giugno 18, 2007

6.02 - Uno spettro dal volto noto

La caverna era chiaramente una spelonca naturale. Lucian analizzò l'ingresso, con i polpastrelli saggiò l'acqua che scendeva lungo le pareti rocciose e si figurò in che modo stalagmiti e stalattiti si allungavano. "Si tratta di una cavità carsica, creatasi nei millenni a causa dell'erosione delle rocce calcaree da parte delle acque che si originano in cima alle catene montuose". Il ranger intravide nell'oscurità un ruscello con alcuni anfibi tipici delle correnti d'acqua sotterranee. Con la sua scurovisione analizzò anche il terreno più avanti. Sarebbe stata una passeggiata piuttosto scomoda, il terreno non era battuto e avrebbero dovuto affrontare qualche dislivello. Ma si poteva fare.

Avanzarono nel buio per diverse centinaia di metri, illuminati dalla luce magica lanciata provvidenzialmente da Krisonna. Era difficile orientarsi, non sapevano esattamente in che direzione si stavano muovendo, quello che era certo è che c'era un altra uscita, da qualche parte, più avanti. Poi Lucian scorse delle pitture su una parete. Sembravano indicare un passaggio, e un disegno stilizzato riproduceva una pietra tombale. Krisonna concordò, sembrava proprio una lapide. "Forse conduce a morte certa." Ipotizzò il paladino. Ma non gli diedero ascolto. Ivan era ansioso di esplorare quella deviazione. Si inoltrarono nello stretto pertugio, costretti in un primo momento a strisciare tra le rocce. Poi il passaggio si allargò, ed una brezza più forte indicò che erano vicini all'uscita. O almeno, ad una delle uscite.
"Aspettate qui, vado avanti io!" Disse Lucian intravedendo la luce del giorno in lontananza. Quando giunse all'apertura, si rese conto che dava su un gigantesco arco di pietra che si stendeva orizzontalmente tra due colossali pareti verticali. Una specie di ponte naturale di pietra grezza che univa due mura di roccia altissime, probabilmente il fondo di un crepaccio altissimo. Da lì non era possibile vedere la cima, ma solo una striscia di cielo nuvoloso, a centinaia di metri di altezza. In fondo invece si muoveva una massa nebbiosa di fumi e polvere, che impediva di capire a che profondità fosse il terreno. Ad ogni modo, il ponte sembrava attraversare il crepaccio e dall'altra parte si scorgeva un'apertura nella roccia che poteva essere la continuazione del passaggio.
Il resto del gruppo raggiunse il mezzelfo non appena questi fece loro segno.

"Ma dove siamo?" Chiese Krisonna. Lucian tentò di orientarsi con la luce del sole.
"Siamo sotto il passo Silberhorn!" Disse, rimendendo sconcertato dalle sue stesse parole.
La caverna doveva aver virato lentamente verso nord, e con questo passaggio erano di nuovo tornati a muoversi verso est. Ora si trovavano alla base del passo in cima al quale Valisid aveva costruito la sua tana. Il leggendario passo Silberhorn.
Gordianus si stava avventurando sul ponte, che era abbastanzo solido e massiccio da non preoccupare nessuno riguardo la sua tenuta. Ma non si accorse che dalla nebbia in basso stava emergendo qualcosa. Anzi più di qualcosa. Ombre evanescenti, lasciti di creature morte da secoli, i resti delle anime delle persone precipitate nelle profondità del passo e schiantatesi al suolo dopo una caduta di centinaia di metri. Inquiete e assetate di vita, le essenze spettrali si accorsero che un paladino stava attraversando il ponte. Lentamente si sollevarono mosse dalla brama di vita. Gli altri le notarono mentre emergevano dal suolo e si sollevavano a circondare il mezzodrago. Gordianus si accorse di essere circondato da essenze traslucenti solo quando le vide apparire tutte attorno a sé. Ma era la presenza di una in particolare, la più inquietante e potente, che si sollevava a distanza, che li inquietò: l'anima in questione aveva ancora un aspetto molto simile alla sua immagine mortale, segno che era morta da relativamente poco tempo. Eppure la sua figura emanava enormi propagazioni di energia negativa, che sembravano rinvigorire tutte le altre anime.
"Sono wraith!" Disse Krisonna.
"E quello... è Seldal." Aggiunse Lucian.
"Seldal?" Sgranò gli occhi Ivan.
L'ormai ex-comandante dell'ordine del Teschio Cremisi era stato da loro sconfitto proprio di fronte alla tana di Valisid molti mesi addietro. Il suo corpo doveva essere precipitato in fondo al crepaccio assieme a molti dei suoi soldati, trasformandosi infine in un potente nonmorto etereo.

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