore e Notturno, più una dozzina di golem fluttuanti pronti a sfoderare gli artigli metallici contro di loro. Alle spalle di Kalfyra, seduti in terra e circondati da quattro golem, c'erano il duca Yordan, suo figlio Larshell e la sua tutrice Algrin.
"Vi prego aiutateci! - gridò loro il duca - Vogliono sacrificarci!"
Kalfyra avanzò verso gli avventurieri. Nella sua forma umana, Kalfyra era una bellissima giovane donna di carnagione pallida dalle lunghe vesti nere. La luminescenza nello sguardo rivelava la sua vera natura.
"Cosa avete intenzione di fare, ingenui eroi devoti a una divinità inerme? Non vi rendete conto che avete già perso? Ormai il procedere degli eventi è indipendente dalle vostre azioni. E' troppo tardi. Ci uniremo al Signore del Sangue e diverremo parte di lui. Diverremo un'entità superiore, più potente persino degli dei... Saremo un'unica cosa con ogni singolo elemento di questo piano, e potremo partecipare alla conquista e alla distruzione di interi universi. Non vi alletta la prospettiva di ascendere a qualcosa di immenso, quasi inconcepibile? Di prendere parte al tutto, all'infinito? Di sconfiggere il tempo e i confini dello spazio, di giungere oltre?"
Il discorso di Kalfyra perlopiù li annoiava. La stessa Kalfyra se ne accorse.
"Bene... e sia, allora."
Dalle sue braccia si allungarono enormi lame ossee. Notturno la affiancò, e Golmore si fece avanti sfoderando Tenebrosa.

febbraio 02, 2008

8.05 - Il ritorno degli eroi

Erano tornati.
Bree non credeva ai suoi occhi. Erano scomparsi da diverso tempo, almeno due settimane. Varcarono la soglia della Cattedrale di Sinth accolti da sguardi di stupore. Indossavano armi e armature nuove, oggetti magici sfavillanti che pulsavano di potere, sembravano essere appena tornati dal confine dell'universo, per mettere fine a tutto quanto.
"Com'è la situazione?" Chiesero, appena la Gran Sacerdotessa diede loro udienza.
"Abbiamo un paio di idee su come riprenderci la fortezza. Anche se la città ormai è sotto il nostro pieno controllo, Kalfyra e i suoi alleati più fidati si sono barricati all'interno del palazzo del duca, e come sapete, è un luogo rinomato in tutta Wallace per la sua inespugnabilità. Oltretutto, non possiamo permetterci di sacrificare altri soldati. Già ventimila uomini coprono con i loro corpi il campo di battaglia oltre la porta ovest di Keremish, quel terreno resterà intriso di sangue e dolore per generazioni. I cittadini sono chiusi in casa, barricati, non aprono le porte nemmeno ai nostri sacerdoti. Credono che presto il mondo finirà, che il cielo farà piovere sangue e che saranno tutti uccisi dell'avvento del male. Questo non fa che accrescere il potere di Kalfyra. Il terrore che avvolge Keremish è talmente denso da essere quasi percepibile mentre lo si respira."
Gordianus si fece avanti: "Quali sono i piani che avete progettato?"
"L'unica via di accesso al palazzo ducale è il ponte. Esistono altri passaggi, ma ci costringerebbero a risalire la scogliera a picco sul mare, ed è probabile che se venissimo attaccati in quel momento, ci spazzerebbero via. Il nostro piano è penetrare frontalmente, e poi far intervenire le truppe."
Il piano piaceva molto a Ivan. Gli altri avevano qualche perplessità.
"Qualche volontario?"
"Valisid sta cercando di reclutare qualche potente alleato a Wallace, ma abbiamo già un gruppo di avventurieri che ci ha dato il suo incondizionato appoggio."
L'espressione di Krison si fece quella di chi sta rivivendo un incubo.
"Gli eroi di Sinth. - Concluse Bree - Ecco il loro portavoce."
Si fece avanti Orion, chierico di Sinth. I suoi capelli biondo platino rilucevano di splendore. Il pizzetto curato, gli occhi azzurri, le vesti candide e profumate. Avanzava con passo principesco, salutando i devoti che al suo incedere chinavano il capo.
"Messer Kalashtar, e Sir Gordianus. Quale onore. - fece un inchino - A quanto pare anche voi siete giunti infine ad offrire il vostro aiuto alla Chiesa di Sinth. Devo ammettere che credevo aveste altri impegni per i prossimi giorni, vista la velocità con la quale siete spariti! ...Ma non è mai troppo tardi, giusto?"
La Gran Sacerdotessa mise fine con autorità al conseguente lancio di frecciatine e allusioni. Se il gruppo di Gordianus, Ivan, Krison e Lucian voleva essere utile, avrebbero potuto entrare nella fortezza per primi. Orion, assieme a Castalia, Merry e Agranok sarebbero entrati da un passaggio secondario, sfruttando la distrazione offerta dal primo gruppo. Eliminati gli avversari più minacciosi, i soldati di Sinth avrebbero fatto irruzione prendendo di nuovo possesso del palazzo ducale. Sperando ovviamente che il duca Vaneglin e suo figli Larshell fossero ancora vivi.
Accettarono.

gennaio 07, 2008

8.04 - Segreto

Quando il Geriviar cadde a terra privo di vita in una manciata di secondi, Rosamunde e suo zio si avvicinarono al cratere nel quale era stato imprigionato molti anni prima. Ivan, Gordianus, Lucian e Krison stavano curando le proprie ferite ricorrendo alla magia.
"Ottimo lavoro..." Disse loro Rosamunde. "Credo che siate pronti per conoscere il segreto."
Lucian era tornato da lei per ottenere nuove informazioni su Elnor, il ranger che la sua pistola artefatto stava cercando disperatamente da decenni. A quanto pareva Rosamunde sapeva dove si trovasse, ma aveva chiesto loro di superare una prova. Solo dopo aver sconfitto il Geriviar che tenevano prigioniero in una lontana valle ghiacciata avrebbero ottenuto di conoscere il gruppo segreto del quale facevano parte Rosamunde e suo zio Ido. Sconfiggere il Geriviar non era stata impresa da poco, ma nulla di straordinario per il gruppo di avventurieri. Raggiunsero Rosamunde in cima al cratere nel quale erano scesi per affrontare la creatura.
"Adesso vedrete qualcosa che potrebbe apparirvi sorprendente, ma ogni spiegazione vi sarà data in seguito. Tutto ciò di cui verrete a conoscenza dovrà rimanere segreto. Nulla dovrà trapelare dei segreti del nostro gruppo. Abbiamo i nostri metodi per rintracciare chi ci tradisce."
Detto questo, la ragazza protese la mano verso il nulla. Come se si trattasse di una strana distorsione ottica, il tessuto spazio-temporale di fronte a lei iniziò a piegarsi e contorcersi. Sembrava come se qualcuno avesse stampato su carta il panorama, e poi avesse iniziato a tirarlo in due direzioni opposte, torcendolo fino alla tensione massima. Uno squarcio dimensionale si aprì di fronte a Rosamunde, riversando luce tutto attorno. La ragazza guardò verso Ido, che senza paura attraversò la frattura. Poi attraversò lo squarcio essa stessa. I quattro avventurieri li seguirono. Pochi secondi dopo, la ferita dimensionale si cicatrizzò sparendo completamente, senza lasciare alcuna traccia.

dicembre 14, 2007

8.03 - L'ultimo desiderio

Con Lucian davanti a loro, gli avventurieri aggirarono il tempio ritrovandosi di fronte ad una torre crollata, probabilmente un campanile o qualcosa di simile. La neve ricopriva le macerie trasformando tutto in un candido paesaggio. "Il gigante è entrato da qui". Disse Lucian, indicando la torre. Scalarono le mura, rimaste a metà. Ritrovarono facilmente le sue enormi impronte e le seguirono vedendole entrare attraverso una grossa breccia nelle pareti del tempio. Stavano per entrare, quando si accorsero che dei rumori provenivano dalla zona dove era avvenuto il precedente scontro. Lucian, nuovamente, scivolò veloce sulla neve fino ad affacciarsi sullo slargo del colonnato. Diversi giganti della cenere uscivano e si disponevano a difesa dell'ingresso. Un chierico, probabilmente il capo di quella setta religiosa, vestito con pesanti tuniche ed un bastone delle dimensioni di un albero stretto tra le mani. Ringhiò qualcosa nella lingua dei giganti, e alcuni dei suoi uomini si arrampicarono lungo il pendio alla ricerca degli avventurieri.
"Come hanno fatto a dissolvere il mio muro di forza?" Si chiese Krison.
"Entriamo dal retro!" Suggerì Lucian. Ma si resero immediatamente conto che anche il passaggio sul retro non era più incustodito. "Ho un'idea!" Suggerì il mago del gruppo, richiamando gli altri attorno a sé. Tracciando con il dito un disegno sulla neve, spiegò cosa aveva in mente:
"Lancerò altri muri di forza, in modo da chiudere alcuni giganti in degli scomparti isolati. Poi ci teletrasporteremo all'interno dei recinti di forza, e li affronteremo uno ad uno."
Sembrava un piano perfetto. Tutti d'accordo.

Krison si lanciò addosso una invisibilità e prese il volo. Inosservato, dall'alto, scagliò i suoi incantesimi. Quattro giganti si ritrovarono d'improvviso circondati da un campo di forza invisibile, poi un secondo campo di forza ne separò due dagli altri due. Non fecero in tempo a rendersi conto di ciò che stava accadendo, che Krison si precipitò dai suoi compagni e toccandoli li teletrasportò all'interno del campo di forza. Il gigante che si trovava all'interno si voltò e strinse la sua ascia realizzando che gli altri erano impossibilitati a raggiungerlo. Ma non potè usarla, perché gli attacchi combinati di Gordianus, Ivan e Lucian lo spinsero violentemente contro la parete invisibile massacrandolo di fendenti e colpi micidiali.
Si sentivano furbi e vittoriosi, nessuno si era reso conto di essersi chiuso in una trappola mortale.
Il chierico tuonò una serie di ordini incomprensibili, e mentre ancora la sua voce riecheggiava tra gli alberi della valle, gli altri giganti sollevarono quasi all'unisono le braccia al cielo. I sudari di anime che li avvolgevano iniziarono a gridare e a stridere così forte che Ivan restò stordito dai lamenti. Poi il cielo si aprì, le nubi si fecero rosse e cariche di fuoco. L'aria si illuminò di un caldo soprannaturale. E infine... una serie terribile di colonne fiammeggianti discese dal cielo, concentrandosi all'interno del campo di forza creato da Krison, all'interno delle mura invisibili dove gli avventurieri si erano chiusi. Una, due, tre... le colonne di fuoco si abbattevano con violenza su di loro, bruciando, carbonizzando, incendiando ogni cosa. Gordianus riusciva ad evitarle una ad una rimbalzando con forza tra le pareti ed il terreno, ma vedeva i suoi compagni cadere uno dopo l'altro. Quattro... cinque... sei... Lucian cadde incenerito, poi anche Krison... Infine Ivan. La settima e ultima colonna di fuoco aveva sciolto ogni oggetto indossato dai suoi amici in una specie di liquame nero che ricopriva i loro cadaveri. Gordianus si rese conto che Ivan era ancora vivo, nonostante il suo corpo fosse devastato dalle ustioni. Notò il suo scudo, sul quale risplendeva ancora una gemma del desiderio. Senza pensarci due volte lo afferrò e ne utilizzò il potere. Voleva che tutto questo non fosse accaduto, voleva tornare indietro giusto il tempo di salvare i suoi amici... ma un desiderio non è un'incantesimo così potente come sembra. Non potendo infrangere le leggi del tempo per più che brevi attimi, la magia fece tutto quello che poteva. Spedì indietro nel tempo un'immagine di Gordianus, che si ritrovò nella stessa identica posizione, ma pochi secondi prima che i giganti lanciassero le colonne di fuoco.
Di fronte a lui c'era Gordianus, se stesso, che sembrava l'unico in grado di vederlo. Aveva pochi secondi per persuaderlo a cambiare il futuro. "Salva la cheerleader! Salva il mondo!" Gli disse. Gordianus capì immediatamente. Bloccò Krison, che stava per lanciare un incantesimo assolutamente inutile, e scuotendolo gli gridò: "Portaci via di qui!!! Stiamo per morire tutti!!!". Quando un mezzodrago incazzato ti grida qualcosa, difficilmente puoi ignorarlo. Krison lanciò un nuovo teletrasporto e portò via tutti gli altri, che ancora non capivano cosa stava accadendo.
Si mossero velocemente verso il circolo magico che li avrebbe riportati al campo dei ranger. Non tutte le missioni si risolvono con una vittoria, ma almeno erano tutti vivi.

dicembre 05, 2007

8.02 - Giganti della Morte

Dal caldo torrido del deserto alla bufera infernale che spazzava di gelo le taighe a nord di Colle Ukron. Con il teletrasporto di Krison fu un attimo. E Akramil, che non aveva pellicce né vesti pesanti con cui coprirsi, quasi si prese una broncotracheite.
Nel campo dei ranger a Dunak Fird trovarono il buon Regan, intento a scolarsi distillato calda nella tenda adibita a taverna. Quasi tutti i ranger erano tornati a Colle Ukron durante la stagione invernale: la neve altissima, il tempo impietoso e il freddo intenso ostacolavano le ronde di pattuglia tanto quanto le incursioni delle creature del nord. Regan provvedeva a liberarsi dalla morsa del gelo lanciando su se stesso qualche incantesimo che gli permetteva di resistere alle intemperie anche se vestito solo di corpetto di cuoio. Diede il benvenuto agli evventurieri, e chiese al soldato addetto alla taverna di scaldare qualche bicchiere di distillato anche per loro.
Gli avventurieri erano intenti a porre fine alla minaccia del Linnorm, che era sempre stata troppo al di sopra delle forze e delle capacità del contingente di ranger di Colle Ukron. Lo stesso Regan considerava l'impresa un vero e proprio suicidio: "Ma avete idea di cosa andrete ad affrontare?" Chiedeva ripetutamente.
Il Linnorm era una specie di drago ancestrale, primitivo, brutale, crudele. L'equivalente di un ominide per un uomo. Il Linnorm era ciò che restava degli antenati dei draghi. E quello in questione era riuscito a combinare quel poco di astuzia che possedeva con una gran dose di fortuna, attirando attorno a sé una piccola congrega di Giganti della Morte che lo veneravano come fosse una divinità. Il villaggio dei giganti, sepolto nelle nevi presso l'altro versante del fiordo, aveva stipulato un trattato di tolleranza con gli umani, anche grazie all'aiuto dei Giganti degli Oceani con i quali i ranger avevano stretto una alleanza. Ma i giganti della morte che avevano abbandonato la loro comunità per fondare il Culto del Linnorm erano stati ripudiati dalla loro stessa gente, e non avrebbero rispettato il trattato per molto tempo ancora. Tuttavia, finora, né il Linnorm né i suoi proseliti si erano mossi dalla loro tana: un tempio dedicato ad alcune divinità estinte che giaceva abbandonato da duecento anni nella taiga.
Gli avventurieri sembravano convinti della loro missione. Regan li condusse ad un cerchio di teletrasporto che li avrebbe condotti ad una postazione di avvistamento nella foresta, a circa trecento metri dall'ingresso del tempio. Per tornare indietro non avrebbero dovuto fare altro che raggiungere di nuovo il cerchio e saltarci dentro: un gigante era troppo grande per poterlo usare. Di certo però era meglio agire con sotterfugio: se avessero scoperto il passaggio, l'avrebbero distrutto, e la volta seguente le difese sarebbero aumentate.

Krison conosceva i giganti della morte. Una stirpe di giganti misteriosa e magica conosciuta anche con il nome di Giganti della Cenere, in grado di strappare via le anime dagli avversari sconfitti in battaglia, per indossarli come fossero un sudario. Si sapeva poco di loro, ma il loro legame con il regno della morte era tale da possedere molte immunità tipiche dei nonmorti. Gordianus sperò anche in qualche debolezza.
Una volta teletrasportatisi nel bosco, gli avventurieri affondarono nella neve fin quasi all'inguine. Con uno strato di neve di quasi un metro muoversi sarebbe stato un problema. L'unico in grado di farlo agevolmente era Lucian, che era in grado di muoversi sulla neve senza affondare né lasciare traccia.
Si guardarono intorno. All'apparenza l'ingresso del tempio sembrava incustodito, ma ai lato dell'ampio ingresso, dopo il colonnato crollato, erano visibili le impronte nella neve di due grosse creature bipedi: i due giganti di guardia erano invisibili. Krison utilizzò la sua magia per poterli vedere. Due giganti della morte, come ci si aspettava. Escogitarono un piano: Krison avrebe sigillato la porta alle loro spalle con un muro di forza, i suoi compagni avrebbero assalito le sentinelle. Diedero il via alle danze. Krison lanciò il campo di forza magico alle spalle dei due giganti. Dewen staccò numerose perle dalla sua collana delle palle di fuoco e iniziò a scagliarle contro i due giganti... o meglio laddove aveva visto le loro impronte! Le palle di fuoco esplosero fondendo all'istante ogni traccia di neve nel raggio di sei metri attorno alla porta. le fiamme incendiarono i giganti che, anche se invisibili, non erano immuni alla magia. Ma c'era una falla nel piano: a parte Lucian, gli altri del gruppo si trovavano in grosse difficoltà a percorrere di corsa trecento metri nella neve altissima. Uno dei due giganti, dopo aver cercato di dissolvere il muro magico, corse via. Solo Krison lo vide mentre girava l'angolo e scompariva oltre l'edificio. L'altro scagliò sui suoi avversari un potente incantesimo di magia sacra: una colonna di fuoco scaturì dal cielo e si abbatté su Ivan e Gordianus. In questo modo però, ruppe l'invisibilità. Iniziò allora a curarsi magicamente le ferite che gli erano state inferte finora.
"Vieni con me!" Disse Krison, afferrando Dewen e teletrasportandosi da Gordianus e Ivan. Riunì attorno a sé tutti i suoi compagni e con un secondo balzo dimensionale riapparvero ai piedi del gigante della morte. Dewen tentò un salto acrobatico per saltargli in testa, ma il gigante frappose la sua mano e il ladro non potè fare altro che ricadere a terra. Poi fu la volta dei colpi possenti di Ivan e di Gordianus. Il gigante barcollò e poi crollò a terra privo di vita.
Uno sciame di anime gementi si sollevò dal suo corpo emettendo grida strazianti. Si sollevarono per un attimo nel cielo, poi scomparvero.

novembre 29, 2007

8.01 - Costi altissimi e caldo torrido

Le forze alleate di Wallace e della chiesa di Sinth avevano ormai preso stabile possesso della città di Keremish. La città si trovava tuttavia in condizioni pietose. I cittadini erano in parte fuggiti, in parte rimasti chiusi in casa terrorizzati da quello che accadeva. Roseti sanguinari continuavano a crescere infestando le mura delle case, i tetti, i lati della strada, nutrendosi spesso dei corpi e del sangue dei soldati morti che erano caduti durante l'assedio. Il cielo rosso ormai era un panorama perenne... le albe si allungavano fino quasi a metà giornate ed i tramonti insanguinavano il cielo sin dal primo pomeriggio. I cittadini di Keremish vivevano perennemente avvolti dal timore di non svegliarsi il mattino seguente... strane creature si aggiravano per le strade durante il giorno, e dove i soldati alleati non riuscivano ad essere presenti, le mantidi notturne facevano valere il loro dominio con estorsioni, minacce di morte, omicidi. Kalfyra ed il suo nucleo di fidati generali, assieme ai restanti mercenari dell'ordine del Teschio Cremisi, si erano barricati nella fortezza del Duca, una fortezza note per essere inespugnabile. Era come cavare un topo dal buco. Ma chiunque fosse l'emissario di Melpheron, era palese che era ancora vivo, e si trovava nella fortezza assieme al drago vampiro.

Al campo base dell'esercito di Wallace nel frattempo cominciava a respirarsi un'aria assai meno tesa. Anche se Lepel era ancora in stato di incoscienza e i soldati morti nell'assalto erano un numero spaventoso, le veglie funebri si alternavano alle feste per la vittoria appena conquistata. Bree e Valisid erano già occupate a tracciare le linee di un nuovo piano d'azione assieme ai suoi generali. Gli avventurieri sembravano finalmente avere un po' di tempo per riposarsi.
Decisero quindi di non riposarsi.
Krison si impegnò nella ricerca di numerosi incantesimi e nella creazione di qualche piccolo oggetto magico che sarebbe stato utile a Lucian. Lucian invece si spostò a nord, fino a Coriander, il paese dove Elnor, il compagno di Genésis quando era in forma umana, è considerato il slavatore dell'itera comunità. Assieme a Ivan seguirono alcune voci e finirono a casa di un vecchio avventuriero di nome Ido. Sua figlia Rosamunde, detta Ida, sembrava essere un'avventuriera molto più esperta del padre, nonostante nascondesse al suo vecchio della sua carriera da mercenaria. Lucian ottenne informazioni preziose dal vecchio: a quanto pareva Elnor era scomparso all'interno di una breccia planare molti anni fa. E nessuno l'aveva più rivisto. Rosamunde invece, in privato, svelò al ranger di far parte di una associazione di avventurieri che combatte segretamente per evitare la fine del mondo. Piuttosto ambizioso, puzzava di cazzata lontano un miglio. Ad ogni modo, non era disposta a fornire altre informazioni ma disse al mezzelfo che se volevano entrare a farvi parte, dopo aver superato una piccola porova, sarebbe stato possibile.

Il gruppo si riunì di nuovo al campo base. Erano trascorsi diversi giorni ma Krison aveva altri studi da completare. Gordianus, che aveva iniziato a collaborare nell'addestramento delle giovani leve dell'esercito di Wallace, decise di seguire Lucian, Ivan e Akramil (spuntato chissà da dove) nel deserto di Sayach. A quanto pareva, una tribù locale di mezzi-draghi blu nomadi del deserto commerciava essedreel superiore, e gli avventurieri ne avevano bisogno per usarvi le gemme di Armadale. Dovettero trascorrere diversi giorni nel deserto prima di avvistare la tribù nomade... anzi, fu la tribù nomade ad avvistarli. I mezzi draghi blu cavalcavano delle bestie magiche conosciute con il nome di Bulette, o squali terrestri, in grado di muoversi nella sabbia come delfini sulla cresta di un'onda. Il capo della tribù si chiamava Hungmor ed era un possente esemplare di mezzo-drago blu guerriero. Indossava vesti da nomade del deserto ed un lungo falchion dietro la schiena. "Sento puzza di drago d'argento!" Disse, notando Gordianus fra gli stranieri. Ma per fortuna c'era con loro Akramil. Il drow dall'oscuro passato aveva conoscenze anche qui, in pieno deserto. Akramil aveva aiutato il padre di Hungmor molti anni fa, quando lui era ancora un cucciolo. Così, il mezzo-drago decise di lasciar parlare gli avventurieri.
Dopo aver discusso qualche minuto sotto il sole cocente del deserto, gli avventurieri si resero conto che non avevano denaro a sufficienza per comprare delle armi in essedreel: la più ridicola delle spade, forgiata in essedreel superiore, costava circa 700.000 monete d'oro. Pari al tesoro di un vecchio drago. A Lucian sembrò un prezzo esageratissimo, ma non c'era concorrenza e Hungmor lo sapeva: erano forse gli unici venditori di essedreel superiore di tutta Wallace. Prendere o lasciare. E, almeno per il momento, furono costretti a lasciare.

novembre 27, 2007

7.23 - La ripresa di Keremish

Il Necromane agitava i possenti pugni in aria colpendo le abitazioni nei dintorni, scoperchiando case, sfondando mura, sollevando in aria travi di legno, calcinacci, mattoni e tegole. L'enorme essere era un ammasso indistinto di cadaveri pressati l'uno sull'altro: le centinaia di corpi si muovevano strisciando uno sull'altro, dimenandosi come una massa informe, verminosa e putrescente.
Krison volò risalendo la creatura fino a giungere all'altezza della sua testa. L'arcanista era invisibile, quindi al sicuro dalla furia del nonmorto. Scrutò lungo la massa di cadaveri avvinghiati che componeva il cranio della gigantesca creatura: c'era Lepel tra di loro!!! La bambina era completamente immersa tra i corpi rantolanti e gridava aiuto, quasi priva di forze. Krison si avvicinò e tentò di estrarla dalla massa di cadaveri, ma si accorse con orrore che le sue gambe sembravano fuse con le carni degli altri morti: una terribile conseguenza della potentissima evocazione che aveva lanciato. "Uccidi il nonmorto!!! Uccidi il Necromane!!!" gridò la bambina, prima di venire completamente risucchiata sotto i corpi. Facile a dirsi, pensò Krison.
Kalfyra sorvolò il gigante nonmorto lasciando precipitare sulla sua testa il compagno, Notturno. Il creepian samurai corse veloce verso la sommità del collo del mostro, come se potesse camminare in verticale. Giunto nel punto in cui Krison aveva visto sparire Lepel, conficcò la sua enorme spada mutilante nel profondo delle carni marcescenti. Il grosso mostro ruotò il corpo in uno spasmo di dolore. Una pioggia di cadaveri si staccò da quella parvenza di testa precipitando su tetti, strade e balconi. Dalla sua bocca vomitò un ruggito roboante.
Davanti a lui Lucian cercò di avvicinarsi in volo, ma il Necromane vibrò i suoi possenti pugni scagliandolo via. Sembrava impossibile disfarsene, ma Kalfyra tornò alla carica: affondò gli artigli acuminati nella schiena del gigante nonmorto e poi soffiò dalle fauci il suo getto di sangue infuocato. Il Necromane emise un greve gemito di dolore e si squarciò in due avvolto di fiamme liquide, vibrò dalla testa ai piedi e le centinaia di cadaveri di cui era composto il suo corpo persero di colpo la presa una sull'altra... l'intera struttura animata si sfaldò perdendo i pezzi, i singoli cadaveri, smembrandosi in pezzi e poi in pezzi più piccoli... i corpi precipitarono nelle strade privi di ogni vita. Kalfyra afferrò Notturno ed entrambi si alzarono in volo. Quando il drago realizzò cosa era accaduto, bagliori di fiamme gli illuminarono gli occhi: il piano era riuscito. Kalfyra e il suo braccio destro avevano abboccato all'esca e attaccato il Necromane, lasciando all'esercito di Wallace il tempo di penetrare in massa dalla breccia nella porta centrale occidentale. Ora i soldati si diffondevano come uno sciame urlante di battagliere termiti tra i vicoli di Keremish, respingendo i mercenari dell'ordine cremisi e riprendendo lentamente il possesso della cittadina. Kalfyra ruggì di rabbia. Avrebbe voluto sorvolarli e inondare la vie del suo soffio infuocato, incenerendo tutti, mercenari e soldati avversari... Ma non poté! Perché Valisid stava aspettando questo momento per apparire in cielo, maestosa e lucente come tutti i draghi d'argento. Kalfyra era ferita, stanca, non avrebbe potuto vincere. Con un possente battito d'ali volò via, verso il castello ducale. La battaglia era vinta. Keremish era stata ripresa.
Ma a che prezzo?