gennaio 09, 2007

4.02 - Quiete dopo la tempesta

La pesante porta del rifugio di sicurezza si chiuse alle spalle di Lucian e degli altri emettendo un gracchiante rumore metallico. Subito una coppia di incantatori eressero una barriera magica attorno alla porta, sigillandola.
Situata nel sotterraneo della torre della Gilda Arcana, l'area fungeva da rifugio di sicurezza durante gli attacchi. Al momento ospitava tutti i maghi che si trovavano nella torre durante l'attacco, più tutti i clienti e gli ospiti.
"Dov'è Kemper?" Chiese Lucian.
Un accolito distese la mano indicando quattro o cinque apprendisti che accompagnavano il mago, sfinito dal combattimento, presso una delle brande di emergenza.
"Il drago è stato sconfitto?" Domandò ancora il ranger.
"Il drago è tornato da dove è venuto. Le montagne a nord." Gli rispose una voce alle sue spalle. Si voltò e vide un vecchio arcanista dalla barba lunga, raccolta in due trecce che scendevano dritte fin quasi ai suoi piedi. "Kemper non è riuscito a sconfiggerlo. Si trattava di un drago molto potente."
Alcuni maghi stavano trasportando il corpo dell'angelo nero sconfitto da Ivan, Lucian e Krisonna con l'aiuto di Lepel. Nello scontro Lotus era morto. Il corpo dell'angelo nero era stato posto su una barella galleggiante, e alcuni giovani arcanisti si apprestavano ad analizzarlo.
"Quando potremo nuovamente tornare nei nostri laboratori. I nostri addetti alla sicurezza stanno controllando che non ce ne siano altri in giro. - Riprese il vecchio - Ma perdonatemi, non mi sono presentato: io sono Milos, il responsabile delle difese della Gilda."
Lucian e Krisonna fecero sottilmente notare che avevano sconfitto l'angelo, a costo della vita.
"Meritate senza dubbio una ricompensa, - disse Milos - chiedete a Lobas Derdensku. Quel mago dall'aspetto cupo che si trova laggiù. Lui è il sovrintendente arcano."

Il gruppo si fece strada attraverso la folla. C'erano persone di tutti i tipi, perlopiù maghi e arcanisti, che raccolti in piccoli gruppi discutevano sulla situazione, sul perché dell'attacco, sul significato di quello che stava accadendo. Lobas stava scrutando cinque sfere di cristallo fluttuanti, all'interno delle quali si intravedevano scene dalla superficie: il campo dei mercenari distrutto dalle fiamme, le mura cittadine in parte sfondate dai colpi del drago, i feriti che affollavano l'ospedale militare nella rocca.
"Di cosa avete bisogno?" Lobas parlò con voce rauca e profonda. Si voltò. Il suo aspetto era quello di un essere antico e sapiente. Gli occhi erano profondi come due crateri di vulcano, la pelle marmorea e rugosa. Vestiva abiti nobili da arcimago.
Gli avventurieri si presentarono. Stringendogli la mano la sentirono fredda come la roccia.
"Ma certo, - disse, non appena gli spiegarono di aver difeso con ardore la torre della Gilda - avete senza dubbio diritto ad una ricompensa. Parlerò con Milos e con i nostri bottegai."

Lucian e Krisonna rivolsero numerose domande a Lobas. Il mago spiegò loro di come fosse preoccupato per quanto stava accadendo, e i due lo misero al corrente delle loro scoperte. Lobas prese le difese della chiesa di Sinth, che non poteva certo rinunciare ai suoi legami diplomatici e politici per dichiarare guerra ad una non identificata minaccia. Ancora una volta il dovere di salvare la città sarebbe spettato a degli avventurieri.
"E' lo Zeist, - disse Lobas - lo Zeist è la legge dell'universo alla quale nessuno può sfuggire... è l'inevitabilità, il destino, la regola che fa scorrere il tempo e ruotare i pianeti. Chi può prevedere dove lo Zeist vi porterà? Quello che so è che il destino di Thesis è nelle vostre mani."
Fece una lunga pausa, i suoi occhi si persero nel vuoto. Ivan sbadigliò.
"Milioni di anni fa, c'era un multiverso rigoglioso dove le divinità vivevano in simbiosi con i mortali, traendone potere e govenandone i destini. Poi si narra di un mortale... un potentissimo mortale... che osò sfidare gli dei. Lo Zeist lo favorì. Sfidò e distrusse un dio malvagio e ne conquistò i poteri. Non soddisfatto proseguì nella sua crociata distruggendo tutte le divinità del male una dopo l'altra. Quando anche l'ultima fu caduta... il suo cuore era così denso di malvagità e di potere oscuro che voltò la sua arma contro tutte le altre divinità. Divenne un dio supremo, ma la sua avidità non si fermò, e in men che non si dica si fuse con il suo intero piano di esistenza. E continuò, divorando multiversi. Finché negli spazi eterni dell'infinito non incontrò altre essenze come lui: i Terrori Ancestrali. Essi sono cinque, pura energia oscura, un concentrato di tutte le paure esistenti, immoti e onnipotenti.
Quando i nostri saggi si accorsero che quelle forze ataviche stavano per raggiungere il nostro multiverso, i più potenti incantatori esistenti officiarono un terribile rituale magico che spezzò l'universo in due parti: il Nephandum da una parte, i reami degli progenitori ancestrali dall'altra. Nel mezzo, si generò Thesis. Una sola divinità decise di rimanere e vegliare affinché tra i terrori ancestrali e il multiverso restasse per sempre lo spazio di una dimensione: Sinth, la dea madre."
Lobas mostrò un anello, che teneva al dito. L'anello di Sinth.
"La maggior parte delle persone che vive su Thesis ignora queste cose. Addirittura la maggior parte dei sapienti ne è all'oscuro. Ma io ho voluto che voi sapeste, affinché foste consapevoli di cosa c'è in gioco."

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