febbraio 14, 2008

8.06 - Il cuore di carne

Entrarono nel castello nel modo più ovvio. Bussando alla porta principale, oltre il ponte ed il cortile interno. E furono accolti dal più insospettabile dei guardiani: Whisper. Il giullare mutaforma li invitò a seguirlo fino al piano superiore, poi a quello successivo, infine al terzo piano. Appena oltre la porta, furono testimoni cosa stava accadendo in quel luogo. Un enorme globo di carne e sangue pulsava nel centro della fortezza ducale. Si era espanso ed era cresciuto fino a inglobare tre piani della costruzione, distruggendo mura, pavimenti, colonne e qualsiasi ostacolo. Il castello ormai era una specie di scatola di cartone all'interno del quale il cuore di carne aveva avuto modo di crescere a dismisura.
"Cos'è questa... cosa?" Chiese Gordianus.
Whisper ghignò sinistramente spingendosi oltre il bordo. Fluttuò fino a toccare la superficie dell'ammasso di muscoli, sangue e vene che vibrava ritmicamente con scosse fragorose.
"Questa è la dimora dell'emissario! Costruita con i corpi offerti in sacrificio a Melpheron dai generali dell'Ordine del Teschio Cremisi! Al suo interno, Kalfyra e i suoi alleati stanno terminando i preparativi per la cerimonia finale, che spalancherà le porte di questo mondo al Signore del Sangue e ai suoi sinistri alleati. Mi spiace per voi, ma non potete far nulla in proposito. Tutto era stato programmato, tutto era stato stabilito da tempo. Il momento ormai è giunto."
Lucian non ne poteva più di quelle chiacchiere. Quando lo sguardo dei suoi compagni divenne di approvazione, sfoderò Genesis e fece fuoco su Whisper. Purtroppo, fu come sparare in uno stagno. Il proiettile oltrepassò il giullare e spruzzò sangue tutto attorno, ma Whisper riprese forma velocemente, apparentemente senza aver subito alcun danno. Un attimo dopo, si fuse con la gigantesca struttura del cuore, divenendo sangue nel sangue.

"Quella cosa è formata dai corpi di tutti i soldati dell'ordine. Devono averli costretti ad offrirsi in sacrificio." Fece notare Krison. Probabilmente era stata Kalfyra. I suoi poteri di ammaliamento erano ben al di sopra della forza di volontà di quei poveri giovani.
"Cosa dovremmo fare, adesso?" Chiese Gordianus.
"Tuffarci." Rispose Ivan. Prese la rincorsa, e si lanciò verso la gigantesca massa di carne. Un grosso sfintere si aprì nella struttura sanguinolenta, inghiottendo il guerriero. Temendo che potesse richiudersi, tutti lo seguirono. Si ritrovarono così proiettati in un incubo: all'interno di un edificio di carne viva. La luce era debole e rosea, le pareti erano attraversate da vene scure, le mura colavano umori maleodoranti e sangue, l'intera stanza era scossa da tremiti regolari. E non c'era una via d'uscita.
Tentarono di aprirsi un varco nella carne con la forza, ma fu inutile. Le ferite si richiudevano a velocità spaventosa, impedendo loro di avanzare. Sembravano essere in trappola, poi Lucian si fermò ad ascoltare. Il battito cardiaco, le contrazioni muscolari. Venivano da una direzione precisa. Si accorsero che tutto il sangue fluiva da quella direzione. La struttura aveva un centro, un cuore nel cuore. Ma come raggiungerlo? Lo intuirono quando Krison scagliò contro una parete un fulmine magico. L'effetto era irrisorio, la ferita si cicatrizzava e scompariva in pochi secondi, ma per un attimo le pareti della stanza furono scosse da un tremore e si immobilizzarono. Krison comprese che l'elettricità poteva fermare il cuore. Avevano solo bisogno di concentrare il massimo dei danni in un unica, enorme, scossa elettrica. Lucian caricò di elettricità la sua spada, lo stesso fece Ivan. Poi Krison raccolse tutte le sue energie magiche ed esplose la più potente scarica di energia elettrica che la sua magia gli consentiva di rilasciare. Contemporaneamente le armi dei suoi compagni si abbatterono nello stesso punto. Ci fu una reazione violenta, l'intera struttura sembrò bloccarsi per dei lunghi, lunghissimi secondi. Poi il pavimento e le pareti iniziarono a cedere, a farsi più molli e deboli. Uno squarcio si aprì nella carne in mezzo alla stanza, allargandosi sempre di più. Ne approfittarono e si lanciarono di sotto.

Come se fossero divorate da una qualche forza interna, le pareti divisorie della struttura collassarono all'unisono, trasformando il centro del cuore di carne in un unica grande camera. Gli avventurieri si ritrovarono al centro di questa grossa stanza, e di fronte a loro c'erano Kalfyra, Golmore e Notturno, più una dozzina di golem fluttuanti pronti a sfoderare gli artigli metallici contro di loro. Alle spalle di Kalfyra, seduti in terra e circondati da quattro golem, c'erano il duca Yordan, suo figlio Larshell e la sua tutrice Algrin.
"Vi prego aiutateci! - gridò loro il duca - Vogliono sacrificarci!"
Kalfyra avanzò verso gli avventurieri. Nella sua forma umana, Kalfyra era una bellissima giovane donna di carnagione pallida dalle lunghe vesti nere. La luminescenza nello sguardo rivelava la sua vera natura.
"Cosa avete intenzione di fare, ingenui eroi devoti a una divinità inerme? Non vi rendete conto che avete già perso? Ormai il procedere degli eventi è indipendente dalle vostre azioni. E' troppo tardi. Ci uniremo al Signore del Sangue e diverremo parte di lui. Diverremo un'entità superiore, più potente persino degli dei... Saremo un'unica cosa con ogni singolo elemento di questo piano, e potremo partecipare alla conquista e alla distruzione di interi universi. Non vi alletta la prospettiva di ascendere a qualcosa di immenso, quasi inconcepibile? Di prendere parte al tutto, all'infinito? Di sconfiggere il tempo e i confini dello spazio, di giungere oltre?"
Il discorso di Kalfyra perlopiù li annoiava. La stessa Kalfyra se ne accorse.
"Bene... e sia, allora."
Dalle sue braccia si allungarono enormi lame ossee. Notturno la affiancò, e Golmore si fece avanti sfoderando Tenebrosa.

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